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    14 agosto 2006 - Alessandro Messina
    Fonte: Bollettino Res Marche N°1 Anno 2 - 04 aprile 2006

    Consumo critico in banca

    Facile farlo con la Coca-Cola. Banale, ormai, farlo con il caffé. Ma provate a farlo con una banca. Il consumo critico, in questo caso, richiede molta più determinazione Perchè una banca non è un prodotto ma un insieme di servizi, dunque intangibile per sua natura, e perchè la scelta di consumarla implica valutazioni di diverso tipo, sulla raccolta del denaro, sul suo impiego, sulla trasparenza. Consapevoli che la finanza etica è un'altra cosa e che, purtroppo, finora abbiamo una sola Banca Etica e cinque Mag ( www.finanzaetica.org), che per dimensioni e presenza territoriale possono soddisfare una minima parte delle esigenze dei cittadini, cerchiamo di capire se e come orientarsi tra banche responsabili. Nonostante gli ultimi anni di storia della finanza italiana, tra Cirio, Tanzi e Tango bond, e le recenti avventure di Fazio e dei "furbetti del quartierino" (secondo l'auto definizione del "palazzinaro-raider" Ricucci), la questione da porsi è: come fa una banca ad essere responsabile? La risposta è nota e corrisponde ad un elenco di pratiche nonnegative (finanziamento ad export di armi) o positive (prestiti alle fasce deboli, servizi di base, efficienza e trasparenza), lasciando alla finanza etica requisiti troppo osé per il nostro capitalismo, come la partecipazione.
    La questione banche armate non può, ovviamente, essere trascurata (vedi in fondo). Così come la correttezza contrattuale: vale la pena di ricordare le recenti sentenze di condanna a Unicredit, Banca Intesa, Mediolanum, Banca Popolare di Milano, Fideuram e Monte Paschi di Siena per le obbligazioni argentine andate in default nel 2001. Ma non meno importanti, come indicatori non di performance ma di attenzione al cittadino-cliente, sono i tempi di risposta alle richieste di prestito e la possibilità di accedere a servizi bancari di base, ormai fondamentali per una piena inclusione sociale. Il progetto PattiChiari, lanciato dall'Abi, ( www.pattichiari.it) è un'interessante sperimentazione per dare maggiori informazioni ai cittadini e permettere i confronti fra banche. Certo, i risultati sono emblematici: su 740 banche, solo 170 hanno aderito e 139 hanno accettato di farsi "certificare". Di queste, solo il 33% ha accettato il confronto sul tempi di credito, il 41% sui servizi bancari di base, il 56% sui tempi di disponibilità degli assegni versati. Cresce la percentuale (dal 60 all'8 0) quando si tratta di mettere in vetrina i propri prodotti (come con Faro, servizio che informa sui bancomat funzionanti più vicini). Scorrendo i dati si scopre che è la Popolare di Milano, fra le grandi banche, a fare le condizioni più ragionevoli sugli assegni, che Intesa non ha un'offerta per servizi bancari di base, che la BNL (tanto agognata da Unipol) ha dei tempi di erogazione del credito da gestazione. Anche questi devono essere presi come indicatori di eticità, perchè celano competenze, culture gestionali, investimenti in formazione e qualità, scelte sulla trasparenza, anche nei processi decisionali.
    Scegliere una banca non è facile, soprattutto quando se ne ha "bisogno". Farlo in modo critico è una sfida che dobbiamo attrezzarci ad affrontare. Mettiamocelo nella zucca.

    Tempi di credito

    Se chiedete un prestito fino a 25 mila euro aspettatevi circa 3 settimane per avere una risposta (16 giorni lavorativi in media). Se però incappate in BNL o Banca Intesa calcolatene il doppio, poco meno in Banca di Roma. Decisamente più agile Deutsche Bank, con in suoi 10 giorni lavorativi, e Popolare di Milano (12). Se la richiesta è per un importo tra i 25 e i 100 mila euro la media sale a 20 giorni lavorativi, quasi una settimana in più. E la classifica tra le grandi banche cambia poco, con in coda BNL (36 giorni lavorativi). Quando poi si arriva a cifre fino a 500 mila euro, la media del sistema è di 27 giorni lavorativi (quasi 6 settimane). Le migliori in assoluto sono alcune casse di risparmio (Alessandria, Civitavecchia) e popolari (Todi), mentre tra le grandi resta Deutsche Bank. La peggiore? Banca di Palermo con 65 giorni, mentre BNL si "ferma" a 43.
    Fonte: www.pattichiari.it

    Leggere di finanza Responsabile

    Tre letture:
    1. La recente pubblicazione promossa dall'Abi Guida critica alla responsabilità sociale e al governo d'impresa (Bancaria editrice 2005). Un poderoso volume di quasi 750 pagine in cui non vi è un capitolo dedicato alla finanza etica, il termine microfinanza compare solo una volta, dell'esperienza di Banca etica e Mag nessuna traccia...Considerandone la provenienza, forse non era possibile aspettarsi di più.

    2. Il ben più incisivo Responsabilità e finanza di Andrea Baranes (2004). Si tratta di una guida alle iniziative in campo socio-ambientale per gli istituti di credito e le imprese finanziarie. Il testo (che può essere richiesto a: info@crbm.org ) aiuta a districarsi tra vere iniziative etiche e operazioni di green-washing o marketing sociale.

    3.Il fondamentale Manuale del risparmiatore etico e solidale curato dall'Associazione finanza etica (richiedetelo a: info@finanzaetica.org ).

    Il peso delle armi

    È in crescita il finanziamento alle esportazioni di armamenti e le grandi banche italiane sono ancora ben coinvolte nell'affare. La prima è sempre Banca di Roma, seguita da San Paolo Imi, AntonVeneta (la più ambita dell'estate), BNL. Uscito definitivamente il Monte Paschi di Siena, che negli anni scorsi aveva una presenza robusta, restano sia Unicredit (1,5% delle nuove autorizzazioni) che Banca Intesa (1,7%), che continuano un processo lento - e ci si augura costante - di riduzione. Sempre presente Deutsche Bank. La novità è Banca Popolare di Milano, coinvolta per il 4% degli importi autorizzati. La sua nota collaborazione con Banca Etica ha contribuito al clamore della notizia. La quale, però, deve indurre anche a comprendere quanto - nel fare banca - vi siano molti altri elementi di eticità da valutare che non il solo e semplice, per quanto importante, uscire dalle banche armate.

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