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    2 novembre 2007 - Pietro Perrino ( Dirigente di Ricerca del CNR di Bari)

     

    La Follia dei Biocarburanti

     

     

    La follia dei biocarburanti da colture alimentari e non alimentari
    Un’altra minaccia alla biodiversità, inquinamento e fame nel mondo

     

     

    Indice

     

    Riassunto
    1. Introduzione
    2. I biocarburanti non sono neutrali rispetto all’emissione di C
    3. La domanda di biocarburanti
    4. La Direttiva dell’UE porta l'industria dei biocarburanti nei paesi poveri
    5. Deforestazione, estinzione di specie e incremento dei prezzi degli alimenti
    6. Non c'è terra di scorta (spare land) per colture bioenergetiche
    7. La deforestazione accelera in Brasile, Malesia e Indonesia
    8. Aumento dei prezzi degli alimenti a causa dei biocarburanti
    9. Altre preoccupazioni ambientali
    10. Bilancio energetico e risparmio complessivo di C
    11. Falsi crediti di C da biodiesel di Jatropha nell’Africa meridionale
    12. Verifica trasparente del ciclo di vita, accertamento dell’impatto ambientale e necessità di uno
    schema di certificazione obbligatoria.
    13. Il Brasile, la Repubblica dei biocarburanti
    14. La situazione italiana
    Conclusioni
    Bibliografia consultata

     

    Qui di seguito pubblicahiamo la prima voce dell'indice sopra esposto il "Riassunto" l'articolo completo è scaricabile in formato pdf appena sotto alla voce Allegati.

    Riassunto

    La riduzione delle scorte di carburanti fossili (carbone, gas e petrolio), l’incremento dei relativi prezzi e le pressioni per ridurre l’emissioni di carbonio (C) e gas serra, causa del surriscaldamento globale, fanno crescere l’interesse per fonti d’energia alternative, come idroelettrica,eolica,solare,oceanica, geotermica e da biomassa.
    Di fronte a tante fonti e diverse risorse organiche (piante, rifuti industriali e rifiuti agricoli: vegetali ed animali), si sta puntando all’uso di piante coltivate per produrre biocarburanti, indicando questa come una delle principali soluzioni.
    E’ una vera follia. Infatti, secondo numerosi studi, un litro di biocarburante, ottenuto, per esempio, da semi di colza (biodiesel) o da barbabietola da zucchero (bioetanolo), richiede più energia di quella fornita e il C liberato non è sensibilmente diverso da quello della benzina.
    I bilanci energetici ed i risparmi di C si fanno risultare positivi perché si ignorano, forse volutamente, i costi energetici e le emissioni di C relativi a:
    semina, fertilizzazioni, trattamenti, mietitura, trebbiatura, trasporto, conservazione, trasformazione, raffinazione, distillazione, infrastrutture e distribuzione. Attività che consumano carburanti fossili.
    I bilanci diventano ancora più negativi se i biocarburanti o la materia prima per produrli devono essere trasportati da un paese all’altro.
    E’ quanto già avviene.
    E’ chiaro, quindi, che i biocarburanti, presentati come prodotti agricoli, sono carburanti fabbricati quasi interamente con combustibili fossili.
    Contro queste evidenze, George W. Bush prevede per il 2050 di sostituire il 30% della benzina consumata negli USA con biocarburanti; Tony Blair prevede di usare biocarburanti da olio di semi di ricino e di palma importati; l’UE prevede per il 2015 di arrivare all’8% di biocarburanti e sta coltivando piante bioenergetiche, garantendo sgravi fiscali, mentre la normativa sulla messa a riposo dei terreni (set-aside), indispensabile per conservare la biodiversità, rischia di essere ritirata per favorire le piante bioenergetiche, che farebbero risparmiare lo 0,3% d’emissioni di C.
    Queste valutazioni pessimistiche hanno spinto le industrie a produrre biocarburanti nei paesi del Terzo Mondo, dove, ora ci viene detto, c’è molta terra per piante bioenergetiche. Quando volevano favorire le colture geneticamente modificate c’è stato detto, invece, che non c’era abbastanza terra e che queste colture erano necessarie per sfamare il mondo. Ora, le Biotech le vogliono usare come bioenergetiche, sperando in meno regole da rispettare.
    La pressione sulla terra da parte di colture alimentari e bioenergetiche accelererà la deforestazione, il riscaldamento globale e l’aumento dei prezzi degli alimenti.
    I crediti di C chiesti dai paesi ricchi che importano biocarburanti sono falsi, in quanto l’emissioni vengono caricate ai paesi produttori del Terzo Mondo.
    Per questi ed altri motivi, i biocarburanti ottenuti dalle colture sono insostenibili.
    Se tra le fonti d’energia alternative facciamo riferimento solo a quella contenuta nelle biomasse, dobbiamo pensare di sviluppare modelli che prevedono conservazione e riciclaggio a livello locale, riducendo i trasporti, responsabili del 25% dell’emissioni di C.
    Il bioetanolo da celluolosa, possibilmente di scarto, è una delle possibili strade da percorrere, ma questa ricerca è più impegnativa e forse per questo attualmente ancora non finanziata.

     

     

    Note:

    Autore:

    Pietro Perrino - Dirigente di Ricerca del CNR di Bari c/o Istituto di Genetica Vegetale Via G. Amendola 165/A 70126 Bari
    Lavoro presentato al 6° Convegno sul tema:
    “Dalle antiche Teorie Cinesi allo Sviluppo Sostenibile Pianesiano”,
    svoltosi a Roma presso l’università “La Sapienza”, il 24 aprile 2007, e pubblicato sui relativi Atti del Convegno a cura di Mario Pianesi, Presidente dell’Associazione Nazionale ed Internazionale “Un Punto Macrobiotico”.
    Questa pubblicazione è stata prelevata da Greenplanet.net (http://www.greenplanet.net)

    Allegati

    • La Foliia dei Biocarburanti (209 Kb - Formato pdf)
      - Fonte: http://www.greenplanet.net

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