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    La Commissione europea, nonostante la forte contrarietà della volontà popolare e di molti addetti del settore, ha dato il via libera definitivo all'importazione e alla commercializzazione sul mercato comunitario di alimenti prodotti a partire da semi di mais transgenico “Ga21”
    16 luglio 2008 - Alessio Mannucci
    Fonte: Ecplanet - 13 giugno 2008

    La Commissione europea, nonostante la forte contrarietà della volontà popolare e di molti addetti del settore, ha dato il via libera definitivo all'importazione e alla commercializzazione sul mercato comunitario di alimenti prodotti a partire da semi di mais transgenico “Ga21”, di proprietà della Syngenta Seeds S.A.S (Francia). “Un'altra sconfitta per l'Europa, per i suoi cittadini, per i suoi produttori agricoli”, ha commentato la CIA (Confederazione Italiana Aagricoltori), ribadendo che “gli OGM non servono all'agricoltura (ma a far arricchire le multnazionali, ndr)”.

    Dopo la fine della moratoria de facto (novembre 1998 - aprile 2004) su tutti i nuovi OGM, questa autorizzazione, concessa direttamente dalla Commissione europea dopo che durante il Consiglio Agricoltura dello scorso febbraio non si era raggiunta una maggioranza per decidere (l'Italia si era astenuta), è stata fortemente voluta dall'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), che si è più volte lamentata della lentezza delle procedure europee di autorizzazione per gli OGM, minacciando anche sanzioni (un ricorso contro l'UE era stato presentato da Argentina, Canada e USA).

    Il Ga21 era già stato autorizzato nell'UE, ma solo per la commercializzazione dei prodotti trasformati. La differenza sta nel fatto che i semi di mais transgenico sono «vivi» e potrebbero anche essere seminati illegalmente, causando pericolose contaminazioni. Nel suo via libera dell'ottobre scorso, l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) affermava che, siccome la richiesta d'autorizzazione riguardava solo l'importazione e la trasformazione di prodotti, non si rendevano necessarie “informazioni scientifiche sui possibili effetti ambientali associati alla coltivazione del mais Ga21”. Secondo il gruppo di esperti OGM dell'EFSA, “è improbabile che il mais Ga21 abbia alcun effetto contrario sulla salute umana e degli animali o sull'ambiente nel contesto degli usi previsti”.

    Nel frattempo, il governo romeno ha deciso di bandire la coltivazione de mais transgenico “MON810” della Monsanto, il solo OGM finora autorizzato in Europa per la coltivazione commerciale. Lo ha annunciato il Ministro per l'Ambiente rumeno, Attila Korodi. La Romania, il maggior produttore di mais europeo, diventa dunque “OGM-free”. Si tratta del settimo paese europeo a vietare la coltivazione del mais transgenico, dopo Francia, Ungheria, Grecia, Austria, Polonia e Italia.

    “Il mio ministero è in possesso di nuovi studi scientifici che dimostrano che il mais MON81O non è sicuro per la salute dell'uomo e dell'ambiente”, ha dichiarato Korodi. Le ricerche scientifiche a cui si riferisce, hanno dimostrato che il mais MON810 è dannoso per l'ambiente poiché la tossina che contiene (che dovrebbe uccidere un parassita del mais), si insinua nel suolo, danneggiando animali importanti per mantenere in buono stato la salute del suolo stesso. Permangono, inoltre, numerosi dubbi sulla sicurezza degli OGM in generale per la salute animale e umana, come evidenziato dal caso di un altro mais della Monsanto, il “MON863”, che ha mostrato segni di tossicità nel fegato e nei reni delle cavie su cui è stato testato.

    Il problema è la contaminazione delle colture tradizionali causata dagli OGM. Solo nel 2007, sono avvenuti 39 nuovi casi di contaminazione in 23 paesi. Eppure, ancora non esistono standard internazionali che impongano alle aziende biotech di rispondere per i danni e le perdite finanziarie causate con i loro OGM.

    Proprio in Romania, attivisti di Greenpeace hanno messo in quarantena un'intera isola dopo aver scoperto la presenza di una soia OGM, illegale, prodotta dalla Monsanto. L'isola di Bralia, sulle rive del Danubio, potrebbe essere già stata contaminata. “Abbiamo intrapreso l'azione per proteggere la Romania dal pericolo di contaminazione che pone grandi rischi per l'ambiente, la biodiversità e la salute umana”, ha detto Gabriel Paun, responsabile di Greenpeace Romania, “non è la prima volta che scopriamo produzioni OGM illegali in Romania, la situazione è fuori controllo. Occorre individuare e distruggere al più presto tutte le coltivazioni contaminate, prima che entrino nella catena alimentare”. Anche in Francia, gli attivisti di Greenpeace hanno scoperto un sito contaminato da coltivazioni illegali di MON810. “Questo dimostra che, nonostante il bando del mais della Monsanto, i governi di Romania e Francia stiano colpevolmente consentendo coltivazioni illegali altamente contaminanti”, ha dichiarato Myrto Pispini, di Greenpeace International.

    In Brasile, un gruppo di 300 donne appartenenti ad una comunità rurale ha dato fuoco per protesta ad una proprietà della Monsanto su cui veniva coltivato mais OGM. “Il governo brasiliano ha ceduto alle pressioni delle compagnie biotech”, ha detto Igor Foride, membro dei Sem Terra, “acconsentendo alle colture di mais modificato”. A Brasilia, un altro gruppo di 400 donne dell'associazione Via Campesina, ha protestato di fronte all'ambasciata svizzera contro la multinazionale Syngenta, che vende sementi geneticamente modificate in Brasile. Via Campesina ha detto in una dichiarazione che “non esistono studi scientifici che garantiscono che le colture geneticamente modificate non abbiano effetti negativi sulla salute umana e sulla natura”.

    Nell'ottobre del 2007, un gruppo di contadini che protestava per le sperimentazioni OGM attuate da Syngenta a Santa Tereza do Oeste, nello stato brasiliano del Paraná, è stato attaccato da una quarantina di miliziani armati. Nell'assalto, è morto Valmir Mota de Oliveira, 42 anni, un militante del Movimento dos Trabalhadores rurais Sem Terra e membro di Via Campesina, ucciso da due colpi a bruciapelo al torace. Inoltre, sono stati feriti gravemente altri cinque agricoltori e lavoratori rurali.

    Lo scorso 16 marzo, le autorità brasiliane hanno scoperto una vasta piantagione di foglie di coca, alla frontiera con il Perù e la Colombia, molto probabilmente di tipo transgenico. “È la prima volta che troviamo la coca in Brasile - ha riferito alla stampa il tenente colonnello Antonio Elcio Franco, comandante dell'ottavo Battaglione di fanteria della selva - dato il fatto che si tratta di una pianta che ama il clima montagnoso. Per questo supponiamo che i narcotrafficanti usino una versione transgenica adatta alle regioni non andine”. L'agenzia statale Brasil ha indicato che si tratta di una piantagione divisa in quattro appezzamenti di 100-150 ettari localizzati via satellite a sud di Tabatinga, città dello Stato di Amazonas, lungo il letto del Rio Javari, e a poca distanza dalla località colombiana di Leticia. Secondo Walter Mairevitch, specialista in criminalità organizzata ed ex responsabile politico dell'Unità Antidroga Brasiliana, “aver cominciato a piantare nelle pianure amazzoniche invece che nella regione andina può essere indizio di un cambiamento geo-strategico operato dai Cartelli colombiani della droga”.

    Almeno il 30% del mangime biologico diffuso negli Stati uniti sarebbe contaminato da OGM. A sostenerlo è la Straus Family Creamery, azienda leader nel settore del latte biologico e derivati, che ha effettuato numerose analisi sui propri mangimi certificati. L'azienda esegue i test ogni volta che riceve una nuova fornitura di mangimi (granoturco e soia) per i propri allevamenti. Le analisi si inseriscono nella campagna promossa dal “Non-GMO Project”, un progetto che vede impegnate alcune aziende agricole statunitensi nel settore “alimentare ecosostenibile” che si sono impegnate a verificare il rischio di contaminazione per i propri prodotti. L'azienda ha denunciato, in particolare, la presenza di tracce superiori al 6% di contaminazione in almeno un terzo delle forniture certificate biologiche di mangimi a base di grano e soia. “Noi rifiutiamo l'utilizzo di mangimi OGM”, dice l'azienda, “per i nostri animali per evitare il rischio di contaminazione. Per questo abbiamo abbracciato il Non-GMO Project. La contaminazione da OGM è un rischio per la sicurezza alimentare dei consumatori come per la nostra certificazione. È fondamentale coalizzarsi se vogliamo garantire un futuro al settore biologico e alle fattorie a conduzione familiare, come la nostra, ovunque esse siano”.

    Un gruppo di ricercatori dell'Agriculture and Agri-Food Canada (AAFC) è riuscito a dimostrare che i transgeni di una colza OGM resistente agli erbicidi si trasferiscono nel pool genetico della parentale selvatica e che i tratti di resistenza persistono nelle generazioni successive per un periodo di almeno sei anni. Il trasferimento orizzontale di geni da piante OGM a parentali selvatiche era stato già documentato dalla letteratura scientifica per diverse colture di interesse agricolo. Tuttavia, poco si sapeva del destino del transgene nel tempo. La Fondazione Diritti Genetici cita uno studio pubblicato recentemente su Molecular Ecology, che fa luce sulle conseguenze derivanti dal fenomeno dell'ibridazione: le popolazioni ibride, a quanto pare, possono sfuggire ai normali fattori di controllo ecologici e trasformarsi in super-infestanti, eliminando completamente le specie vegetali naturali. Si dimostrano dunque quanto mai fondati i dubbi espressi da più parti sulla sicurezza delle piante geneticamente modificate. Nessuno può più continuare a sostenere, come alcuni esperti dell'EFSA, che la contaminazione tra colture OGM e parentali selvatiche sia un evento raro.

    “Le coltivazioni geneticamente modificate rappresentano un grave rischio per l'ambiente e l'agricoltura. Ogni volta che la ricerca indipendente è messa in condizioni di operare, si dimostra che questa tecnologia è tutt'altro che sicura”. Loredana De Petris, senatrice de La Sinistra Arcobaleno, ha commentato così i risultati della ricerca canadese resi noti dalla Fondazione dei Diritti Genetici. “Dopo l'insetto resistente alla tossina Bt del cotone OGM, scoperto negli Stati Uniti - ha dichiarato la senatrice - ora è la volta delle varietà parentali selvatiche della colza contaminate dai transgeni. Sono evidenze scientifiche che le aziende titolari dei brevetti si sono ben guardate dall'inserire nelle loro richieste di autorizzazione presentate alle autorità europee. Bene ha fatto la Francia a vietare la coltivazione del mais OGM”.

    Per prevenire il diffondersi delle contaminazioni di riso transgenico, scienziati della Zhejiang University, del gruppo del Dr. Zhicheng Shen, hanno creato un metodo per terminarlo selettivamente: basta una spruzzata di Bentazon, un comune erbicida usato per il riso. Secondo il Dr. Mae-Wan Ho, geneticista, biofisico e direttore dell'Institute of Science in Society, non soltanto la contaminazione all'interno della stessa specie. Gli OGM sarebbero fonte di “perturbazioni genetiche”, potenzialmente in grado di colpire tutti gli esseri viventi. Il DNA modificato è incline a ricombinarsi e a trasferirsi in altri esseri viventi, virus o batteri soprattutto, e attraverso essi può penetrare nelle cellule vegetali e animali, incluse quelle umane. È questa la cosiddetta “contaminazione orizzontale”. Avviene spesso, la sua incidenza è sottostimata e potrebbe essere la causa di nuove malattie virali e batteriche, di resistenze ad antibiotici e a farmaci che si sono verificate a partire dagli anni '70, cioè da quando è iniziata l'ingegneria genetica.

    La comunità scientifica ha sempre negato, con veemenza, questa eventualità, sostenendo che il DNA transgenico, così come tutto il DNA, degrada rapidamente una volta fuori della cellula. Nonostante diverse pubblicazioni, nel corso degli anni '90, abbiano mostrato l'evidenza che il DNA persiste in tutti gli ambienti e può trasferirsi alle cellule di molte specie. L'ingegneria genetica non è altro che trasferimento genetico orizzontale facilitato e ricombinazione. RNA e DNA modificati, oggi parte di molti prodotti alimentari che consumiamo, contengono non solo nuove combinazioni di geni, ma anche geni sintetici non esistenti in natura che mirano ad alterare l'espressione genica spingendola verso livelli abnormali.

    Il DNA transgenico è progettato proprio per diffondersi orizzontalmente, attraverso vettori virali o plasmidi batterici che si integrano nei genomi. Durante questo processo, si verificano diverse ricombinazioni e riarrangiamenti, a cui si deve l'alta instabilità, e l'alto rischio tossicità, delle specie transgeniche. L'espressione di un gene usa come segnale i promotori. Il promotore “CaMV 35S”, presente in ogni specie transgenica commercializzata, è usato da molti transgeni quando avvengono le ricombinazioni che consentono il trasferimento orizzontale del DNA transgenico. Ma il CaMV 35S è attivo non solo nelle piante e negli organismi vegetali, bensì nelle specie animali e in quelle umane. Di conseguenza, ha il potenziale per attivare virus dormienti e provocare il cancro, specie in situazioni di instabilità come nel caso delle specie transgeniche.

    La principale tecnica di modificazione genetica delle piante si basa sulle proprietà naturali del batterio Gram negativo “Agrobacterium tumefaciens” di infettare molte piante trasferendovi parte del proprio patrimonio genetico. L'infezione di Agrobacterium causa una crescita dei tessuti vegetali in modo simile a quanto accade nei tumori animali, formando la cosiddetta “galla a corona” o “tumore del colletto”. La proliferazione del tessuto vegetale è indotta da un plasmide batterico, detto “Ti”, che viene trasferito all’interno della cellula mentre il batterio rimane adesso all'esterno, in corrispondenza di un’abrasione che può essere provocata dalle pratiche agricole (come gli innesti) o da punture di insetti. Successivamente, una specifica porzione di questo plasmide, detta “T-DNA”, è trasferita e integrata stabilmente nel genoma delle cellule vegetali. Questo pezzo di DNA contiene vari geni, alcuni dei quali codificano particolari fattori di crescita necessari alla sopravvivenza del batterio, mentre altri determinano uno squilibrio nella produzione di alcuni fattori ormonali di crescita della pianta che porta alla formazione delle galle. Poiché i tumori indotti dall'Agrobacterium possono ingrandirsi a tal punto da compromettere lo sviluppo dei tessuti sani della pianta, per utilizzare il batterio come veicolo per il trasferimento di DNA artificiali è indispensabile innanzitutto rimuovere i geni responsabili del tumore.

    Nel 1983, fu prodotta la prima pianta OGM, capace di crescere in presenza di kanamicina (farmaco antibatterico) grazie all'introduzione, tramite batterio, di un plasmide ricombinante codificante la resistenza all'antibiotico. Diversamente da quanto avviene per gli animali geneticamente modificati, poiché le cellule vegetali hanno caratteristiche di totipotenza, la trasformazione genera cellule dalle quali possono svilupparsi piante complete in grado di riprodursi normalmente. Tuttavia, poiché molte specie di primaria importanza economica (quali riso, mais e frumento) non sono ospiti naturali dell'Agrobacterium, e pertanto non sono facilmente trasformabili con questo metodo, sono stati messi a punto altri sistemi di trasformazione, come il “metodo del cannone” o “biolistico”. Con questa tecnica, piccole particelle (1-2 mm di diametro) vengono rivestite di DNA e “sparate” ad alta velocità in modo da farle penetrare attraverso le pareti delle cellule intatte, veicolando così il materiale genetico. Tale metodo è stato usato, per esempio, per la produzione del più noto cereale OGM, il mais Bt.

    Esistono oggi piante OGM realizzate con queste tecniche: varietà resistenti a malattie, a insetti dannosi, a erbicidi e a stress ambientali come la siccità; varietà “potenziate” per migliorare i processi di trasformazione microbica delle derrate agricole, per la produzione di vaccini e di sostanze ad attività farmacologica, per la riduzione di allergeni naturali e la decontaminazione ambientale.

    Marie-Monique Robin è una che sta pestando duramente i piedi alla Monsanto con “Le monde selon Monsanto”, un film-documentario, che è anche DVD riservato alle scuole e libro, presentato alla Fiera del libro di Parigi. Oggetto del documentario sono i disastri ambientali seminati in giro per il mondo dalla Monsanto. Robin tratta della commercializzazione delle sementi OGM che oltre a strozzare le economie dei paesi in crescita causano malattie e avvelenamenti, ma anche degli oltre 800 contadini indiani morti suicidi perché non più in grado di pagare le royalties e i prodotti alla Monsanto. Come dice Fritjof Capra, nel video “Contaminated”, dare sementi OGM in uso per un anno senza la possibilità di riprodurle e conservarle è: “come rendere i contadini dei drogati e i fornitori di sementi dei pusher”. Vandana Shiva dice nel video: “È qualcosa di più potente delle bombe, di più potente delle armi. Il controllo dei semi e del nutrimento”. E ha denunciato la Monsanto all'Alta corte federale dell'India.

    Spiega Robin che Il “sistema Monsanto” tiene in pugno Argentina, Canada e India. In spregio a tutte le leggi nazionali di tutela dell'ambiente e delle biodiversità. Ma Marie-Monique Robin nel suo libro riserva un’altra sorpresa. L'intervista a Manuela Malatesta, ricercatrice presso l’Università di Pavia. Scrive Robin: “È ancora segnata dall'esperienza avuta qualche anno fa che l'ha costretta a lasciare l’Università di Urbino dove aveva lavorato per più di dieci anni. Tutto a causa di uno studio sugli effetti della soia transgenica.

    La giovane ricercatrice ha fatto ciò che nessuno aveva mai osato: ripetere gli studi tossicologici dello studio condotto nel 1996 dalla Monsanto. In pratica con la sua equipe ha alimentato un gruppo di ratti con una dieta normale (gruppo di controllo) e un altro gruppo con la stessa dieta in cui era stato aggiunta la soia resistente al Roundup, un erbicida prodotto dalla stessa Monsanto. In media, le cavie nutrite con soia OGM sono decedute un paio di anni dopo. La ricercatrice ha potuto notare che le cellule del fegato, pancreas e testicoli erano come stressate. Purtroppo, la ricercatrice non ha potuto proseguire questi studi preliminari perché i finanziamenti sono stati sospesi. Ma tutto questo accanimento, e la perdita del laboratorio di ricerche dopo la pubblicazione del suo studio, lasciano pesanti dubbi alla Malatesta.

    La Coalizione ItaliaEuropa-Liberi da OGM, formata da 32 organizzazioni che rappresentano nel loro insieme diversi milioni di italiani, ha lanciato un appello ai candidati delle prossime elezioni:

    È convinzione della Coalizione che il sistema agroalimentare, nelle moderne economie post-industriali, assuma una nuova decisiva centralità: sul piano economico, ambientale, sociale, culturale, della salute e del benessere delle persone.

    In questo importante momento elettorale, la Coalizione Le chiede – nella sua veste di candidato – di sottoscrivere il seguente appello: “Sostengo un modello agro-alimentare in cui il cibo e la sua qualità (organolettica, ambientale e sociale) siano il cuore dello sviluppo fatto di persone e territori, salute e qualità, sostenibilità e innovazione, fondato sulla biodiversità, libero da OGM”.

    E-mail Alessio Mannucci:
    mannucciales@tiscali.it

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