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    18 gennaio 2008 - Roberto Burdese (Presidente Slow Food Italia)
    Fonte: Bollettino Rees Marche - 12 gennaio 2008

    Campagna "Liberi da O.G.M."

    La risposta della società civile e del mondo associativo alla campagna "liberi da Ogm" è una delle realtà più felici che il mondo dell'agroalimentare italiano abbia mai espresso. Slow Food Italia è orgogliosa di poter dare il suo contributo, fondato su anni di esperienza nella pacifica opposizione a queste tecnologie. Siamo convinti che i cittadini ci seguiranno e aderiranno in gran numero,perché la questione degli Ogm è decisiva per il futuro del loro cibo quotidiano, dell'ambiente in cui vivono, per la loro salute e anche per la loro identità culturale. Auspichiamo che il modello seguito per questa levata di scudi sia quanto più possibile recepito e replicato nel resto d'Europa.

    A tutt'oggi i dati scientifici relativi agli Ogm sono ancora discordanti, anche se molte ricerche sembrano consigliare un atteggiamento sostanzialmente dubbioso sulla loro reale utilità,nonché sulla loro innocuità dal punto di vista ecologico e della salute pubblica. Una delle finalità della campagna è proprio quella di unire le forze per intervenire attivamente dal punto di vista scientifico, cercando di contrapporre un nuovo atteggiamento di ricerca, più vicino ai diritti dei contadini e dei cittadini, che si scosti dai troppo facili entusiasmi sin qui espressi con grande risalto sui media da quella parte del mondo scientifico in qualche modo coinvolta nella loro produzione, oppure completamente scevra di preoccupazioni ambientali, gastronomiche e relative alla salute pubblica.

    L'insoddisfazione espressa da tanti contadini americani che da anni coltivano gli Ogm e si sono visti aumentare i loro problemi, senza per altro aver avuto reali benefici dal punto di vista della produttività, ci fa dubitare che ci possano essere vantaggi in questi termini, tanto sbandierati da chi promuove gli Ogm. Esiste poi già una buona letteratura di ricerche che dimostrano quanto gli Ogm siano deleteri per biodiversità in molti casi specifici: del resto anche il buon senso suggerisce che la ricerca di una varietà perfetta, perseguita con tanta determinazione commerciale rischia di far scomparire le altre varietà "concorrenti" dotate di preziose qualità. Non solo: tutto l'ambiente
    circostante ne è inficiato, perché in ogni ecosistema gli esseri viventi dipendono in qualche modo gli uni dagli altri e ogni modifica introdotta dall'esterno si ripercuote sull'insieme. Non è un caso che nessuno sia ancora riuscito a dimostrare che la contaminazione tra Ogm e non Ogm è evitabile, se non attraverso sistemi di sbarramento fisico che sono in realtà più costosi dei presunti vantaggi economici che dovrebbero portare queste nuove tecnologie. Questa inevitabile contaminazione di fatto toglie ai contadini la libertà di coltivare che cosa preferiscono secondo i metodi che ritengono più giusti.

    L'attentato alla libertà dei contadini, soprattutto dei piccoli contadini che continuano a lavorare con varietà tradizionali, con metodi agricoli ecocompatibili e in armonia con la natura circostante è ciò che più di tutto non possiamo accettare. Gli Ogm sono un prodotto della ricerca scientifica agro-industriale ideato per l'agricoltura di grande scala - che già tanti danni culturali, sociali ed ecologici ha ovunque causato nel mondo - e sono funzionali ad essa soltanto. Del resto non si trovano al momento tentativi di ricerca o di messa in commercio di Ogm che possano servire ai fini di questo tipo di agricoltura. Ciò dovrebbe suggerirci che in un Paese come l'Italia e in un continente come l'Europa, ancora ricchi di tradizioni, di economie locali vivacizzate dalla biodiversità del territorio e di tante piccole aziende agricole, gli Ogm non sono la soluzione a nessun roblema ma sono il problema stesso, il pericolo più grande.

    Il nostro Paese è ai primi posti in Europa per quanto riguarda le coltivazioni biologiche, per la diversità produttiva che la sua geomorfologia e i suoi intrecci di culture diverse hanno saputo plasmare. C'è un ritorno di giovani al lavoro nei campi, e nonostante tutto riusciamo a mantenere sufficientemente corte alcune filiere locali. Siamo ai vertici della qualità, nonostante ci sia sempre molto lavoro da fare: perché rinunciare a tutta questa incredibile fortuna, a questa ricchezza, per piegarci alle logiche di un mercato mondiale in cui invece potremmo farci alfieri di un nuovo modo di concepire l'agricoltura e la produzione alimentare?

    Non dobbiamo inseguire le chimere degli aumenti di produzione su un pianeta che ha bisogno d'altro: oggi è quanto mai necessaria un'agricoltura che tuteli la salute della Terra, lo sviluppo delle economie locali come garanzia di qualità o possibilità di rinascita dell'agricoltura; c'è bisogno di salvaguardare la biodiversità e le culture che le sono connesse, c'è bisogno di promuovere una qualità rispettosa del buono (caratteristiche organolettiche dei prodotti), del pulito (sostenibilità) e del giusto (giustizia sociale). Gli Ogm non ci sembrano nulla di buono, pulito o giusto.

    Ci piace sottolineare che chi non vuole gli Ogm non è contro qualcosa o qualcuno, è semplicemente a favore della libertà di scelta. Gli Ogm sono la punta di diamante per l'imposizione di un tipo d'agricoltura basato sulla monocultura e sulla produzione in base alla quantità e non alla qualità. E noi abbiamo tutti bisogno della diversità, tanto nel Nord, come nel Sud del mondo.

    Colture e culture si sono mescolate insieme a hanno dato vita a un'enorme varietà di piante, ed è quella che ci salverà. La diversità, la biodiversità, è libertà di scelta, libertà di progredire nel modo che si vuole: gli Ogm, anche soltanto a livello concettuale, rappresentano il contrario della diversità.

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