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    24 giugno 2007 - David Fiacchini (Biologo)
    Fonte: Bollettino di Primavera Rees Marche Anno 2007

    Pesticidi: dal campo al piatto Il percorso è molto breve

    Pesticidi, erbicidi, fitofarmaci: no, grazie!

    Vi sarà sicuramente capitato di osservare, facendo una passeggiata in campagna, spostandovi in auto o affacciandovi dalla finestra di casa, quello strano colore rossastro-giallognolo che assumono in certi periodi dell’anno i bordi delle strade, le aree incolte o anche interi campi prossimi alla semina. Un colore decisamente acceso e innaturale che compare nel giro di pochi giorni, soprattutto in primavera, che stona con il verde intenso del grano o con il caldo color terra degli appezzamenti arati, che segna la morte diretta di piante erbacee e piccoli animali, e che causa l’inquinamento del suolo e delle acque superficiali e profonde, con ripercussioni negative sulla catena alimentare e sull’uomo stesso.
    Stiamo parlando di una tra le categorie più potenti di “armi chimiche” che le multinazionali del settore hanno subdolamente messo in mano, senza alcuna limitazione di sorta (seppur con qualche rara eccezione), a noi quasi ignari acquirenti, utilizzatori e assimilatori di veleni super-potenti. Ci riferiamo in particolare a quel variegato gruppo di sostanze chimiche di sintesi, prodotte in laboratori specializzati da ditte senza scrupoli, meglio note con il termine generale di “pesticidi”.
    Alcune di queste sostanze, liberamente in vendita in qualsiasi negozio, sono utilizzate in modo molto leggero e spensierato da tutti noi, ad esempio per eliminare facilmente le erbacce sotto casa o nel giardino (si tratta della categoria degli erbicidi, come il Paraquat) o per eliminare insetti fastidiosi come zanzare e mosche (insetticidi e rodenticidi, come ad esempio il Rotenone), ritenendo tali sostanze del tutto innocue per l’uomo e per l’ambiente.
    Nulla di più falso! Nonostante le rassicurazioni delle case produttrici, che hanno interesse nel vendere il prodotto, ci sono studi scientifici e prove di laboratorio che dimostrano la grande pericolosità dei pesticidi: recentemente alcuni ricercatori del CNR di Roma hanno sollevato i problemi della persistenza nel terreno e del dilavamento dovuto alla pioggia, che porta le sostanze tossiche ad inquinare falde sotterranee, pozzi e fiumi (vi ricordate il caso “atrazina” di alcuni anni fa?), causando il fenomeno del bioaccumulo. I pesticidi che non vengono degradati sono infatti assorbiti dalle piante ed entrano così nella catena alimentare: gli animali erbivori che si nutrono delle piante-serbatoio si troveranno a loro volta con una piccola ma crescente quantità di "pesticida" nell'organismo, e così sarà per i carnivori che si ciberanno delle loro prede.
    In tempi molto brevi il pesticida che abbiamo irrorato nei campi o nell’orto arriva direttamente nelle nostre tavole e ... visto e considerato che si tratta di sostanze altamente nocive, molte delle quali sospette cancerogene, dire che ci stiamo avvelenando con le nostre mani è paradossale ma reale (vedi approfondimenti)!
    Produrre pesticidi ha un costo elevatissimo (energetico, di risorse naturali, di trasporto, di utilizzo, di smaltimento finale), l’uso quotidiano è diventato routine ma noi possiamo dire basta a questa pericolosa “deriva chimica”: diamo fiducia, anche nella nostra zona, al settore del biologico (dove l’uso delle sostanze chimiche di sintesi è vietato), ai piccoli agricoltori locali che non fanno uso di pesticidi e... al caro, vecchi falcetto che ancora oggi continua a svolgere egregiamente il suo lavoro per il taglio delle “erbacce”.

    Approfondimento n. 1: parkinson & pesticidi

    E’ di pochi mesi fa la sentenza, per certi versi storica, di un tribunale francese che ha riconosciuto come malattia professionale il Parkinson che ha colpito un contadino 50enne, esposto per anni senza protezioni ai pesticidi usati in agricoltura. Studi scientifici hanno dimostrato il nesso tra l’esposizione ai veleni chimici sparsi nei campi, negli orti, nei giardini e lungo le strade, con il morbo di Parkinson.

    Approfondimento n. 2: un cocktail chimico nel sangue

    Nel 2005 hanno suscitato clamore i risultati dei test cui si sono sottoposti 18 vip italiani nell’ambito della campagna internazionale del WWF “DeTox - Svelénati”: un vero e proprio cocktail di sostanze chimiche rinvenute nel sangue dei volontari (ben 65 contaminanti di provata tossicità) con, in media, 47 sostanze chimiche a persona. Gli allarmanti risultati del biomonitoraggio, svolto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, hanno messo in evidenza la presenza di metalli pesanti e PCB (Policlorobifenili), classificati dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come “probabili cancerogeni per l'uomo”; 9 soggetti su 10 presentavano inoltre tracce di pesticidi clorurati, responsabili dell'alterazione della fertilità e dell'induzione di malformazioni. Addirittura è stato rinvenuto un metabolita del famigerato DDT, pesticida bandito oramai da trent'anni in Europa ed evidentemente ancora in circolo nelle principali matrici ambientali (acqua, suolo) e, di conseguenza, nella catena alimentare.

    Approfondimento n. 3
    pesticidi abbandonati, cumuli di sostanze tossiche nei paesi del sud del mondo e non solo

    Elevate quantità di rifiuti chimici tossici, provenienti da pesticidi inutilizzati od obsoleti, minacciano non solo l'Africa, l'Asia, il Medio Oriente e l'America Latina, ma anche l'Europa. L'allarme lanciato dalla Food and Agriculture Organization (FAO) nel 2004 è oggi sempre più attuale: si stima, per esempio, che in Ucraina si trovino circa 19.500 tonnellate di prodotti chimici scaduti; in Macedonia ce ne sarebbero 10.000, in Polonia 15.000 e in Moldova 6.600, mentre in Asia (senza includere la Cina, dove il problema sarebbe molto diffuso) si supererebbero le 6.000 tonnellate. In Medio Oriente e in America Latina si raggiungerebbero le 10.000 tonnellate e molti paesi hanno già richiesto aiuto alla FAO.
    I pesticidi obsoleti vengono abbandonati dopo le campagne di disinfestazione o si accumulano perché molti prodotti sono stati vietati per ragioni di salute pubblica e ambientale, ma nessuno li rimuove o li elimina. Le confezioni rimangono dove vengono immagazzinate e spesso si deteriorano, contaminando l'ambiente e mettendo in pericolo gli abitanti delle zone circostanti.
    Le comunità più a rischio sono quelle povere e rurali, che potrebbero non essere nemmeno al corrente della natura tossica delle sostanze chimiche a cui vengono esposte ogni giorno. I siti contengono alcuni degli insetticidi più pericolosi, inquinanti organici persistenti come aldrina, clordano, DDT, dieldrina, endrina, eptacloro e organofosfati. Le condizioni di immagazzinamento variano da prodotti ben custoditi (che possono ancora essere usati) a confezioni che perdono perché l'acciaio dei contenitori è stato corroso (fonte: Le Scienze, settembre 2004).

    Perche’ dire “no, grazie” all’uso dei pesticidi?

    Perché significa rispettare la nostra salute, quella dei nostri bambini (i più esposti a questo bombardamento chimico) e quella dell’ambiente in cui viviamo
    Perché è uno spreco di soldi e di risorse (materie prime, trasporti, smaltimento, ecc.)
    Perché sono altamente inquinanti e persistenti (terreno, acque, cibo)
    Perché ci sono valide alternative “naturali”.

    Note:

    Per contattare l'autore David Fiacchini
    david.fiacchini@libero.it

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