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    28 gennaio 2008 - Luigino Quarchioni
    Fonte: Bollettino Rees Marche

    VIII Congresso Regionale Legambiente Marche - Onlus

    28 Ottobre 2007-Falconara Marittima (AN)

    "L'Ambientalismo per il nuovo progresso nelle Marche"

    Relazione introduttiva di Luigino Quarchioni, Presidente di Legambiente Marche

    Cari amici si apre oggi qui a Falconara l'VIII Congresso Regionale di Legambiente Marche.
    Saluto tutti i delegati, i soci, le istituzioni, i simpatizzanti e gli ospiti che hanno voluto accogliere il nostro invito e dare così un segnale di gradita attenzione alla nostra associazione.
    Abbiamo voluto organizzare questo Congresso nella splendida cornice dell'ex-granaio di Rocca Priora. Di questo dobbiamo ringraziare la famiglia Baldoni che non solo ne ha concesso l'utilizzo, ma ci ha supportato anche materialmente nella realizzazione dell'iniziativa. Volevamo dare un segnale e penso che ci siamo riusciti. Questo luogo, ma direi tutta la Rocca, rappresenta meglio di altri, il simbolo della civiltà rurale come elemento fondante della comunità marchigiana.
    Un luogo questo impreziosito anche da alcune opere del pittore Rodolfo Gentili da Macerata a noi particolarmente caro. Mi riferisco a uno dei primi artisti del nostro territorio che attraverso la pittura ha saputo denunciare i maggiori rischi che l'umanità corre a causa del degrado ambientale. Per questo ringrazio particolarmente la moglie Renata Gentili, presente oggi tra noi, alla quale va un saluto affettuoso.
    Un grazie particolare va ad Enea Neri e Marina Galeassi del circolo di Legambiente Falconara, ad Orietta Varnelli, alla Protezione Civile, ad Ivo Piccinini, all'associazione CDF (centro diffusione fotografia), alla cooperativa Terra e Cielo , ed a tutti quelli che hanno contribuito a realizzare questo evento.
    Anche la scelta di Falconara non è affatto casuale. Siamo in una citta' commissariata, dove proprio qui di fronte c'è la raffineria Api, simbolo del conflitto ambientale nelle Marche. La città ha aderito al progetto Quadrilatero, c'è la volontà di realizzare un grande porto turistico e l'urbanistica viene pensata per "far cassa". Sono elementi questi, che pur con diverse letture e con la consapevolezza che le casse comunali sono vuote, anzi piene di debiti, evidenziano il degrado delle politiche ambientali in atto, dove ambiente e territorio sono oggetti di scambio.

    Ci attende una giornata di intenso lavoro e di confronto impegnativo, ma mi auguro per tutti piacevole, per riflettere sul nostro ruolo e presenza organizzata nella società marchigiana, per rilanciare le idee e proposte e per rinnovare gli organismi dirigenti. Dobbiamo partire dalla nostra storia più che ventennale e dalle cose realizzate nei 4 anni che ci separano dal precedente Congresso, per cercare di capire come può essere utile ed efficace l'azione di Legambiente, del movimento ambientalista tutto.
    Tutto ciò senza perdere mai di vista che qualunque idea, anche la più nobile e utile, non serve a nulla se non convince, se non modifica i comportamenti e le scelte individuali e collettive. Di questo dobbiamo discutere, accompagnati dal documento congressuale nazionale 'Un nuovo Ambientalismo per un altro Progresso' che nasce da un obiettivo ambizioso: fare di Legambiente uno strumento sempre più efficace al servizio delle ragioni dell'ambiente e degli interessi dell'Italia e delle Marche, per costruire e imporre l'ambientalismo come una cultura, un movimento capace di umanizzare i grandi processi di globalizzazione in corso.

    Darò per scontato che tra di noi non sia utile, e sia forse impossibile, sintetizzare in un intervento l'enorme mole di elaborazione politica, scientifica, di proposte, di iniziative che sono patrimonio della nostra associazione. In cartellina troverete infatti dei contributi scritti che arricchiscono questa mia relazione, così come mi aspetto dal dibattito.

    Oggi come non mai l'ambientalismo può occupare la scena mondiale, può affermarsi come bussola per trovare la via di un futuro migliore e desiderabile, come ideale per suscitare nuove passioni di impegno sociale e civile nell'interesse generale.
    Le nostre preoccupazioni, i nostri allarmi, si sono stabilmente insediati nelle coscienze e nelle opinioni individuali e collettive e sono sconfitti tanto il negazionismo di chi fino a ieri diceva che no, i mutamenti climatici non sono provati e soprattutto non è provato che dipendano dall'uomo, quanto il liberismo di quanti sostenevano che il mercato è la soluzione per tutto, anche per i problemi ambientali. I nostri obiettivi hanno conquistato un posto importante nelle politiche di settore. Per un numero grande e crescente di persone, nei Paesi ricchi e in maniera diversa ma forse ancora più viva nel sud del mondo, quella che è stata a lungo la nostra utopia-riconvertire l'economia e la società ad un rapporto non distruttivo con l'ambiente- è diventata il simbolo di un'idea di benessere più moderna e completa, che non trascura i bisogni materiali ma abbraccia anche l'etica, la qualità del vivere, la ricchezza delle relazioni sociali, il rifiuto della guerra e della violenza.
    I nostri valori, le nostre ragioni sono giganti culturali; la sfida è evitare che rimangano nani politici. Tutto ciò è ancora più vero nelle Marche dove l'importanza dell'ambiente (gigante culturale) è particolarmente sentita da cittadini ed istituzioni ma trova ancora poca traduzione nelle scelte concrete (nano politico).

    Le politiche energetiche ed il Piano energetico ambientale regionale (Pear) ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà per Legambiente la vertenza più sentita.
    L'emergenza del cambiamento climatico in corso è tangibile. Ormai lo hanno capito tutti. Siamo sempre più esposti al rischio di eventi estremi, pensiamo anche alle alluvioni di Osimo e Falconara, per non parlare poi dei Paesi poveri del sud del mondo che ne pagano il prezzo più drammatico. È guardando a questo scenario che il 16 febbraio 2005 le Marche si sono dotate di un PEAR tra i più avanzati d'Italia nei suoi 3 assi portanti: più risparmio ed efficienza energetica, fonti rinnovabili (biomasse, biodiesel, solare ed eolico) e generazione distribuita. Un chiaro sbarramento alle mega centrali a combustibili fossili e il ricorso a piccoli impianti diffusi sul modello dei distretti produttivi marchigiani. Per dirla tutta però, c'è ancora qualcuno tra politici e industriali a cui questa scelta non va giù e che continua a insistere irresponsabilmente sull'alternativa delle mega centrali, come quelle proposte a Falconara e San Severino. Eppure, nel resto del mondo come pure nelle Marche, la scelta che abbiamo di fronte è ormai obbligata. Immaginate voi il futuro di questa regione con più centrali alimentate a petrolio o a gas? Saremo forse più forti e più competitivi? Il cittadino marchigiano vivrà meglio? I combustibili fossili sono risorse scarse e inquinanti, generano conflitti e il loro approvvigionamento sarà sempre più difficile, incerto e costoso. Queste risposte da sole bastano già a convincerci che la strada del risparmio e delle rinnovabili è l'unica percorribile. Non solo. Siamo straconvinti che questa scelta obbligata, tradotta nel PEAR, rappresenti anche una grande opportunità sia economica e sociale per riorientare il nuovo modello di progresso per le Marche, ancor più in questo momento d'affanno. Probabilmente è stata anche la prospettiva economica a fortificare un'alleanza trasversale nella difesa del PEAR. Tra gli agricoltori per esempio, con la Coldiretti in prima linea, che nelle biomasse vedono il loro futuro di produttori, anche di energia. Gli artigiani, che dagli interventi di risparmio energetico all'installazione di impianti solari termici e fotovoltaici vedono una maggiore capacità di futuro per le loro imprese. Gli istituti bancari, come ad esempio le Banche di Credito Cooperativo, che nelle Marche hanno sottoscritto con Legambiente accordi per la concessione di crediti agevolati per investimenti nel settore. Oppure la Banca Popolare di Ancona che insieme a noi, CNA ed altri, ha costituito la ESCO Marche per promuovere e realizzare interventi di efficienza energetica e di produzione da rinnovabili. Gli Enti Locali, in particolare le Province di Ascoli Piceno , Macerata ed Ancona che hanno messo in piedi tante buone pratiche, generando anche direttamente ricadute economiche positive. Ne sono esempio i tanti Comuni, perlopiù piccoli, che hanno fatto sforzi importanti nello sfruttamento delle rinnovabili. Infine, il coraggio di alcuni imprenditori marchigiani come ad esempio Giovanni Cimini, titolare della Western Company di Porto D'Ascoli o Adriano Maroni, a.d della Eligent di Grottammare, Mengacci della Solaria Costruzioni di Monteciccardo (PS) che negli ultimi anni hanno investito su efficienza e rinnovabili, realizzando brevetti, prodotti e posti di lavoro. Ripeto, queste sono alcune delle centinaia e centinaia di esperienze positive avviate nelle Marche. Una cosa è certa: il processo non è più arrestabile anche se la Regione, fatta eccezione per l'assessorato all'ambiente, continua a fare "MELINA". La partita, continuando il paragone calcistico, è troppo importante per il futuro delle Marche, e non può essere piu giocata di "MELINA" ma bisogna mettere in campo le migliori forze per segnare e vincerla
    Su questo la Regione ha una grande responsabilità, in particolare nella verifica del PEAR che si avvia a fare. La verifica per noi non può che significare conferma e potenziamento del PEAR nei suoi assi portanti. Se così non fosse, sarebbe evidente il peso di interessi particolari su quelli generali. L'impressione, per fortuna, è che la società marchigiana sia già pronta e matura per queste scelte e sia più avanti della politica. Questo ci incoraggia nel continuare nella nostra azione e ci fa sperare per il meglio.
    Per quanto riguarda la Raffineria API, in considerazione dei sempre più frequenti incidenti e problemi verificatesi, è evidente che nel breve va imposto all'azienda l'impegno di adottare le migliori tecnologie disponibili per ridurre emissioni e rischi. Nel medio e lungo periodo, pur nella salvaguardia dei posti di lavoro, va prevista la graduale dismissione con conseguente bonifica del sito.

    Se qualcuno mi chiedesse di pensare ad uno slogan per rappresentare le politiche delle Marche negli ultimi anni io sceglierei senza dubbio questo: 'Una regione che sogna in bianco e nero'. Una regione che riesce ancora a sognare perchè alcune scelte buone le fa. Penso al sostegno al sistema delle aree protette, ai servizi sociali, all'agricoltura, al turismo..... Ma non riesce a sognare a colori, non riesce a dare speranze, a mobilitare passioni ed entusiasmi generati da quelle scelte. Mi spiego meglio. La Regione Marche nella conferenza stampa di inizio anno ha comunicato che "il 2007 sarebbe stato l'anno delle strade". Continuamente la politica parla di strade, autostrade, porti, aree industriali, villaggi turistici, Quadrilatero come progetti strategici per le Marche, collocandoli sempre al di sopra di tutte le priorità. Fino a dire che questi sono i progetti e le scelte strategiche per ridare competitività al modello Marche. Siamo convinti che così non è. E credetemi di ciò ne sono convinti una larga parte della società marchigiana. Con i "piedi per terra" sono e siamo consapevoli che la nostra vera "capacità di futuro" passa attraverso ben altre priorità che devono rispondere a due necessità; far vivere meglio i marchigiani e aumentare la competitività di tutto il sistema Marche.
    Infatti, per noi di Legambiente, il modello di sviluppo, o meglio di progresso possibile per le Marche non può che essere incentrato su alcune parole d'ordine fortemente connesse tra loro e da molti condivise: Ambiente, Territorio, Qualità, Competitività e Coesione sociale. Per questo, per la sfida al futuro, le Marche hanno bisogno invece di più mobilità sostenibile (più investimenti su treni e metropolitane di superficie, più servizi di trasporto pubblico……) recuperando il progetto del Corridoio Adriatico e molte infrastrutture 'dolci', come quelle telematiche, dei presidi sanitari e scolastici, dei servizi di cura e manutenzione del territorio, dei servizi alle imprese, dei centri di ricerca e innovazione, delle reti dell'ospitalità per la valorizzazione anche turistica dei nostri paesaggi, ambienti, beni culturali, saperi, produzioni agricole tipiche, parchi, artigianato e manifatture di qualità.
    Tutto ciò vale ancor più per i territori della "Piccola Grande Italia" dell'entroterra marchigiano, dove servizi ai cittadini e alle imprese e nuove opportunità economiche sono fattori sempre più determinanti per convincere chi vi abita a rimanere ed il turista a visitarli.

    A proposito di ciò vorrei segnalarvi quello che scrive Richard Florida nel suo libro dal titolo 'L'ascesa della nuova classe creativa' valutando le opportunità turistiche che il mondo ha, nello specifico l'Italia: "La determinante classe dei creativi è attirata non dai fattori economici tradizionali, quali l'accesso a risorse naturali o le infrastrutture di trasporto, ma dalla gradevolezza del posto....Le infrastrutture materiali che per tante città rappresentano il perno dei programmi di sviluppo- stadi sportivi, autostrade, centri commerciali o zone dedicate al turismo o al divertimento, simili a parchi a tema- sono irrilevanti, insufficienti, quando non del tutto sgradite a gran parte dei membri della classe creativa, i quali in una comunità cercano l'abbondanza di attrattive e di esperienze di qualità, l'apertura a ogni genere di diversità e sopra ogni cosa la possibilità di vedere riconosciuta la propria identità di persone creative"

    Anche per questo continueremo a batterci contro l'idea della Quadrilatero, figlia della Legge Obiettivo, soprattutto sul piano dei contenuti sul quale gravano ancora pesanti segnali di debolezza che ci vedono molto ma molto preoccupati.
    Per fortuna, d'altro lato, cogliamo anche una forte spinta trasversale di Enti, partiti, Associazioni, comitati e tanti cittadini che hanno già espresso molto decisamente la propria contrarietà alla Quadrilatero.
    E' evidente a chiunque non sia mosso da strumentalità ideologica, che la nostra regione ha accumulato negli anni un preoccupante e dannoso deficit infrastrutturale, ferroviario in primis (basti pensare al mancato completamento del raddoppio della Orte-Falconara, secondo noi vera priorità), ma anche stradale (alcune strade vanno completate ed altre troppo pericolose necessitano di interventi urgenti di messa in sicurezza, tipo la 77 Muccia-Colfiorito). E' altrettanto evidente che gli interventi infrastrutturali non possono che essere realizzati con risorse pubbliche certe, e non, come prevede la Quadrilatero, con improbabili operazioni di "ingegneria finanziaria" dove l'unica cosa certa è, ancora una volta, la cementificazione del territorio per realizzare nuove aree industriali ed artigianali. Alcune infrastrutture saranno pure necessarie, ma i milioni di metri cubi di nuovi capannoni, così come previsti, avranno un impatto pesantissimo, compromettendo ed indebolendo la "capacità di futuro" di territori e paesaggi. Peraltro senza rispondere ai bisogni prioritari della comunità marchigiana, tanto più se consideriamo che oggi sono già molte le aree industriali e i capannoni non utilizzati, soprattutto nelle aree interne interessate dal Quadrilatero. Dobbiamo renderci definitivamente conto che con la globalizzazione dei mercati e con la cosiddetta "smaterializzazione dell'economia" in atto è molto verosimile che saremo sempre più chiamati a produrre meno beni e più servizi con un crescente contenuto di qualità. Ed è proprio qui, dopo il forte impatto ambientale, uno dei maggiori limiti della Quadrilatero: nel voler calare strade e capannoni a priori senza tener conto delle esigenze dell'economia e dei cittadini.

    Ci aspetta una grande sfida: la difesa e la valorizzazione del "PAESAGGIO MARCHIGIANO" nella sua lettura più ampia Ambientale, economica, storico-culturale e soprattutto identitaria . A tal proposito vi segnalo una delle iniziative più belle tra quelle a cui partecipiamo. Abbiamo costituito "IL COORDINAMENTO REGIONALE DELLE ASSOCIAZIONI E DEI COMITATI PER LA SALVAGUARDIA DEL PAESAGGIO NELLE MARCHE" costituito in prima battuta dalle associazioni Laboratorio Recanati, Polis Nova, Coldiretti e Legambiente Marche.

    Parlando di paesaggio non possiamo non pensare al sistema delle aree protette che, pur tra molte difficoltà, in questi anni è cresciuto ponendosi come interlocutore privilegiato nel tentativo di costruire uno scenario di sviluppo alternativo in cui la biodiversità, i beni storico-culturali e le attività tradizionali non rappresentano un "ornamento" ma il motore propulsivo che garantisce che esso sia per la qualità della nostra vita.

    Il paesaggio sarà uno dei grandi temi dei prossimi anni con l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio e la revisione del PPAR, che può costituire una grande opportunità ma anche una grande minaccia soprattutto se lo spirito con cui si procederà sarò lo stesso che anima la pessima proposta di legge regionale per modificare la legge 13, che disciplina
    le case Agricole. Presentata da molti consiglieri regionali di variegati partiti verso la quale con Coldiretti abbiamo lanciato un'appello che trovate in cartellina.

    E' chiaro, il momento è difficile. Nelle Marche la crisi economica rende ancora più difficile l'avanzamento di politiche ambientali innovative ed utili.
    Sullo stato di salute della nostra economia esistono posizioni discordanti. Si passa dai toni trionfalistici dei dati ISTAT ai commenti prudenti dell'economista Mariangela Paradisi che dice "altro che primi della classe, siamo medietà".

    Sono convinto che, nonostante la crisi, in particolare quella attraversata dal settore manifatturiero, possiamo ancora farcela. Indubbiamente esiste una parte del mondo imprenditoriale marchigiano "stanca" e "ripiegata su sè stessa". E per questo più incline a convertire la propria azione d'impresa sul mattone o similari piuttosto che innovare processi e prodotti e continuare con alti rischi a competere sui mercati internazionali. Ma ripeto che possiamo farcela perchè la nostra regione ha tanti punti di forza. L'importante sarà investire e puntare su di essi.
    Una consolidata presenza di distretti industriali, di ambiti territoriali ancora fortemente coesi o resi più forti dall'istituzione di nuovi parchi, di una pesca sempre più attenta alla risorsa mare, di forti identità locali, di un'agricoltura di nuovo attenta alla tutela delle produzioni tipiche di qualità, di centinaia di centri storici di grande valore, di un patrimonio culturale diffuso e di tradizioni forti e consolidate, di importanti università e di una diffusissima presenza di associazioni consentiranno di reggere la sfida della competizione globale. Le imprese marchigiane, che grandi successi stanno riscuotendo nei mercati mondiali, devono assumere fino in fondo la questione ambientale come decisiva nella competizione.
    Tutto ciò il nostro territorio dovrà portare nel mercato globalizzato: questa è la vera sfida delle istituzioni locali e regionali e dei soggetti economici e sociali.

    Altro tema a noi caro, ne è testimone questo luogo, è l'agricoltura. Nelle Marche sta tentando di compiere un salto di qualità e di innovazione in direzione del recupero delle produzioni agricole locali tipiche e di qualità. Abbiamo assunto in questi anni l'agricoltura come vero e proprio strumento di difesa del territorio per fare sviluppo e nel contempo difesa della biodiversità. Diverse sono state le iniziative che in questi anni ci hanno visto al fianco del mondo agricolo, in particolare Coldiretti e Cia. Penso alla BIODOMENICA e soprattutto alla coalizione 'ITALIAEUROPA-LIBERI DA OGM MARCHE' promossa in collaborazione con moltissime associazioni.
    La biodiversità, l'agricoltura , il paesaggio, le produzioni tipiche di qualità sono temi centrali del progetto Ape (Appennino Parco d'Europa). Progetto a noi molto caro perché nasce da un'idea di Legambiente, riconosciuto dal Ministero dell'Ambiente e assunto dall'Upi, Uncem, Federparchi, e Regioni (con la firma della Convenzione dell'Appennino) come il progetto strategico per disegnare la conservazione e lo sviluppo della nostra dorsale Appenninica. Nelle Marche abbiamo fatto un buon lavoro grazie a tutti i GAL e i Parchi dell'entroterra che hanno assunto Ape come progetto strategico traducendolo nell'innovativo 'Laboratorio dell'ambiente e del paesaggio'.

    La ricchezza e la bellezza del nostro territorio ci deve spingere ad avere una maggiore attenzione alla salvaguardia dello stesso. Infatti le Marche è una regione estremamente fragile, Il 99% dei comuni marchigiani sono a rischio idrogeologico . L'abusivismo, il disboscamento dei versanti, la mancata manutenzione dei corsi d'acqua, l'urbanizzazione irrazionale, la cementificazione e la rettificazione dei fiumi hanno aumentato in gran parte del nostro territorio il pericolo di frane e alluvioni. Una fragilità che, oltre ai maggiori fiumi, riguarda l'immenso reticolo di corsi d'acqua minori. "Operazione fiumi", la campagna di Legambiente fatta in collaborazione con la Protezione Civile della Regione Marche che denuncia questa fragilità e che vede tutti gli anni una larga partecipazione di gruppi di protezione civile, scout, pescatori e tanti altri, è la dimostrazione di come l'ambientalismo può rappresentare realmente un luogo aperto ed accogliente in cui condividere obiettivi, pratiche, visioni del mondo, sogni e speranze.

    Negli anni abbiamo sempre prestato particolare attenzione alle politiche sui rifiuti. In materia di raccolta differenziata, noi marchigiani nel 2005, dato APAT, ci siamo guadagnati un pessimo 17,6%. Siamo ugualmente da bocciare per la quantità di rifiuti che produciamo, 573 kg/abitante anno, al di sopra dei 539 kg/abitante anno della media nazionale. Per fortuna negli ultimi anni diversi comuni hanno avviato l'esperienza della raccolta porta a porta in sostituzione della raccolta a cassonetto stradale. Queste esperienze, come noi diciamo da tempo, hanno dimostrato che la nuova modalità di gestione, oltre agli innegabili vantaggi ambientali, è praticabile anche sul versante economico. Da non sottovalutare infine l'incremento di occupazione che queste esperienze ci hanno dimostrato. Per fine anno decine saranno le esperienze comunali avviate nella regione.
    In questi anni anche noi abbiamo fatto la nostra parte e sempre in prima linea. In particolare l'esperienza del Premio Comuni Ricicloni per la Regione Marche, giunto alla sua quinta edizione, fatta in collaborazione con la Regione Marche- Assessorato all'Ambiente e ARPAM con il quale abbiamo sensibilizzato amministratori e cittadini sul valore e sull'utilità della raccolta differenziata.

    La riflessione a cui siamo chiamati oggi non è tanto sul dove vogliamo arrivare ma soprattutto su come ci arriveremo. Questo è il tema più difficile della nostra azione. Se fosse bastata una buona idea per fare dei passi avanti, noi avremmo già cambiato il mondo.
    Purtroppo così non è. A fianco delle buone idee abbiamo bisogno di individuare le "gambe" per far correre l'ambientalismo inteso come vera bussola per orientare il futuro nelle Marche. Per dare speranze, speranze,speranze.
    Nel nostro cammino, per fortuna, altre gambe le abbiamo incontrate e non solo tra le imprese e le associazioni ma anche in tanti amministratori che nelle provincie, nelle comunità montane, di cui si può discutere l'organizzazione ma di cui non si può disconoscere il ruolo di rappresentatività delle aree interne, e soprattutto in quel vero tesoro che sono i piccoli comuni delle Marche quotidianamente, in silenzio e con la caparbietà tipica dei marchigiani lavorano per costruire un futuro diverso per il proprio territorio. Molto abbiamo preso da loro, speriamo di aver dato qualcosa, ma certamente oggi sappiamo che la risorsa sulla quale possiamo fare affidamento è sempre la stessa: la forza di tante piccole realtà che insieme possono affrontare e vincere grandi sfide. E' la Piccola Grande Italia su cui ha scommesso Legambiente e che ha visto nell'edizione di quest'anno 176 comuni aderire con oltre 800 iniziative!!!!

    La riuscita passa attraverso diverse sfide. Sono particolarmente legato a 3 di queste:

    1) allargare le alleanze
    In fondo, dialogare con mondi lontani, costruire alleanze, in particolare con quella Legambiente che è fuori di noi, sono elementi che fanno parte dl nostro DNA. In questo siamo stati lungimiranti, pagandone a volte prezzi anche pesanti. Eppure dobbiamo continuare su questa strada. Mescolarci e dialogare di più con cittadini, comitati e forze sociali. Essere più curiosi di cosa pensano e come operano i nervi più vivi della società, scoprendo così che siamo ricchi di tanti "ambientalismi".
    2) umanizzare l'economia
    La vera sfida sarà quella di umanizzare l'economia: passare dal vecchio modello di sviluppo ad un nuovo progresso per le Marche. Un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione, sull'identità, la storia, la creatività, la qualità; un'economia in grado di coniugare coesione sociale e competitività e di trarre forza dalle comunità e dai territori. In poche parole la soft economy di cui abbiamo eccellenze marchigiane; Varnelli, FAAM, Nuova Simonelli......
    3) ridare valore all'interesse generale
    Chiediamo alla politica marchigiana di ricollocare con coraggio l'interesse generale al centro delle scelte. Troppo spesso abbiamo assistito al prevalere di particolarismi, egoismi e privilegi vantati come diritti: noi siamo convinti che per dare alle Marche in campo ambientale e non solo, un futuro migliore del presente, vada restituito valore all'interesse generale, quel legame di appartenenza a una stessa comunità di bisogni, interessi, progetti che abbiamo chiamato patriottismo dolce.

    Veniamo ora a noi. La Legambiente che si presenta a questo congresso è un'associazione in ottimo stato di salute. Viviamo della generosità dei nostri soci e dei nostri volontari, abbiamo le storiche difficoltà a reperire risorse necessarie per realizzare le nostre iniziative. Ma per fortuna riusciamo quasi sempre a cavarcela. Siamo un'associazione in crescita con i nostri 17 Circoli e con una presenza ben radicata e variegata nel territorio.

    Dovrei parlare delle moltissime iniziative che ogni Circolo ed il Regionale in questi anni hanno realizzato.
    Ma capite bene che questo renderebbe la mia relazione forse troppo lunga, mentre è giusto ed opportuno che ogni Circolo racconti le proprie.
    Non possiamo però omettere di nominare la straordinaria esperienza del gruppo di Protezione civile dei Beni Culturali guidato dai "comandanti" Milko Morichetti e Simone Andreotti che nasce dall'esperienza del terremoto del 1997 e che ha visto impegnati in questi anni centinaia e centinaia di giovani nella salvaguardia e messa in sicurezza del patrimonio storico-artistico delle Marche e non solo.

    Sono convinto che il nuovo gruppo dirigente che uscirà da questo Congresso potrà contare su una solida base di partenza per il lavoro che ci aspetterà nei prossimi anni. Tutto è merito anche vostro e degli amici e delle amiche che hanno accompagnato e diretto l'associazione in questi anni. E' soprattutto merito anche del modo con cui abbiamo praticato l'ambientalismo: con responsabilità, con coraggio ma anche con leggerezza e divertimento perché viviamo l'associazione quotidianamente come una grande avventura umana. Mi sembra che faccia proprio al nostro caso il detto zen che recita: 'Chi è maestro dell'arte di vivere distingue poco tra il suo lavoro e il suo tempo libero, fra la sua mente e il suo corpo, la sua ricreazione, il suo amore e la sua religione. Con difficoltà sa cos'è cosa. Persegue semplicemente la sua visione dell'eccellenza in qualunque cosa faccia lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando, lui pensa sempre di far entrambe le cose insieme".

    Chiudo, dicendo prima di essere veramente orgoglioso di aver accompagnato insieme a voi l'avventura di questa Associazione, con un augurio di cuore: di rendere sempre più protagonisti della cultura ambientale le donne e gli uomini in carne ed ossa per condizionare con le nostre idee le scelte future di questa Regione per renderla più desiderabile, pulita e solidale.

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