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    Beni comuni

    Primavera silenziosa

    Continua l’abuso dei diserbanti sulle strade provinciali e si scoprono ogni anno nuove scarpate stradali sinistramente ingiallite dal diserbo chimico. Conseguenze: distruzione della biodiversità naturale, frane e smottamenti
    18 luglio 2013 - Fabio Taffetani

    LA PRIMAVERA È SEMPRE PIU’ SILENZIOSA

     

    Continua l’abuso dei diserbanti sulle strade da parte del Servizio Viabilità della Provincia di Ancona e dell’ANAS e aumentano le segnalazioni di cittadini marchigiani (e non) che scoprono ogni anno nuove scarpate stradali sinistramente ingiallite dal diserbo.

    UNA BATTAGLIA PER LA SOSTENIBILITA’

    Come si possono investire risorse economiche (in momenti di difficoltà) per fare campagne pubblicitarie della nostra regione, esaltando le sue ricchezze di cultura e di natura …

    … e poi buttare al vento l’investimento presentando come biglietto da visita a chi giunge nelle Marche: strade trasandate e arrossate dal diserbo? Senza contare intere colline orrendamente sfregiate dall’abuso della chimica, versanti coltivati a pannelli solari, alternati a strade chiuse per frane e smottamenti, fiumi trasformati in autostrade, dove, al posto degli uccelli acquatici, stazionano ruspe e camion (e, naturalmente, ponti da rifare)!

    Gli unici che non si rendono conto della gravità della questione e delle conseguenze (anche per la nostra salute) di questa mancanza di attenzione alle questioni ambientali, sembriamo essere proprio noi che ci viviamo e che ormai siamo abituati a convivere con queste brutture (che spesso consideriamo, a torto, inevitabili).

    E’ ormai giunta al capolinea la logica del sostegno all’agricoltura industriale, al turismo di rapina (quello balneare con ingenti interventi di ripascimento e difesa della costa, quello delle aziende collinari agri-fasulle e quello degli impianti sciistici ovunque sull’Appennino), alla coltivazione delle “catastrofi naturali”, alle energie rinnovabili d’assalto (proposte come attenzione all’ambiente, tranne che a quello dove si impiantano), alle politiche di espansione urbanistica (della costa e dei fondovalle), che sembrano ineluttabili.

    Occorre una profonda e radicale revisione del nostro modo di considerare costi e investimenti, una visione più lungimirante e meno settoriale.

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