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    4 settembre 2006 - Katya Mastantuono
    Fonte: Bollettino Res Marche N°4 Anno 1 - 04 luglio 2005

    Salvaguardare le 4 libertà nel Software (parte prima)

    Una pioggia sottile, una sala trepidante di addetti ai lavori che borbottano cercando di darsi un tono, platea eterogenea per provenienza, età ed esperienze. Aspettiamo una decina di minuti e poi arriva un capellone stile anni 60/70, una barba nera che circonda il suo viso rotondo, lo sguardo è cordiale e penetrante, una semplice T-shirt rossa e i jeans scoloriti.Così si presenta, nella Casa della Cultura di Milano, il grande guru di Unix e fondatore della Free Software Foundation: è Richard Stallman promotore del software libero e principale fautore della nascita e del successo del sistema operativo LINUX. L’incontro è organizzato da Assoetica, un’associazione impegnata nel “business ethics” ( www.assoetica.it ). Siamo in molti ad aspettare di capire come si presenterà e cosa dirà Stallman per spiegare ciò che sta alla base della più grande rivoluzione nei confronti di un sistema commerciale di carattere quasi monopolistico. Inizia pacatamente e incomincia il suo intervento parlando del nodo centrale del software libero: il fatto che LIBERA gli utenti, garantisce loro una serie di libertà che altrimenti non si potrebbero esercitare. Con voce calda e ferma, scandendo le parole quasi per timore di non essere ben compreso o nel tentativo di rivelare delle verità sinora sconosciute, Stallman affronta le quattro libertà garantite dal software libero.

    • Libertà 1 – la possibilità di controllare il proprio computer

      Consultare il codice sorgente di un programma consente di verificare che non siano inserite all’interno del software che normalmente utilizziamo parti di procedure che nulla hanno a che fare con il software stesso se non per inserire sistemi spyware (spy – termine derivante da to spy, spiare in inglese). Non ci sono peli sulla lingua di Stallman che afferma come Windows XP raccoglie informazioni sui programmi installati sul PC dell’utente e li invia alla sede Microsoft appena il PC attiva una connessione attraverso Internet. Lo stesso fanno il software RealPlayer e TiVO, si connettono ad un server centrale e comunicano i filmati scaricati con download e conservati nel PC dell’utente, gli URL visitati per capire i gusti e gli orientamenti dell’utente e i programmi di TV via cavo che l’utente vede o registra (realtà che affiora adesso nel panorama italiano poiché le TV che trasmettono su Internet sono ancora limitate). Altri elementi che limitano la libertà dell’utente presenti in programmi commerciali sono le pubblicità (adware - termine nato da “advertising” - pubblicità in inglese )o le backdoors (le porte che si aprono in secondo piano o per dirla metaforicamente “entrano dalla porta di dietro”), strumenti che consentono di controllare il PC dell’ignaro utente. Con il software libero tutti questi elementi possono essere rimossi, perché sono disponibili i sorgenti con cui sono stati scritti i programmi, sono verificabili in modo trasparente e sono modificabili con estrema LIBERTA’. Un altro elemento importante è che nel software commerciale il potere è nelle mani del produttore e non dell’utente.

    • Libertà 2 – la possibilità di studiare il codice

      Di fatto molti utenti non esercitano direttamente il diritto di studiare e modificare il codice poiché, nella specializzazione che abbiamo nel lavoro, ognuno si occupa di settori diversi, ma, come nel caso della sarta, ciascun utente potrebbe incaricare altri esperti di farlo. Quando acquistiamo un paio di jeans abbiamo due possibilità: possono calzarci perfettamente oppure necessitano di alcune personalizzazioni (accorciare l’orlo, stringere la vita); in questo secondo caso ci rivolgeremo ad una sarta oppure se siamo abili nel cucito possiamo adattarlo per fare in modo che tale acquisto ci soddisfi al meglio. Nel caso dei jeans acquistiamo il prodotto e sappiamo poi di poterne disporne come meglio crediamo. Perché quando acquistiamo il software questo non è possibile? Cosa compriamo di fatto? Solo la possibilità di poterlo usare e non di disporne in modo completo ed esclusivo: non ne siamo quindi proprietari. Di fatto milioni di utenti acquistano la licenza d’uso e non la possibilità di disporne… Lo sapevamo, ma ne siamo coscienti tutti e fino in fondo? A questo punto è lecito chiedersi se il prezzo d’uso deve essere fissato in modo unilaterale e uguale per tutti gli utenti visto che l’utente può magari scegliere di usarlo in un modo A o in un modo B o in un modo C... Visto che è un servizio ne dovrebbero garantire anche le personalizzazioni che gli utenti non possono fare in proprio. Certo, un prezzo uguale per tutti semplifica la gestione del mercato, del produttore, e se il consumatore si lamenta… sarà sempre uno su 10.000… si arrangia. Perché l’utente non si lamenta? L’utente non sa quali sono le prestazioni che potrebbe o dovrebbe richiedere ad un software, non è stato educato a questo. Si tiene lontano dal farsi queste domande. Le pubblicità sono orientate al “Guarda quante cose belle puoi fare con questo prodotto”. L’ultima pubblicità di Windows XP mostra persone di tutto il mondo con lingue diverse che si esprimono dicendono “ XP to do something beatifull”. La globalizzazione della proposta vuole orientarci verso una scelta che vada bene a tutti gli utenti del mondo: una sorta di scrivania universale (global desktop). E se va bene a tutti vuoi che non vada bene a te? Cos’hai di diverso tu? La domanda da porsi è ben altra: perché non riesco a fare le cose che mi servono con questo software? Se la prossima estate voglio tagliarne le gambe e farne bermuda o regalarlo a mio fratello più giovane con il jeans posso, con il PC posso, con il software NO. Chi lo ha deciso? Qualcuno potrebbe obiettare che comunque la proprietà del software rimane di chi l’ha prodotta. Bene, ricordiamoci di questa frase. Avete mai visto nel software che acquistiamo il nome del pool di giovani ingegneri, probabilmente indiani, che attraverso il telelavoro (strumenti a spese dei giovani ingegneri e nella loro case, a costo zero per l’azienda produttrice!) e per la metà dello stipendio USA ha prodotto parte di quel software? Pensate che qualcuno riconosca loro e a tanti altri come loro la proprietà intellettuale di uno script di codice? Bene, se pensate questo sappiate che Cenerentola era una favola, che la mela di Eva è una metafora, che i bambini non li portano le cicogne e altre cose che a questo punto ho timore a rivelare vista l’ingenuità degli astanti! StallmanRide. I presenti si trovano spiazzati: ci sta trattando da polli… o forse lo siamo un pochino! Caspita! Il tipo si presenta incisivo e brillante, schietto nel linguaggio, tecnico e politico insieme. Iniziamo a comprendere la personalità interessante e completa di chi, come lui, ha permesso tutto questo: una grande apertura, una visione di insieme del problema. Stallman sorseggia tè, ha rifiutato acqua e bibite varie e nel frattempo sorride alPresidente di Assoetica, Mauro Graziani. Davanti a lui, sul tavolo, una busta di plastica e qualche libro molto usato, nessuno strumento elettronico, non ha orologio, non ha il telefonino davanti a lui…probabilmente non lo ha. La sua forza è nelle sue capacità… ci diciamo che fisicamente ricorda Guccini, ci chiediamo la sua età e non riusciamo a rispondere … sarà sulla cinquantina.

    • Libertà 3 – la libertà di gestire in modo etico una risorsa

      Per una società che ha per obiettivo la crescita comune di tutti i suoi membri, l’utilizzo e la protezione legislativa di cui gode il software commerciale, così come gestito oggi da aziende produttrici di fatto monopoliste, è una sorta di “virus”. Tutelare il software commerciale dalla libera circolazione, utilizzo, modifica genera problemi etici: l’amico che ti chiede il software ti costringe a negarglielo o a commettere un reato fornendo una copia illegale. In entrambi i casi si risolve il dilemma in risposta negativa. Lo sviluppo sociale basato su una di queste due risposte (rinuncia di collaborazione o assenza di rispetto delle regole) creano dei “vizi” sociali di fondo che minano un corretto comportamento soprattutto nei confronti delle nuove generazioni che non comprendono a fondo le ragioni di mercato che sottostanno a tali problematiche. Il ragazzino credendo che l’assenza di rispetto della regola non subisce controllo e punibilità diffusa e non comprendendo che cosa ci sia di male nel fornire copia pirata o acquistando copia pirata o scaricando copia pirata attiva l’abitudine ad un comportamento trasgressivo che non potrà che crescere. Pessima base. Migliori si mostrano altre strategie di diffusione delle utilità informatiche orientate alla gratuità e alla collaborazione di esperti per aumentare le prestazioni del servizio a beneficio di tutti.

    • Libertà 4 – la libertà di pubblicare versioni modificate di software

      È attraverso questa possibilità che il software diventa maggiormente utile agli utenti e non solo utile al produttore per fare più soldi. L’evoluzione di un programma diviene uno sviluppo democratico promosso da decisioni collettive. E visto che il numero di programmatori necessari per fare una modifica è generalmente contenuto, per il software con una larga utenza il lavoro di pochi si traduce nel vantaggio per molti. Purtroppo non si vuole ammettere e “vedere” che esistono programmatori disposti a sviluppare codice ricevendone solo benefici legati alla proprietà intellettuale originaria, disponibili a confrontarsi e ad evolversi con chi , successivamente, migliorerà e modificherà il proprio prodotto. Non si vuole ammettere da chi sfrutta e usa la capacità intellettuale informatica degli altri che esistono menti capaci di collaborare senza pretendere denaro ma solo per il piacere di evolvere la conoscenza collettiva. Non si vuole ammettere che esistono MENTI LIBERE che non si possono comprare. La sala è in fibrillazione. Molti sono gli sviluppatori che nell’ombra, anche in Italia, hanno arricchito i colossi del software e molti sono coloro che nel campo della ricerca e del sistema universitario hanno scritto e generato processi di cui si sono appropriati “manager” più scaltri commercialmente! Stallman termina con la solita battuta che appartiene al mondo dei frequentatori di LINUX e che ciascuno dei presenti potrebbe recitare a memoria: Quando due individui si scambiano un prodotto, essi rimarranno sempre con un solo prodotto nelle loro mani. Se due individui si scambiano un’idea, torneranno a casa con il doppio delle idee con cui sono partiti e così via. Possiamo scegliere se avere una società che scambia a titolo oneroso i propri prodotti con uno scarso livello di crescita reciproca o una società che ha deciso di scambiarsi le idee che stanno alla base del prodotto al fine di crescere velocemente e in modo equo. A noi la scelta.

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