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    1 settembre 2006 - Loris Asoli
    Fonte: Bollettino Res Marche N°1 Anno 2 - 04 aprile 2006

    Biodiesel e olio vegetale

    Biodiesel non conveniente?

    Riportiamo qui di seguito il risultato di due ricerche sull'uso dell'olio vegetale quale combustibile.

    • Prima ricerca

      (Fonte: bollettino agricoltura biologica dell'AIAB, Associazione Italiana Agricoltura Biologica)

      La trasformazione di piante quali il mais, la soia o il girasole in carburante richiede molta più energia di quella generata dall'etanolo o dal biodiesel risultante. Lo sostiene uno studio di ricercatori della Cornell University e dell'Università della California di Berkeley pubblicato sulla rivista "Natural Resources Research" (Vol. 14, No. 1, pp. 65-76). "Non ci sono benefici energetici nell'uso di biomasse vegetali come combustibili liquidi", afferma l'ecologo David Pimentel. "Si tratta di strategie non sostenibili". Pimentel e l'ingegnere ambientale Tad W. Patzek hanno analizzato in dettaglio il rapporto fra energia in ingresso e in uscita nella produzione di etanolo da mais, legno ed erba, e nella produzione di biodiesel dalla soia e dalle piante di girasole. Nel caso della produzione di etanolo, gli autori hanno scoperto che l'utilizzo di mais richiede il 29 per cento di energia fossile più rispetto al carburante prodotto. Questi valori salgono al 45 per cento per l'erba e al 57 per cento per la biomassa di legno. Nel caso del biodiesel, le piante di soia richiedono il 27 per cento di energia in più di quella fornita dal carburante, e i girasoli addirittura il 118 per cento in più. Per stimare l'energia in ingresso, i ricercatori hanno considerato fattori quali l'energia usata per far crescere le piante (compresa la produzione di pesticidi e fertilizzanti, l'alimentazione delle macchine agricole e dei sistemi di irrigazione, e il trasporto) e per fermentare e distillare l'etanolo. Nell'analisi non sono stati inseriti costi aggiuntivi come quelli associati con tasse e sussidi statali e quelli relativi all'inquinamento e al degrado ambientale. "In futuro avremo bisogno di un sostituto del petrolio, - spiega Pimentel - ma la produzione di etanolo o di biodiesel dalle biomasse vegetali non sembra essere la strada giusta". (Le Scienze Online)

    • Seconda ricerca

      Fonte: Tesi di dottorato di Laura Riello, con il prof. Stefano Bona, presso la facoltà di agraria dell'università di Padova, dal titolo "Analisi ambientale della produzione di oleaginose a scopo energetico.

      Bilancio energetico delle aziende
      Dai dati relativi alle 152 aziende che hanno coltivato colza e alle 220 che anno coltivato girasole sono stati stilati i bilanci di energia. Nella tabella seguente sono presentati i dati del bilancio energetico per il colza e il girasole. Per il colza è risultato un output energetico medio pari a 68.97 GJ*ha-1, con intervallo di variazione compreso tra 121.8 e 12.65 GJ*ha-1. Questo valore medio è costituito per il 43% dal valore energetico dell'olio, contenuto nella granella, e per il 57% dal valore energetico della farina di estrazione, residuata dopo il processo di disoleazione. Gli input energetici sono stati determinati separatamente, per ogni fase di produzione del metilestere. La voce più rilevante, che costituisce da sola il 72% del costo complessivo, è relativa al processo di produzione in campo, il cui costo energetico è pari a 16.10 GJ*ha -145.12 - 4.04). Quest'ampio intervallo di variazione è da riferire alla differenti tecniche di coltivazione adottata dalle singole aziende e dai tipi di struttura aziendale. Mentre alcuni agricoltori hanno posto come obiettivo la massimizzazione della resa e quindi del profitto, praticando una coltivazione intensiva, altri hanno coltivato colza (effettuando mediamente 3-4 interventi colturali) con il metodo estensivo, dato che è una coltura sostenuta dalle compensazioni, in regime di ritiro dei seminativi. La voce agronomica di maggior peso è rappresentata dall'impiego di concimi, 43.1% del costo energetico della fase campo. Dall'analisi risulta che per la coltivazione del colza sono utilizzati mediamente 80kg*ha-1 di N, 43kg*ha-1diP2O5 e 51 kg*ha-1di K2O. In particolare l'azoto da solo rappresenta il 36.5% degli input energetici.

    tabella 3.4: Bilancio energetico per le colture colza e girasole.

    BILANCIO ENERGETICO

    COLZA
    (GJ*ha-1)

    %

    GIRASOLE

    (GJ*ha-1)

    %

    OUTPUT

    69

    100

    79.1

    100

    Olio

    29.7

    43

    43.1

    54.5

    Farina d'estrazione

    39.3

    57

    36

    45.5

    INPUT complessivo

    21.7

    100

    28.3

    100

    Fase campo

    16.1

    72

    21.6

    76.3

    Fase post-raccolta

    5.6

    28

    6.7

    23.7

    INPUT fase campo

    16.1

    100

    21.6

    100

    Carburanti

    6.7

    46

    10.6

    49

    Concimi

    6.9

    43.1

    7

    32.4

    Difesa

    0.3

    2.3

    1

    4.6

    Altro

    2.2

    8.5

    3

    14

    INPUT concimi

    6.9

    43.1

    7

    32.4

    N

    5.8

    36.5

    5.8

    26.8

    P2O 5

    0.6

    3.73

    0.8

    3.7

    K2O

    0.4

    2.98

    0.3

    1.4

    Dall'analisi dei dati del girasole è emerso che l'output energetico della coltura è pari a 79.1 GJ*ha-1 con un range compreso tra 124.3 (massimo output energetico ottenuto) e 14.7 GJ*ha -1 La quota riferita all'olio è pari al 54.5%. I costi energetici relativi alla coltivazione sono risultati pari a 21.6 GJ*ha-1 (range compreso tra 62.7 e 5.7), costituendo il 76.3% degli input complessivi per l'ottenimento della granella (colture analoghe in ambienti più caldi hanno dato risultati che possono aggirarsi intorno alla metà dei valori riportati (Kallivroussis, 2002)). Anche in questo caso, analizzando i singoli input colturali, si nota come i concimi rappresentino la voce di input agronomico più importante rappresentando da soli il 32.4% degli input colturali relativi alla fase campo, valori riscontrati anche da altri autori (Caliceti et al., 2001). Alla coltura sono fornite mediamente 80 kg*ha-1 di N, 59 kg*ha-1 di P2O 5 e 35kg*ha-1 di K2O. Il costo energetico più rilevante è dovuto al concime azotato che rappresenta l'83.3% dei costi sostenuti per i concimi e il 26.8% degli input totali di pieno campo.

    Il bilancio energetico delle due colture, è risultato positivo se viene considerata l'intera produzione (olio e farina di estrazione), ma analizzando la sola produzione dell'estere, questa non permette di ottenere ampi margini di guadagno, come dimostrato anche da Studer e Wolfensberger (1992). Quindi la resa energetica netta per ha, e per anno, è una misura dell'efficienza dell'uso della terra che può essere utilizzata come metro di confronto di colture coltivate a fini energetici (Schlamadinger et al., 1997).

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