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    Come risparmiare guadagnandoci: caldaie a pompa di calore.

    Risparmio energetico
    Un'idea per avere, a parità di prestazioni, un risparmio economico ed un miglioramento ecologico.
    2 novembre 2011 - Mario Spedaletti (Consulente Tecnologico)

    In Italia esistono secondo le ultime statistiche circa 1.000.000 di condomini la maggior parte dei quali provvedono al riscaldamento degli ambienti utilizzando tecnologie obsolete, retaggio del secolo precedente, quando la disponibilità energetica sembrava infinita e i costi dei combustibili fossili erano bassi. Queste scelte hanno comportato l'uso di tecnologie che costavano meno di altre, ma che comportano sprechi di energia che possono essere calcolate superiori al 50%. La conseguenza è data da uno spreco di carburante fossile dell’ordine di 10-12 MTEP (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) l’anno, con aggravio di spesa, aumento disavanzo della bilancia dei pagamenti, inquinamento ecc.
    Se si passasse all’uso di caldaie tecnologicamente avanzate a pompa di calore, isolando termicamente le abitazioni, usando valvole termo regolatrici e ripartitori di consumi, il risparmio energetico potrebbe attestarsi attorno valori attorno al 50-70%.
    Ipotizzato un costo medio per condominio di 70.000 euro e almeno il 90% i condomini su cui operare, la spesa totale sarebbe di circa 63 miliardi di euro. Spalmando nei 5 anni in maniera uniforme si avrebbero 180.000 condomini l’anno, con una spesa di 12,6 miliardi l’anno.

    Con un incentivo statale pari al 55% dell’investimento, rimborsabile in 10 anni mediamente ciascun condominio potrebbe risparmiare circa 6.000 euro anno fino ad esaurimento dell'eventuale mutuo acceso per la realizzazione dei lavori, per salire successivamente sopra ai 10.000 euro anno.

    Lo stato dovrebbe obbligare tutti i condomini ad una conversione del sistema di riscaldamento, mantenendo gli incentivi attualmente previsti, ed inoltre dovrebbe stipulare con banche un accordo sull’erogazione di mutui specifici per i lavori.

    Lo stato sarebbe chiamato in questo caso ad investire spalmandoli in 15 anni un totale di 34,6 miliardi di euro, ma guadagnerebbe da questi investimenti, infatti, con l'attuale propensione al risparmio (11,3%), ogni 100 € investiti, con le tasse attuali al 43,8%, restituirebbero dopo le varie riutilizzazioni circa 87 €, cioè lo stato avrebbe un ritorno di circa 54 miliardi in 5 anni con un guadagno attorno ai 20 miliardi.

    Ipotizzando un risparmio medio del 50%, con i costi attuali si andrebbero a risparmiare a regime circa 9-10 miliardi di euro l’anno, non utilizzando carburante per un totale di circa 10-12 MTEP (milioni tonnellate petrolio equivalenti) equivalente a circa 20 centrali nucleari tipo Olkiluoto, come quelle che si volevano costruire in Italia

    Si avrebbe inoltre un calo della CO2 prodotta pari a circa 36 MTonn l’anno che ci permetterebbe di recuperare parte del risparmio su CO2 imposto dall’accordo 20-20-20, senza considerare un aumento della vivibilità delle città, in particolare del nord.

    L'incremento di investimenti pari a circa 12,6 miliardi anno comporterebbe un impulso all’economia che produrrebbe, tenendo conto dell’indotto, un aumento del P.I.L. di almeno dello 0,5%, un miglioramento della bilancia dei pagamenti dell’ordine di 10 miliardi di euro, per mancata importazione carburanti fossili, un aumento dell’occupazione valutabile in almeno 100.000 unità tenendo conto di chi produce le macchine e delle ditte che installano le stesse.

    La produzione delle caldaie potrebbe essere fatta riconvertendo le aziende in dismissione come ad esempio quella di Termini Imerese.

     

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