II Forum associazione Rees Marche
Rete di Economia Etica e Solidale delle Marche
Relazione introduttiva del presidente Paolo Chiavaroli
Signore e Signori,
vorrei innanzitutto ringraziarvi della vostra presenza. In particolare vorrei salutare e ringraziare coloro che, non ancora associati a Rees, hanno accolto il nostro invito e sono oggi qui con noi.
Dopo aver avviato la costruzione di una rete di organizzazioni e persone che si riconoscono negli obiettivi di Rees e per questo ne sono diventati soci vorremmo, a partire dall’iniziativa di oggi, estendere l’ampiezza di questa rete manifestandovi il nostro interesse e la nostra disponibilità per un dialogo con ciascuno di voi, convinti che esso potrò portare un contributo importante alla costruzione di un’economia solidale e di una società che nel suo complesso assuma i valori su cui l’economia solidale si fonda: valori come quelli della pace, una pace fondata sulla giustizia, della nonviolenza, della solidarietà intesa come ricerca del bene comune.
Tutto questo nel tentativo di avvicinare il giorno in cui i diritti umani, compresi quelli sociali ed economici, possano essere, piuttosto che celebrati, affermati nella quotidianità per ciascun abitante del pianeta.
Pensiamo che questo obiettivo sia così prezioso che non possiamo rinunciare a nessuna delle risorse ed opportunità che il nostro territorio offre al fine di realizzarlo o, almeno, avvicinarlo.
L’interesse ad aprirci all’esterno, poi, non è solo una priorità strategica o tattica. Direi che ha invece molto a che fare con l’essere della nostra Associazione e del progetto di costruzione di una rete di economia solidale. In altri termini vogliamo evitare nel modo più assoluto ogni autoreferenzialità, ogni ripiegamento su noi stessi, ogni rischio di invertire il rapporto tra mezzi e fini ritrovandoci magari ad essere più preoccupati della salute di un’Associazione che della salute del progetto per la realizzazione del quale l’Associazione è nata.
Sento tuttavia il bisogno di aggiungere qualcosa che all’aspetto quantitativo affianchi anche l’aspetto qualitativo di questa interlocuzione. In altri termini siamo consapevoli non solo dell’importanza di ampliare la rete dei costruttori e dei sostenitori dell’economia solidale, ma anche della necessità, perché essa possa realizzarsi, di un dialogo che si situi su un piano di parità e di ascolto degli interlocutori; vogliamo evitare la tentazione di sentirci depositari di una più giusta interpretazione dell’economia solidale e di una “ricetta” definitiva od esaustiva. L’obiettivo, lo ripeto, è fare sì che la realtà cambi, che cambi più radicalmente e velocemente possibile ed ogni contributo che possa sostenere questo processo di trasformazione sociale può e deve essere accolto con piena cittadinanza.
Si tratta in altri termini di animare un laboratorio o più laboratori di ricerca e sperimentazione che individuino forme radicalmente differenti di organizzazione economica, produttiva, finanziaria, commerciale, e alla fine sociale, che poi possano essere proposte ad un livello più ampio in alternativa alle pratiche attualmente in atto. Nel richiamare l’idea del laboratorio e della ricerca vorrei sottolineare anche il senso dell’approssimazione, della possibilità d’errore, della necessità di verifica e dunque il senso del limite, conservando come prezioso il valore del dubbio, della critica, del confronto, poichè l’unica certezza che abbiamo è quella di non bastare a noi stessi.
Come ogni buon dialogo anche il nostro ha bisogno di fondarsi su una buona reciproca conoscenza. Per questo ora cercherò di presentarvi brevemente Rees e, in particolare, di informarvi sui processi in atto all’interno della rete.
L’economia solidale, lo abbiamo detto, è in qualche modo un’esperienza vicina alla lotta nonviolenta e proprio quell’esperienza ci consegna una prima necessità fondamentale, ossia quella di uniformare i mezzi che noi utilizziamo con gli obiettivi della lotta stessa. Per noi questo vuol dire che tutti i valori situati alla radice del nostro operare come valori ispiratori e alla fine del nostro percorso, come speranza di vedere quegli stessi valori finalmente realizzati, devono fin da subito, nella misura maggiore possibile, essere evidenti e realizzati nel nostro quotidiano agire, nel nostro fare che tende ad avvicinare l’obiettivo finale.
Questo principio ha ispirato lo stesso processo di costituzione dell’Associazione, con il quale abbiamo cercato di affermare nella vita quotidiana di Rees valori come quelli della partecipazione, della realizzazione di processi decisionali ispirati a metodi che puntano più alla ricerca di un consenso diffuso e includente che all’affermazione del punto di vista maggioritario, di un assetto organizzativo non piramidale nel quale gli organi sociali non abbiamo funzioni “direttive” ma “coordinatrici” di un lavoro di base costituito dai soci organizzati in gruppi di lavoro, vero centro e motore dell’Associazione.
E dunque per descrivere Rees non posso che farlo a partire dai Gruppi di lavoro. Ne esistono sette.
1- Esiste un gruppo “documenti” che ha lavorato allo Statuto e di recente ad un regolamento interno che intende tra l’altro accompagnare il processo di formazione di Distretti di Economia Locali (Des), così come sta accadendo nella provincia di Macerata. Questo gruppo ha svolto e svolge un compito molto delicato in relazione a quanto detto in precedenza, ossia ha il compito di proporre un modo di essere e di funzionare dell’Associazione che già a questo livello esprima corrispondenza con i valori di riferimento. E’ il compito di definire l’essere e l’agire della Rete e così facendo di rendere manifesto qui ed ora la qualità nonviolenta, l’attenzione alla persona, la fiducia nei processi decisionali partecipati, della logica inclusiva e cooperante dell’economia solidale.
2- Vi è poi un gruppo di lavoro informatico. L’obiettivo è quello di sviluppare il nostro sito-portale pensato come uno strumento di servizio, che pensiamo possa essere utile nel processo di consolidamento della rete e nella possibilità per i soggetti esterni alla rete e per i cittadini in genere di conoscere i soggetti dell’economia solidale presenti nel territorio.
3- Fondamentale è poi il ruolo del gruppo redazionale. I soci di questo gruppo elaborano e inviano un bollettino informatico e un notiziario a più di 600 indirizzi.
Il bollettino è lo strumento per approfondire, conoscere nuove esperienze e sperimentazioni in atto.
Il notiziario invece è uno strumento di servizio che ha l’obiettivo di dare visibilità e, ancora una volta, mettere in rete iniziative dei soci e di altri soggetti che hanno in qualche modo a che fare con i temi a noi cari.
4- Il ruolo e la centralità del gruppo di lavoro “relazioni esterne” è di immediata evidenza così come è evidente l’obiettivo di favorire una sempre crescente capacità di interlocuzione di Rees con le diverse espressioni della società regionale.
5- Esiste poi un gruppo di lavoro che, in realtà, ha una forma giuridica associativa, è l’Associazione “I borghi e le piazze dell’economia solidale”, costituita prima di Rees, quando la rete era ancora informale, con l’obiettivo di avere all’interno della rete una personalità giuridica in grado di svolgere quelle funzioni per le quali, appunto, era richiesta una personalità giuridica. Questo gruppo di lavoro ha avuto come impegno principale nel 2006 l’organizzazione della terza edizione della Fiera Eco&Equo.
Tuttavia al nostro interno era emersa fin da subito la convinzione che una manifestazione regionale del tipo di “Eco&Equo” non fosse risposta sufficiente, o forse la migliore, al nostro desiderio di far conoscere in regione la realtà dell’economia solidale. Una fiera pensata per molti versi come una “classica” fiera all’interno di un vasto complesso espositivo come un ente fiera impone di fatto delle condizioni piuttosto rigide:
- è legata ad un luogo preciso con determinate caratteristiche (una struttura espositiva particolare) e difficilmente la si può rendere itinerante, certamente non è possibile proporla in piccoli centri:
- richiede un budget ed una complessità nella fase organizzativa molto elevate.
Per questo motivo abbiamo pensato di creare un format di manifestazione molto più sobrio, capace di essere ospitato anche nei centri più piccoli della regione, con budget limitatissimi e abbastanza flessibile da sapersi adattare facilmente alle esigenze e all’interesse della comunità locale ospitante. Questo vuol essere in qualche modo l’iniziativa “I borghi e le piazze dell’economia solidale” che ha avuto già tre edizioni, Petritoli, Urbino, Fano. Essa resta una possibilità sempre a disposizione delle comunità che vogliono incontrare l’economia solidale, realizzare un momento di scoperta di eventuali realtà dell’economia solidale nel territorio e riflettere sui suoi principi.
6 - Vi è poi la Scuola delle Alternative. E’ il gruppo che affronta il terreno della formazione e sono già state due le iniziative organizzate in questo ambito. A questo riguardo mi preme sottolineare due aspetti.
Le iniziative della scuola delle alternative non si caratterizzano come tali solo in funzione dei contenuti proposti, ma anche per l’idea stessa di formazione su cui basa la propria attività e per la modalità attraverso la quale propone i suoi percorsi formativi. Come ben san chi ha partecipato a questi incontri, si tratta di tutt’altro che lezioni frontali e trasmissione unidirezionale di sapere tra qualcuno che sa e altri che non sanno; è infatti un percorso di condivisione e di scambio di saperi nel quale, tra l’altro, la persona è coinvolta nella sua integrità, nel suo essere razionale, ma anche nel suo essere emozionale, affettivo e relazionale.
In secondo luogo la centralità dell’aspetto della formazione sta ad indicare che un’economia solidale, una società solidale, hanno bisogno di uomini donne solidali. Uomini e donne che non si colgano in competizione, ma privilegino la dimensione della relazione cooperativa con gli altri, che vedano il proprio interesse e il proprio destino come fortemente interconnessi con quelli degli altri, e via dicendo. In qualche modo, parafrasando una nota citazione di Gandhi, si tratta di “essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo”.
7- Il Gruppo Impresa è quello di più recente formazione e vorrebbe assumere la sfida di fare concretamente impresa nello spirito dell’economia solidale. Non si tratta infatti solo di studiare un modello, di rendere visibili le diverse realtà dell’economia solidale, di metterle in rete, di fondare una cultura dell’economia solidale, ma anche di far crescere l’economia solidale in quanto tale, di contaminare l’economia e il mondo delle imprese con un’economia e delle imprese solidali. Non è sufficiente obiettare, denunciare, dissociarsi; è altrettanto importante avere un programma propositivo, un’alternativa, e questa alternativa farla vivere, sperimentarla perché solo il confronto con la realtà può rivelare la vera natura di una ipotesi teorica, solo la sua realizzazione può rivelarne i punti di forza e quelli deboli. Al momento il gruppo impresa ha deciso di dedicarsi a tre aspetti. Innanzitutto quello della distribuzione. Appare infatti chiaro che al momento nella filiera commerciale il vero centro di potere è rappresentato dai soggetti imprenditoriali che controllano la distribuzione che va, per altro, sempre più concentrandosi in poche mani. In secondo luogo il gruppo sta elaborando una proposta per la creazione di empori sociali nelle zone dell’entroterra della regione, luoghi nei quali sia possibile fornire prodotti e servizi di prima utilità per le comunità locali che invece rischiano di veder spostare tutte le attività verso la costa. Tale progetto che ha già avuto un generico segno di interesse da parte della Giunta della Regione Marche ed è in fase di studio. Infine il gruppo impresa fornisce assistenza a realtà nascenti dell’economia solidale svolgendo un ruolo di incubatore d’impresa.
Questa descrizione, per quanto sommaria, delle attività dei singoli gruppi di lavoro e, dunque, di Rees nel suo complesso, credo abbia comunque evidenziato gli obiettivi che l’Associazione si è data per il prossimo futuro. Si tratta di obiettivi che accolgono la complessità del progetto “economia solidale”, e che manifestano almeno la volontà di non rinunciare ad affrontare le differenti e molteplici interconnessioni che il tema dell’economia solidale porta con sé.
Chiudo dunque il mio intervento nella speranza ora di poter ascoltare le vostre considerazioni, sia in relazione al nostro lavoro, sia in relazione all’invito più volte espresso ad un confronto e ad un comune impegno per avvicinare gli obiettivi di una società più vivibile, anche attraverso la costruzione di un’economia solidale che abbia al suo centro l’interesse per il bene comune, l’ambiente, i soggetti più fragili e meno tutelati delle nostre società.