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    Agnocasto: una pianta tutta al femminile

    Considerato anticamente un potente anafrodisiaco, oggi è riconosciuto come un valido aiuto nell’infertilità e un ottimo rimedio per la sindrome premestruale.
    22 marzo 2011 - Redazione Rees Marche
    Considerato anticamente un potente anafrodisiaco, oggi è riconosciuto come un valido aiuto nell’infertilità e un ottimo rimedio per la sindrome premestruale.

    Vitex agnus-castus è il nome latino dell’Agnocasto, un albero assai famoso nell’antichità e diffuso in tutto il bacino mediterraneo. Chiamato volgarmente «pepe dei monaci» o «albero della castità», vantava la fama di potente anafrodisiaco, anche se in realtà non ci sono riscontri effettivi con l’uso e gli studi attuali. Tale tradizione prende piede già in tempi remoti: infatti le sacerdotesse romane consacrate a Cerere, dea della fertilità e di tutti gli esseri viventi, erano solite formare i propri letti con le fronde tenere di Agnocasto e adornarsi i capelli con i suoi fiori durante le feste dedicate alla divinità. Così anche le donne ateniesi avevano simili abitudini durante le celebrazioni dedicate a Cerere-Demetra, adornando templi e abitazioni per calmare gli «impeti di Venere».

    Il seme si usava in decotto per il morso dei serpenti velenosi, per aumentare il latte nelle puerpere e per «provocare i mestrui» nelle donne, indicazioni queste che hanno poi ottenuto un riscontro scientifico. Dioscoride dice inoltre che «dissecca lo sperma, offende la testa e provoca il sonno». Le presunte proprietà anafrodisiache ne diffusero la coltivazione in moltissimi monasteri e, grazie al suo acceso sapore aromatico, fu utilizzato al posto del pepe classico.

    Il decotto dei semi veniva utilizzato per sfiammare le emorroidi e, insieme alle fronde, per cicatrizzare le ferite. Secondo Galeno, il seme fritto era di giovamento per lo stomaco e, ovviamente, utile per rendere casti gli uomini. Il legno veniva addirittura utilizzato per costruire gli arnesi atti alla castrazione degli animali. È certo comunque che l’azione fondamentale era quella di regolarizzare il ciclo mestruale e favorire il parto. Gli studi effettivi sono cominciati negli anni ’30 grazie al lavoro del dottor Gerhard Madaus, che ha elaborato uno specifico estratto delle bacche di Agnocasto, usato successivamente anche per le altre sperimentazioni. Il primo effetto osservato è stato l’aumento dei livelli di progesterone in numerosi campioni di donne...

    Sempre nell'articolo:

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    • - Tintura madre
    • - Estratto fluido
    • - Estratto secco
    • - Polvere

     

    La versione completa dell'articolo "Agnocasto: una pianta tutta al femminile" è disponibile nel numero di Marzo 2011 di Terra Nuova.

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