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    Ogm: sentenza choc del Tar e i Verdi annunciano battaglia

    Il Tar del Lazio ha annullato la sospensione sine die con cui l'ex ministro Zaia voleva fermare le coltivazioni ogm illegali in Friuli. I Verdi annunciano battaglia.
    29 giugno 2011 - Redazione Rees Marche
    Fonte: aamterranuova.it - 29 giugno 2011

    Il Tar del Lazio ha annullato la sospensione sine die con cui l'ex ministro Zaia voleva fermare le coltivazioni ogm illegali in Friuli. I Verdi annunciano battaglia.

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    Silvano Dalla Libera, fervido sostenitore insieme alla sua piccola associazione Futuragra, delle coltivazioni ogm ha visto accolto il ricorso che aveva presentato al Tar del Lazio contro il provvedimento dell'ex ministro Zaia che sospendeva le semine geneticamente modificate che lo stesso Dalla Libera aveva annunciato (e poi messo in atto in assenza di autorizzazioni) in Friuli. La sentenza (n. 06340/2010 del 21 giugno 2011) dice però alcune cose interessanti che non vanno ignorate perchè permettono di comprendere come non sia assolutamente censurata la scelta del ministero di vietare le coltivazioni ogm, ma venga invece censurato l'iter utilizzato che si è limitato a sospendere tali semine subordinandole ad un parere della Regione di là da venire. Quindi, se il ministero avesse adottato un iter differente con ogni probabilità non avrebbe visto bocciato il proprio provvedimento. Nel contenzioso tra le parti, che va avanti dal 2007, sono già intervenute in passato decisioni dei giudici amministrativi di primo e secondo grado. Peraltro una sentenza del Tar del 2010 afferma comunque che il procedimento per l'eventuale messa in coltura di ibridi di mai ogm è di esclusiva competenza statale, anche se l'inerzia delle regioni nell'adozione dei piani di coesistenza non legittima l'amministrazione statale ad arrestare i procedimenti autorizzatori. La normativa comunitaria lascia alla legislazione degli Stati membri la possibilità di adottare ogni misura preventiva in grado di evitare commistioni fra prodotti individuando le modalità più idonee e le modalità di attuazione della coesistenza sono rimesse alle competenze delle Regioni. Il Tar del Lazio ha ritenuto illegittimo il provvedimento perchè l'amministrazione statale, "anzichè determinarsi su una istanza di autorizzazione accogliendola o respingendola", ha "sospeso il procedimento amministrativo subordinandone la prosecuzione ad un fatto che possa rilevarsi del tutto incerto quale l'acquisizione di un parere non previsto dalla normativa di legge in materia". Quindi, se lo Stato fosse stato più deciso, magari respingendo direttamente la richiesta, ci sarebbero probabilmente stati meno problemi. Ora le associazioni di categoria e gli ambientalisti chiedono a gran voce che il ministero ricorra al Consiglio di Stato contro il pronunciamento del Tar. DA NON DIMENTICARE che comunque le semine sono illegali, avvenute senza autorizzazione e che i campi sono stati posti sotto sequestro e che è in corso un'indagine della magistratura.

    Intanto arriva la dichiarazione dei Verdi Ambiente e Società, per bocca di Simona Capogna: "Sono anni che invochiamo la clausola di salvaguardia in Italia, affinché sia evitata la coltivazione di Ogm sul territorio nazionale (e la conseguente contaminazione). Oggi è arrivato il tempo di agire, senza possibilità di procrastinare ancora tale decisione, già adottata da molti Paesi europei (Austria, Ungheria, Grecia, Germania, Lussemburgo e Polonia). La sentenza del Tar Lazio evidenzia le lacune dell'Italia, che seppur impegnata a vari livelli a salvaguardare un modello agricolo sostenibile e di qualità, spesso dimentica le sue responsabilità nei confronti del settore agroalimentare. E', infatti, inaccettabile che il Paese europeo con il numero maggiore di prodotti di qualità (biologico, DOP, IGP, ecc), e culla della dieta (mediterranea) riconosciuta quale patrimonio dell'UNESCO, non abbia ancora raggiunto la maturità necessaria per dare garanzia alle sue "ricchezze naturali e agroalimentari", tutelandole da una contaminazione da Ogm. Inoltre, ci sembrerebbe veramente paradossale assistere ad un'apertura italiana agli Ogm, mentre l'ideologia pro-biotech (sconfessata dai fatti e dai disastri) è in crisi ovunque, in Europa e nel mondo. E il motivo è molto semplice: la coesistenza è impossibile, se non distruggendo l'agricoltura convenzionale e biologica. Ciò che troviamo scritto nella sentenza del Tar è, quindi, irrealizzabile (dala sentenza della Corte Costituzionale n. 116/2006): "quindi fatto salvo il principio di coesistenza, stabilendo che le diverse colture (tra cui gli OGM) siano praticate senza reciprocamente compromettersi, in modo da tutelare le peculiarità e le specificità produttive di ciascuna e in modo da evitare commistioni tra sementi e senza pregiudizi per le attività agricole preesistenti." Ricordiamo, infine, che l'oggetto del contendere è una varietà di mais prodotta dalla Monsanto (e gelosamente privatizzata dalla stessa multinazionale), che ha già mostrato di avere numerosi problemi di tipo sanitario e ambientale. Perché dovremmo convivere con essa? Non sarebbe meglio tornare a fare ricerca (finalmente!) sulla biodiversità e fornire agli agricoltori sementi libere, adatte ai territori, salutari per i consumatori e per l'ambiente?".


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