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    L'Impronta Ecologica

    Riflettere sui nostri consumi e sul nostro stile di vita, per ridurre il nostro peso sull'ambiente e sulle risorse del Pianeta: per ridurre cioè la nostra impronta ecologica e raggiungere un'economia e uno sviluppo sostenibili.
    8 aprile 2008 - Redazione Res Marche
    Fonte: Alcuni paragrafi di questa pagina sono tratti dal mensile Manitese (giugno 2002).

    Scopo

    Riflettere sui nostri consumi e sul nostro stile di vita, per ridurre il nostro peso sull'ambiente e sulle risorse del Pianeta: per ridurre cioè la nostra impronta ecologica e raggiungere un'economia e uno sviluppo sostenibili. Il nostro "spensierato" consumismo, l'idea che l'obiettivo dell'economia debba essere una crescita senza limiti ci sta portando verso un collasso planetario che presto diventerà irrimediabile, se non ci decidiamo a cambiare radicalmente direzione.

    Introduzione

    Per tenere sotto controllo il progresso verso lo sviluppo sostenibile, è necessario essere in grado non solo di definire, ma anche di misurare i vari aspetti della sostenibilità: i limiti che ci impone la natura, il nostro impatto su di essa e la nostra "qualita'" della vita.

    L'impronta Ecologica è un metodo pratico, messo a punto negli anni Novanta da Mathis Wackernagel e William Rees, che permette di visualizzare in termini di superficie il nostri impatto sull'ecosistema terrestre e, dunque, di capire se eccede quanto la natura può supportare sul lungo termine e individuare i punti su cui intervenire per diminuire il nostro "peso" sull'ecosistema terrestre. Si tratta, in pratica, di calcolare l'area di terra produttiva (campi coltivati, pascoli, foreste, sottosuolo) e di mare necessaria a sostenere i nostri consumi di materie prime e di energia e ad assorbire i nostri rifiuti.

    Il Test: Calcola la tua Impronta Ecologica

    Per sapere qual è la tua impronta ecologica, devi effettuare una piccola ricerca sui consumi della tua famiglia.

    Compila la scheda, che trovi in fondo a questo testo, e calcola il tuo punteggio

    Se scopri di lasciare una grossa impronta sul pianeta, prova a modificare qualche comportamento e riprova a calcolare l'impronta ecologica, per scoprire se riesci a diminuirla.

    La situazione attuale

    Dagli anni sessanta ad oggi, l'area di risorse naturali necessaria per alimentare i flussi di energia e materia utilizzati nell'attività umana, è globalmente raddoppiata, con un tasso di crescita ben oltre i limiti di produttività della natura. L'Impronta ecologica di uno statunitense medio è quasi due volte quella richiesta da un europeo occidentale, e circa 5 volte più grande di quella di un asiatico, africano e sudmericano medio. Se attualmente ogni essere umano consumasse tante risorse naturali ed emettesse tanta CO2 quanto un americano, avremmo bisogno di una superficie complessiva pari ad altri due pianeti come la Terra!

    Secondo vari studi, nei paesi industrializzati bisognerebbe ridurre da quattro a dieci volte l'intensità di uso di materia ed energia. Ma la vera, necessaria rivoluzione sarà passare dalla mentalità del possesso alla mentalità dell'uso: cioè imparare a utilizzare più intensamente, e collettivamente, strumenti e infrastrutture, dalle lavatrici alle fotocopiatrici. Immaginate per esempio che le aziende produttrici le noleggino, invece di venderle: avrebbero tutto l'interesse a costruirle il più resistenti possibile e in materie prime riciclabili, per poterle recuperare alla fine dell'uso....

    L'impronta ecologica italiana

    L'impronta ecologica dell'italiano medio, pur con notevoli differenze tra zona e zona, è di 3,11 ettari (2,21 ettari di ecosistemi produttivi terrestri e 0,9 ettari di ecosistemi produttivi marini), pari a circa a un quadrato di 200 metri di lato, mentre la disponibilità è valutata tra 0,82 e 1 ettaro pro-capite.

    Consumiamo dunque più del triplo di quello che ci spetterebbe, e il deficit (come tutti i paesi ricchi) lo colmiamo in gran parte importando risorse a basso costo dal Terzo mondo (ecco perché è così utile costringerlo a stare sul mercato mondiale mantenendolo però nella miseria, intrappolato dal debito e privo di qualsiasi potere contrattuale). Come se non bastasse, i nostri consumi sono in crescita: un italiano medio produce 398 chili di rifiuti all'anno e quasi il doppio di CO2 rispetto alla media mondiale (10 volte più di un indiano), consuma 150 chili di carta all'anno (quattro volte più della media mondiale, 75 volte più di un indiano), tre volte più combustibili fossili rispetto alla media mondiale e 23 volte più di un indiano. Possediamo un'auto ogni due individui (una ogni dieci la media mondiale, una ogni 500 quella indiana). Per diventare ecologicamente sostenibili - e un po' più equi - dovremmo ridurre i nostri consumi del 75%. Anche perché - sarebbe ovvio, ma è bene sottolinearlo - per ogni persona che, come noi italiani, consuma tre volte più di quel le spetta c'è qualcun altro, magari dall'altra parte del mondo, che deve accontentarsi di un terzo.

     

     

    Impronta Ecologica degli Italiani(ettari pro capite)

    Categorie di
    consumo

    Terra per
    assorbire CO2

    Terre agricole

    Pascoli

    Foreste

    Superficie edificata

    Mare

    Totale

    Alimenti

    0,15

    0.26

    0,55

    0,03

     

    0,09

    1,89

    Abitazioni e infrastrutture

    0,26

     

     

    0,13

    0,04

     

    0,43

    Trasporti

    0,36

     

     

     

    0,02

     

    0,38

    Beni di consumo

    0,20

    0,01

     

    0,07

     

     

    0,28

    Servizi

    0,13

     

     

     

     

     

    0,13

    TOTALE

    1,10

    0,27

    0,55

    0,23

    0,06

    0,90

    3,11


    Come si calcola?

    Il punto di partenza per il calcolo dell'impronta ecologica è la stima dei diversi consumi che possiamo raggruppare in 5 categorie: gli alimenti, le abitazioni e le infrastrutture, i trasporti, i beni di consumo, i servizi. Ognuno di questi consumi comporta una impronta ecologica per più motivi: terreno necessario per produrre l'energia in forme sostenibili (senza utilizzare combustibili fossili o destinando del terreno all'assorbimento degli inquinanti che derivano dalla combustione), terreno agricolo, pascoli, terreno forestale, terreno degradato, superficie marina. Comprendere quanta superficie di diverso tipo debba essere associata ai vari consumi non è molto semplice. Fortunatamente esistono dati già elaborati che ci aiutano, in parte, ad eseguire il calcolo dell'impronta. I seguenti esempi ci aiuteranno a capire di più.

    Alimenti
    Il consumo di un Kg di pane comporta una impronta ecologica di circa 29,7 mq. La stessa quantità di carne bovina comporta una impronta di più di 300 mq. I vegetali, il cui ciclo di produzione e consumo è più breve, comportano una impronta di circa 7 mq. Il consumo di un uovo comporta una impronta di 2,53 mq mentre bere un bicchiere di latte corrisponde a circa 4 mq.

    Abitazioni e infrastrutture
    Le case creano una impronta ecologica a causa dell'occupazione diretta del suolo e del consumo di energia e materiali per realizzarle e mantenerle. Ad esempio si stima che una casa tipica dello standard americano di 150 mq crei una impronta di quasi un ettaro e mezzo. Ovviamente, maggiori sono le persone che abitano in quella casa e minore sarà l'impronta procapite.

    Trasporti
    Il trasporto incide sull'impronta ecologica per via del consumo di combustibile e dell'energia impiegata per la realizzazione dei veicoli. A titolo di esempio si consideri che l'impronta ecologica di una persona che percorre 5 chilometri due volte al giorno per ogni giorno lavorativo può essere pari a circa 120 mq se usa la bicicletta, circa 500 mq se usa l'autobus, più di 2500 mq se usa l'automobile.

    Beni di consumo
    Mobili, apparecchiature, vestiario, calzature e altri "beni di consumo" partecipano in modo significativo alla formazione dell'impronta ecologica. Ad esempio, un paio di scarpe di cuoio crea un'impronta di circa 300 mq, una lavatrice di circa 2500 mq.

    Servizi
    Fare una telefonata, stipulare un'assicurazione ed altre utilizzazioni di servizi pubblici o privati sono tutte attività che comportano consumi di energia e di materiali e, di conseguenza, la partecipazione alla formazione dell'impronta ecologica. Ad esempio si stima che la spesa di 50 euro in servizi telefonici comporti una impronta di circa 200 mq.

    Quanta terra ci spetta?

    Dei 51 miliardi di ettari di superficie complessiva del pianeta, solo 15 miliardi sono rappresentati dalle terre emerse e le aree modificate direttamente da interventi umani (pascoli, campi, superfici edificate, strade ecc.) rappresentano circa il 35% delle terre emerse. Dividendo la terra e il mare produttivi per il numero di esseri umani che abitano il pianeta, risulta che ciascuno di noi ha a disposizione 2,1 ettari. Ma occorre anche considerare la superficie necessaria alle altre specie, cioè alla conservazione della biodiversità, stimata in circa il 12% delle terre emerse. Sottratte le quali, per gli umani rimangono 1,8 ettari a testa (in realtà ne "usiamo" in media 2,3 a testa, e vedremo dopo cosa significa).

    Nel 2050, se raggiungeremo i 9,3 miliardi di esseri umani previsti dalle proiezioni dell'Onu, diventeranno meno di 1,2 ettari pro-capite. La terra produttiva infatti si riduce costantemente, sia per l'inquinamento e il sovra-consumo di risorse (terreni fertili, acqua, legname, pesce, ecc.), che provoca desertificazione ed erosione, ma soprattutto per l'aumento degli abitanti della terra: agli inizi del secolo scorso, quando la popolazione mondiale stava raggiungendo i due miliardi, ogni individuo aveva a disposizione in media 5,6 ettari, oggi ne abbiamo circa un terzo.

    I=PxAxT
    Colpa di africani, indiani e cinesi che fanno troppi figli? La questione non è così semplice. C'è una formula, messa a punto più di trent'anni fa dall'ecologo Paul Ehrlich e dall'esperto di energia John Holdren, che ci permette di valutare l'impatto di una popolazione sull'ambiente: la famosa equazione I=PxAxT. Non fatevi spaventare, non è difficile: sta per Impatto uguale Popolazione per Affluenza (cioè consumo medio di risorse per persona) per Tecnologie (cioè indice della dannosità ambientale delle tecnologie che forniscono i beni consumati). Ora, è evidente che per il Sud del mondo il problema è ridurre le loro popolazioni, dato che non si può certo pretendere che riducano i consumi o le tecnologie (anzi, dovrebbero aumentarli). Viceversa, per i paesi occidentali l'obiettivo dovrebbe essere proprio limitare questi ultimi due fattori.

    I più spreconi di natura

    E' quello che stiamo facendo? Evidentemente no: anzi, stiamo facendo proprio il contrario. Prendiamo gli statunitensi, indiscussi leader della classifica mondiale dello spreco: hanno un'impronta ecologica media di 9,6 ettari e mezzo a testa, contro una disponibilità di terra produttiva, sul loro territorio, di 5,8 ettari. Un deficit netto, dunque, di 3,8 ettari. Un americano medio produce 730 chili di rifiuti l'anno, mangia cento chili di carne, consuma 600 litri di acqua al giorno e brucia energia quanto quattro italiani, 160 tanzaniani e 1.100 ruandesi. Di più: il sistema di produzione americano è molto inefficiente, nel senso che spreca tantissima energia. Risultato: ogni americano produce 27 volte più anidride carbonica della quota che è stata calcolata come "sostenibile": 20 tonnellate all'anno, contro le 7,4 di un italiano e le 0,2 di un cittadino dei paesi poveri.

    Debiti e crediti

    Ovviamente ci sono disparità, legate al reddito, anche all'interno dei paesi ricchi: si stima ad esempio che il 20% più povero della popolazione canadese abbia un'impronta ecologica media procapite di meno di tre ettari a testa, mentre quella del 20% più ricco supera i 12 ettari. C'è da sottolineare poi che alcune popolazioni del Sud del mondo, come i cinesi, pur consumando mediamente molto poco, sono in "deficit" a causa dell'abbondanza di abitanti e della scarsità di terra produttiva (1,6 ettari contro una "biodisponibilità" di 1,1). In pareggio invece i pur numerosissimi indiani, grazie alla modestia dei consumi (0,7 ettari). Ma può verificarsi anche il caso contrario: l'Australia ad esempio, pur avendo un'impronta enorme (6,9 ettari), ha una densità di popolazione così bassa da trovarsi in credito di terra produttiva (14,2 ettari). In generale tuttavia sono gli abitanti del Sud del mondo ad avere i maggiori "crediti", dovendo accontentarsi in media di mezzo ettaro a testa contro i quasi due che gli spetterebbero, facendo i conti su scala globale; fino a estremi come quello del Bangladesh, con una misera impronta da 0,07 ettari.

    Stiamo intaccando il capitale

    Secondo il rapporto del 2000 del Living Planet, negli ultimi 30 anni l'impronta ecologica globale dell'umanità è aumentata del 50%; nello stesso periodo, il declino degli ecosistemi è stato stimato del 33%. In pratica, significa che negli anni Settanta abbiamo compiuto il sorpasso: il ritmo dei consumi delle risorse naturali (acqua, terra fertile e così via) ha superato la loro capacità di rinnovarsi e oggi la nostra impronta globale supera di almeno il 30% la capacità biologica produttiva della terra. La terra, dunque, impiega 1,3 anni per rigenerare ciò che l'umanità consuma in un anno. E dato che il 20% più ricco dell'umanità (cioè noi dei paesi occidentali) consuma oltre l'80% delle risorse naturali, questo significa che la popolazione dei paesi "sviluppati" supera da sola la capacità di carico del pianeta.

    Come ridurre l'impronta

    Cambiare i comportamenti individuali è il primo, indispensabile passo. Cosa significa? Anzitutto ridimensionare i consumi, a tutti i livelli. Ad esempio rinunciando all'idea che per utilizzare un'attrezzatura bisogna per forza possederla. Sicuri che vi ci vogliano tre auto in famiglia? Avete considerato lo spreco enorme di materia ed energia "intrappolate" in un'auto che sta ferma 23 ore su 24? Provate a prendere in considerazione il car sharing, dove esiste, oppure le condivisioni con amici e vicini. Il che non toglie che sia meglio spostarsi, ogni volta che si può, a piedi o in bici o con i mezzi pubblici (a parità di percorso, l'impronta ecologica legata all'uso dell'auto è 12 volte maggiore di quella della bici e cinque volte più grande di quella di un mezzo pubblico). Passiamo al cibo. Le regole generali sono presto dette: preferire tutto ciò che è fresco, vegetale, biologico, di stagione, prodotto il più vicino possibile, poco o per niente lavorato, con imballaggio ridotto e riciclabile o, meglio ancora, riutilizzabile. Gruppi di acquisto solidali, mercati e negozietti sono molto meglio del supermarket. L'agricoltura intensiva, al di là dei miti, è altamente inefficiente: l'energia ricavata dal raccolto è spesso inferiore a quella necessaria per produrlo, soprattutto se si fa un forte uso di fertilizzanti chimici. Il consiglio? Evitare i vegetali di serra (la loro impronta ecologica è da 10 a 20 volte superiore a quella dei prodotti in campo aperto) e preferire i cibi biologici. Il consumo di carne e pesce va abolito o ridotto al minimo (la produzione di proteine animali "costa" sprechi enormi di energia). Il consumo di acqua minerale andrebbe eliminato, tanto più se in bottiglia di plastica.

    Ecologia quotidiana

    La parola d'ordine, insomma, è limitarsi il più possibile, con un occhio all'efficienza. Un buon manuale, come il "Manuale pratico di ecologia quotidiana" di Marinella Correggia (Oscar Mondatori), vi potrà dare tante ottime idee e spunti. Per il resto, largo alla fantasia. Perché "risparmiare" può essere stimolante e persino divertente. "Possedere di meno non comporta necessariamente una privazione", osserva Wackernagel, "al contrario: può essere una liberazione. Migliaia di persone in Europa stanno scoprendo quanti vantaggi personali possono ricavare dal ridimensionarsi: vivere senza debiti, avere più tempo per sé e per gli altri, per i propri interessi e per le relazioni. La riduzione dei desideri materiali ci aiuta a liberarci dalla competizione e dal vortice dell'ansia. La liberazione deriva dal capire che il vero appagamento, la vera libertà dipende non dall'avere di più, come vogliono farci credere, ma dall'avere meno necessità". Lo dimostra l'esperienza di Bilanci di Giustizia (visita il sito), gruppi di famiglie che in tutta Italia stanno sperimentando uno stile di vita all'insegna della sobrietà, dell'equità e della sostenibilità ambientale.

    Per approfondire

    • Il sito del WWF dove poter compilare il questionario sull'Impronta Ecologica on-line (visita il sito)
    • Il sito di My Footprint - in inglese (visita il sito)

     

    Test dell'Impronta Ecologica

    Rispondi alle domande e calcola la tua impronta personale sommando i punteggi che ottieni:

    Casa

    1. Quante persone vivono con te?

    •  
      • 1 (+30 punti)
      • 2 (+25 punti)
      • 3 (+20 punti)
      • 4 (+15 punti)
      • 5 o più (+10 punti)

    2. In che modo è riscaldata la casa?

    •  
      • Gas naturale (+30 punti)
      • Elettricità (+40 punti)
      • Olio combustibile (+50 punti)
      • Energia rinnovabile (+0 punti)

    3. Quanti punti di acqua (bagno, cucina, lavanderia, balcone) ci sono?

    •  
      • Meno di 3 (+5 punti)
      • 3-5 (+10 punti)
      • 6-8 (+15 punti)
      • 8-10 (+20 punti)
      • Più di 10 (+25 punti)

    4. In che tipo di casa abiti?

    •  
      • Appartamento/condominio (+20 punti)
      • Villetta (+40 punti)

    Alimentazione

    5. Quante volte alla settimana mangi carne o pesce?

    •  
      • 0 (+0 punti)
      • 1-3 (+10 punti)
      • 4-6 (+20 punti)
      • 7-10 (+35 punti)
      • Più di 10 (+50 punti)

    6. Quanti pasti cucini personalmente (compresi quelli portati a scuola /lavoro)?

    •  
      • Meno di 10 (+25 punti)
      • 10-14 (+20 punti)
      • 14-18 (+15 punti)
      • Più di 18 (+10 punti)

    7. Quando acquisti alimenti preferisci prodotti locali?

    •  
      • Si (+5 punti)
      • No (+10 punti)
      • Qualche volta (+15 punti)
      • Raramente (+20 punti)
      • Non lo so (+25 punti)

    Acquisti

    8. Quanti acquisti importanti (stereo, televisore, computer, automobile, mobili, elettrodomestici) hai fatto nel corso degli ultimi 12 mesi?

    •  
      • 0 (+0 punti)
      • 1-3 (+15 punti)
      • 4-6 (+30 punti)
      • Più di 6 (+45 punti)

    9. Hai acquistato articoli a risparmio energetico negli ultimi 12 mesi?

    •  
      • Si (+0 punti)
      • No (+25 punti)

    Trasporti

    10. Se hai un mezzo qual è?

    •  
      • Bicicletta (+15 punti)
      • Utilitaria (+35 punti)
      • Vettura intermedia (+60 punti)
      • Berlina (+75 punti)
      • Macchina sportiva, monovolume o familiare (+100 punti)
      • Van, utilitty vehicle o fuoristrada (+130 punti)

    11. Come vai a scuola/lavoro?

    •  
      • In automobile (+50 punti)
      • Con i mezzi pubblici (+25 punti)
      • Con uno scuolabus (+20 punti)
      • A piedi (+0 punti)
      • In bicicletta o pattini a rotelle (+0 punti)

    12. Dove hai passato le vacanze nel corso dell'ultimo anno?

    •  
      • Niente vacanze (+0 punti)
      • Nella mia regione (+10 punti)
      • In Italia (+30 punti)
      • In Europa (+40 punti)
      • In un altro continente (+70 punti)

    13. Quante volte utilizzi l'automobile per il fine settimana?

    •  
      • 0 (+0 punti)
      • 1-3 (+10 punti)
      • 4-6 (+20 punti)
      • 7-9 (+30 punti)
      • Più di 9 (+40 punti)

    Rifiuti

    14. Fai la riduzione dei rifiuti (per esempio preferisci imballaggi ridotti,rifiuti l'invio di posta pubblicitaria, preferisci contenitori riutilizzabili)?

    •  
      • Sempre (+0 punti)
      • Qualche volta (+10 punti)
      • Raramente (+15 punti)
      • Mai (+20 punti)

    15. Quanti sacchi della spazzatura produci ogni settimana?

    •  
      • 0 0 punti)
      • Mezzo sacco (+5 punti)
      • 1 sacco (+10 punti)
      • 2 (+20 punti)
      • Più di 2 (+30 punti)

    16. Ricicli i giornali, le bottiglie di vetro e quelle di plastica?

    •  
      • Sempre (+5 punti)
      • Qualche volta (+10 punti)
      • Raramente (+15 punti)
      • Mai (+20 punti)

    17. Prepari il compost con i rifiuti della frutta e della verdura?

    •  
      • Sempre (+5 punti)
      • Qualche volta (+10 punti)
      • Raramente (+15 punti)
      • Mai (+20 punti)

    Risultati

    • Meno di 150 punti: impronta ecologica inferiore a 2 ettari
    • 150 - 350: tra 2 e 4 ettari (la maggior parte degli italiani)
    • 350 - 550: tra 4 e 6 ettari
    • 550 - 750: tra 6 e 10 ettari

     

     

    Allegati

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