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    28 gennaio 2008 - David Fiacchini
    Fonte: Bollettino Rees Marche

     

    Sibillini sotto Attacco !

     

    Sembra il titolo di un film di guerra o di un thriller ambientato nel magico territorio della Sibilla, e invece si tratta della dura e nuda realtà di questi mesi. Radar, torri eoliche, superstrade, cave, centrali idroelettriche…. insomma, il futuro - che sa tanto di passato - della porzione meridionale dell'Appennino Umbro-Marchigiano si tinge ancora e sempre di acciaio e cemento.
    I nuovi attacchi alla montagna appenninica sono molteplici e gravissimi: la proliferazione selvaggia di questi ultimi progetti sono una chiara dimostrazione di forza da parte di un sistema economico-politico-imprenditoriale fuori da ogni controllo pubblico, cui si oppongono le poche associazioni ambientaliste locali e nazionali ancora "libere" dai giochi di potere.
    Nella convinzione che gli obiettivi di rilancio socio-economico della montagna possano essere raggiunti senza dover sacrificare gli angoli ancora incontaminati dell'Appennino, facciamoci sentire con un accorato appello alla Regione Marche affinché ponga rimedio a questa vergognosa forma di speculazione, tornando a svolgere il ruolo che gli spetta di diritto dal punto di vista istituzionale (ovvero: difesa dell'interesse pubblico, pianificazione e controllo).

     

    Il Radar

    È in fase di approvazione il progetto, presentato dalla Protezione Civile nazionale, di un radar per la prevenzione dei rischi meteorologici, che dovrebbe sorgere nel Comune di Sarnano ad una quota di oltre 1500 metri, in cima al Punta del Ragnolo, immagine simbolo dei Monti Sibillini per l'integrità dei luoghi e per le praterie che, in primavera, si colorano di meravigliose fioriture.
    Il progetto prevede la realizzazione di una torre cilindrica alta circa 13 metri, con annesse strutture di servizio e parcheggi che occupano, complessivamente, un'area di circa cento ettari (compresa la recinzione perimetrale). L'opera richiede anche l'allargamento di un tratto del sentiero escursionistico del Grande Anello dei Sibillini, che verrebbe trasformato in strada camionabile, e la realizzazione ex novo di una strada camionabile che raggiunge la cima del monte.
    Il sito, oltre ad essere situato proprio al confine del Parco Nazionale, ricade all'interno di un'Area floristica protetta, nonché di un Sito di Interesse Comunitario e di una Zona di Protezione Speciale, che comprendono habitat fondamentali per la vita di numerose specie faunistiche di rilevante interesse conservazionistico, tra cui il Falco pellegrino, l'Albanella minore e il biancone.
    Ferma restando l'importanza del progetto, che rientra in una rete di radar nazionale, appare alquanto discutibile la scelta del sito che, per gli eccezionali valori paesaggistici e ambientali, risulterebbe gravemente danneggiato dalla realizzazione dell'opera, con ricadute negative anche sulla spiccata vocazione turistica dell'area, meta di numerosi escursionisti e, in inverno, paradiso dello sci da fondo.
    Esistono dei siti alternativi, ubicati in zone di minor pregio ambientale e naturalistico, che possono essere adeguati ed idonei ad ospitare il radar? L'implementazione del progetto di rete satellitare "Leonardo" (sempre della Protezione Civile nazionale), che di fatto in circa 2-3 anni renderà inutili i radar di terra, non potrebbe farci risparmiare dei soldi e… 100 ettari di prati-pascoli?
    E, ancora, a cosa serve un radar quando la cementificazione selvaggia e l'urbanizzazione indiscriminata dei fondovalle e delle pianure alluvionali, in aggiunta alle aree in dissesto idrogeologico lungo i versanti montani, rendono di fatto inutile qualsiasi forma di previsione (e, quindi, di prevenzione) di eventi meteorologici eccezionali?
    Che "altri" interessi ci sono dietro a questo discutibilissimo progetto tenuto nascosto fino all'ultimo?
    Il Parco nazionale dei Monti Sibillini, nel frattempo, è stato il primo ente ad esprimersi con un parere negativo per il radar di Punta Ragnolo, poi si è fatto sentire anche l'Assessore all'Ambiente della Provincia di Macerata (Carlo Migliorelli). Ma a tutt'oggi il sito dei Sibillini è e resta il candidato unico per la costruzione di questo orripilante radar.

     

     

    Le Torri Eoliche

    Monte Arastretta, Monte Tolagna, Torricchio.
    Tra un parco nazionale e una riserva statale, passando per i Piani di Colfiorito. E' questo lo scenario di uno scellerato progetto di industrializzazione della montagna umbro-marchigiana che passa attraverso la pennellata verde dell'energia "pulita" garantita dall'eolico selvaggio
    Il tutto grazie al rinnovato connubio tra politici regionali e imprenditori, ben felici di costruire impianti che permettono un ritorno economico non per la produzione di energia (siamo su valori minimi rispetto ad altre zone d'Italia e assolutamente non redditizi), ma solamente grazie al perverso sistema dei "certificati verdi" che garantiscono soldi pubblici per chi investe negli impianti alimentati da energie rinnovabili. Senza guardare in faccia a nessuno e senza approfondire troppo le valutazioni di impatto ambientale: d'altra parte, a chi può importare se ci troviamo in Siti di Importanza Comunitaria, Zone di Protezione Speciale, aree floristiche protette. O se quelle vette rappresentano habitat di foraggiamento essenziali per gli ultimi esemplari di Aquila reale presenti nel nostro Appennino.
    E' il progresso, è la civiltà, è la richiesta sempre maggiore di energia senza guardare al risparmio, alle costruzioni passive, all'autoproduzione capillare laddove l'energia serve. E chi ne paga le conseguenze, in primis, è sempre la montagna e coloro i quali, ostinatamente, cercando di vivere (… anzi, sopravvivere) delle risorse naturali che la stessa montagna offre.
    Per le 24 torri eoliche da 120 metri di altezza previste nei comuni di Montecavallo, Serravalle di Chienti e Pieve Torina (MC), la decisione definitiva è stata presa venerdì 30 novembre dalla Regione Marche nella conferenza di servizi relativa alla Valutazione di Impatto Ambientale: un giorno nefasto per la montagna marchigiana, che sarà ricordato a lungo come il primo (e certamente non l'ultimo, visto che sono in fase di VIA altri 9 progetti) vergognoso atto di industrializzazione dell'Appennino voluto da un'Amministrazione decisamente ottusa e cieca.

     

     

    Nota della Redazione del Bollettino

     

    L'Associazione REES Marche non ha dibattuto il problema dell'energia eolica sulle nostre montagne e non ha una posizione in merito. Il tema si presenta come controverso, in quanto come associazione sosteniamo l'uso delle energie alternative, ma nello stesso tempo sosteniamo anche il rispetto dell'ambiente naturale.
    Gli articoli che pubblichiamo esprimono sempre la posizione degli autori e non quella dell'Associazione. In particolare in questo caso mettiamo in evidenza che i due articoli che compaiono su questo numero del bollettino sul tema dell'eolico, rappresentano solo la posizione degli autori.

     

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