barralunga

REES Marche

RSS logo

Calendario

    Beni comuni

    Il Mosaico Dell'economia Solidale

    Sintesi della relazione di Andrea Saroldi
    23 aprile 2008 - Andrea Saroldi
    Fonte: Redazione Rees Marche

    Dalla critica dell'attuale modello economico all'economia solidale

    Sintesi della relazione di Andrea Saroldi, 23 aprile 2008

    Il Consumatore Etico

    Le quattro domande

    Nella prima lezione di questo corso sono stati affrontati i principali nodi problematici che presenta l'attuale sistema economico. In estrema sintesi, possiamo riassumerli in quattro domande, che rappresentano le motivazioni che spingono al cambiamento. Infatti, l'attuale sistema economico presenta degli enormi problemi per quanto riguarda la giustizia, ovvero la ripartizione tra gli uomini di quanto serve per vivere, e l'ambiente, ovvero la capacità di questo modello di produzione e consumo di durare nel tempo senza minare le basi naturali che lo sostengono.

    Come se non bastasse, questo sistema fa sentire i suoi effetti negativi (inquinamento, salute, stress, precarietà) anche sulle popolazioni del Nord che ne risultano avvantaggiate, ponendo anche delle grosse domande sulla sua efficacia rispetto al benessere e al bisogno di senso e socialità.

         Queste pressanti domande di giustizia, natura, benessere e senso che ci pone il sistema economico attuale stanno da tempo scatenando delle reazioni, nella ricerca di pratiche che possano fornire delle risposte, anche se parziali, a queste domande.

     

    I profili del consumatore

    Queste domande vengono sentite in primo luogo a livello personale, e costituiscono la molla che fa scattare comportamenti e scelte diverse. La diffusione di questi interrogativi nelle nostre coscienze, e la necessità di costruire risposte concrete che attraversano le nostre azioni di tutti i giorni, emerge chiaramente a livello di indagine statistica se analizziamo i profili dei consumatori.

         Secondo la ricerca curata da Massimo Lori e Federica Volpi ("Scegliere il bene"), possiamo identificare in Italia tre stili di consumo: tradizionalista, narcisista ed etico. Lo stile  tradizionalista, il più diffuso (47% del campione), intende il consumo soprattutto come uno strumento rivolto a soddisfare i bisogni primari, un modo per procurarsi il necessario per vivere. I prodotti vengono valutati concretamente in base al loro valore d'uso; il consumatore tradizionalista persegue il valore della parsimonia ed il gusto per il necessario.

         Il consumatore narcisista (37%) invece attribuisce ai prodotti un forte valore simbolico, ad esempio scegliendo il prodotto in base alla marca e alle caratteristiche estetiche, vedendo il consumo come una pratica attraverso la quale riconoscere la propria posizione sociale o l'appartenenza ad una comunità. Il consumatore narcisisita cerca oggetti di buon gusto e vede essenzialmente il consumo come un mezzo per vivere in modo agiato.

    Infine, il consumatore etico (16%) cerca di declinare le scelte di consumo sul piano etico ispirandosi ad un sistema di valori e rivivendo la pratica del consumo in modo creativo, attribuendole nuove significati. Il prodotto viene valutato in base alle sue caratteristiche fisiche e funzionali, ma anche in base al suo impatto sociale ed ambientale o al comportamento dell'azienda produttrice. Per il consumatore etico l'atto di consumo non è un atto privato, ma rientra in una sfera pubblica in quanto è legato a questioni di ampia portata che riguardano l'interesse collettivo. Il diverso posizionamento dei tre stili di consumo rispetto alle caratteristiche dei beni (simboliche o funzionali) e al tipo di azione (pubblica o privata) può essere rappresentato nella figura che segue (ripresa da Lori e Volpi, fig. 2.1).

    Immagine che descrive i diversi stili di consumo

    - I diversi stili di consumo -

     

    La cosa interessante per il nostro discorso è la figura di questo tipo di consumatore "etico", ed il fatto che sia statisticamente significativo ed in crescita negli ultimi anni.

        Questo tipo di consumatore sente su di sé le quattro domande di cui abbiamo parlato all'inizio, e cerca di trovare delle risposte nelle proprie scelte. Si stanno in questo modo diffondendo molti comportamenti che aggiungono una nuova sfera di significati ai diversi aspetti della nostra vita di tutti i giorni, nel nostro modo di vestire, abitare, mangiare, consumare, risparmiare, muoverci, viaggiare. Infatti, le fome di consumo "responsabile" si diffondono anche oltre al profilo del consumatore etico; secondo questa stessa ricerca, circa un italiano su 3 dichiara di adottare più in generale forme di consumo "responsabile".

    Le Pratiche dell' Altra Economia

     

    Consumo critico

    In Italia questo atteggiamento etico verso il consumo viene solitamente chiamato "Consumo critico", a partire dalla "Guida al consumo critico" che - pubblicata per la prima volta nel 1996 - ha introdotto questo tipo di atteggiamento. La guida rappresenta un "long seller", con 4 edizioni aggiornate e più di venti ristampe, per un totale di 130.000 copie.

         La guida riporta l'analisi del comportamento delle maggiori aziende che si trovano in Italia per gli alimentari ed i prodotti per la casa, e rappresenta un punto di partenza per chi si vuole chiedere cosa sta dietro al prodotto che sta per acquistare, quale è il suo carico sociale ed ambientale, per scegliere di conseguenza.

         Infatti, i consumatori critici sono persone che, quando vanno a fare la spesa, si pongono un sacco di domande sui prodotti che stanno per acquistare: si chiedono in quali condizioni ambientali e di lavoro è stato realizzato un prodotto. L'idea è quella di poter influenzare il mercato inserendo nella domanda le richieste di giustizia, ambiente, benessere e senso. I consumatori critici, applicando questi principi nei diversi campi, sostengono le esperienze di un'altra economia nei diversi settori.

     

    Bilanci di giustizia

    Da questo tipo di critica al consumo e di ricerca di alernative nella nostra vita di tutti i giorni nasce anche l'esperienza dei bilanci di giustizia, lanciati nel 1994, che raccolgomo in gruppo famiglie intenzionate a revisionare criticamente i loro consumi, confrontandosi e aiutandosi all'interno del gruppo. Le famiglie sono poi collegate a livello nazionale per scambiare le esperienze, incontrarsi, elaborare statistiche sui loro bilanci di spesa famigliare e promuovere una cultura della sostenibilità. L'esperienza di queste famiglie ed i loro bilanci dimostrano che è possibile revisionare i propri stili di vita e di consumo, e che in questo modo migliora anche la qualità della propria vita. Oggi i gruppi dei bilanci di giustizia sono una cinquantina e sono presenti in molte città italiane.

     

    Gruppi di acquisto solidale

    I gruppi di acquisto solidale (gas) invece sono gruppi di consumatori che si trovano per acquistare insieme, cercando dei piccoli produttori locali rispettosi dell'ambiente da cui rifornirsi direttamente.

        I gas mettono insieme la critica al modello di consumo con la scelta di percorrere una strada diferente. Questa scelta viene attuata nella ricerca dei piccoli produttori con cui si stabilisce un rapporto diretto e da cui si acquista collettivamente. In questo modo i GAS sostengono i piccoli produttori, mangiano cibi sani e deliziosi, riducono i trasporti di merci e costruiscono relazioni sul territorio.

         Il primo gas è nato a Fidenza nel 1994, e da allora i gruppi si sono molto diffusi attraverso il passaparola. Oggi si contano 400 gruppi censiti in tutta Italia, e molti altri gruppi sono presenti e attivi senza essersi segnalati.

         Il gruppo, oltre alla gestione pratica dell'acquisto, agisce anche sul piano della creazione simbolica, che abbiamo visto riveste un ruolo importante.

         Queste esperienze legate principalmente al consumo sono nate in Italia negli anni '90, ma erano state già preparate a partire dagli anni '80 dalle esperienze di ricerca di alternative nel campo del commercio e della finanza.

     

    Commercio equo e solidale

    Il commercio equo e solidale nasce dalle condizioni disperate dei contadini del Sud del mondo, costretti a vendere i loro prodotti ad un prezzo bassissimo senza potersi opporre allo sfruttamento generato da una lunga catena di intermediazione. Questa forma di commercio cerca quindi di creare dei canali alternativi per l'importazione e la vendita dei prodotti del Sud del mondo, instaurando relazioni dirette tra imporatori e produttori, per consentire una vita dignitosa ai produttori.

         Oggi in Italia i negozi del commercio equo e solidale (Botteghe del Mondo) sono circa 500, ed i prodotti si trovano in circa 5mila punti vendita, grande distribuzione inclusa. Il commercio equo e solidale conta in Italia un fatturato di 120 milioni di Euro e circa 100 organizzazioni, radunate all'interno della associazione AGICES (Associazione Assemblea Generale Italiana Commercio Equo e Solidale).

     

    Finanza etica

    La finanza etica applica alla gestione del risparmio queste stesse logiche, ovvero il rifiuto da parte del risparmiatore di essere un ingranaggio all'interno di un meccanismo di sfruttamento e la ricerca di un canale alternativo in cui i propri risparmi possano servire a sostenere progetti con uno scopo sociale, ambientale o culturale.

         Si tratta di prestiti in cui il risparmiatore sa a chi sono stati affidati i suoi soldi e in cui viene eseguita una valutazione della bontà degli investimenti non solo in termini di garanzie, ma anche considerando per quali attività verranno impegnati.

         La finanza etica nasce in Italia con l'esperienza delle MAG, cooperative nate per la gestione etica del risparmio, e successivamente si articola in diverse esperienze tra cui la nascita di Banca Etica. Oggi le MAG attive sei (Torino, Milano, Reggio Emilia, Verona, Venezia, Roma), una buona rassegna delle esperienze attive si può trovare sul sito della associazione Finansol.it.

     

    Turismo responsabile

    Questi stessi principi si applicano anche al campo del turismo, e troviamo allora il turismo responsabile che a partire dalla valutazione dei danni ambientali, economici e sociali generati dal turismo di massa verso i luoghi di destinazione propone un approccio diverso costruendo delle occasioni di incontro tra culture. In Italia sono un centinaio le organizzazioni che si occupano di turismo responsabile, raggruppate dalla associazione AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).

     

    Agricoltura biologica

    L'agricoltura biologica è un tipo di agricoltura che considera l'intero ecosistema agricolo, sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, promuove la biodiversità dell'ambiente in cui opera ed esclude l'utilizzo di prodotti di sintesi (salvo quelli specificatamente ammessi dal regolamento comunitario) e organismi geneticamente modificati (definizione da Wikipedia).

         A partire dalle esperienze di diversi contadini, l'agricoltura biologica si sviluppa dal 1991 con il regolamento della Commissione Europea che istituisce i marchi. Oggi in Italia troviamo 51.400 imprese produttrici che coltivano una superficie di quasi un milione e 170 mila ettari destinati a foraggio, cereali, olivi, viti, agrumi, frutta, ortaggi.

    Spesso questo tipo di agricoltura, soprattutto su piccola scala, si accompagna ad una nuova figura di contadino che porta avanti un modello di produzione biologico e attento a diversi fattori: "più autosufficienza, più autonomia, un legame molto più forte con il territorio, un'agricoltura più 'bella', più accessibile agli altri, che diventa anche un rafforzamento della società civile e, quindi, implica un rafforzamento della dimensione collettiva" (van der Ploeg 2006).   Questo nuovo contadino nutre un forte legame con la terra e anche lui - da parte sua - vive l'esperienza di produzione come una azione che ha rilevanza non solo personale.

     

    Altre esperienze

    Oltre a queste, troviamo esperienze di un'altra idea di economia in tutti i settori dell'attività economica. In particolare, molte cooperative realizzano i beni di cui abbiamo bisogno nel rispetto dell'ambiente e delle condizioni di lavoro all'interno di strutture a conduzione democratica. Inoltre, possiamo trovare un'altra idea di economia - centrata sulle relazioni - anche in esperienze come le banche del tempo.

         Anche all'estero le pratiche dell'altra economia si stanno diffondendo sotto varie forme, tra le più famose troviamo i "club del baratto" argentini che hanno coinvolto circa 4 milioni di persone, oppure le fabbriche "recuperate" in cui i lavoratori rilevano una fabbrica dal proprietario intenzionato a chiuderla per continuare l'attività secondo forme autogestite.

    Crisi di crescita

    Tutte queste esperienze, nate negli ultimi 30 anni da piccoli gruppi spinti da forti motivazioni, oggi sono in crescita e si stanno diffondendo nell'opinione pubblica. Questo comporta una riflessione sulla direzione da seguire e sul rischio di perdere per strada la corrispondenza agli ideali che le hanno fatte nascere.

         Se consideriamo l'esempio dei gas, possiamo vedere nel grafico la crescita numerica dei gruppi censiti; dopo una fase di avvio di una decina d'anni, ora il numero dei gruppi continua a crescere insieme alla loro visibilità nell'opinione pubblica. Crescite di questo tipo sono in corso in tutte queste pratiche, grazie alla diffusione delle idee e dei comportamenti, principalmente attraverso il passaparola.

    Questo fa si che i consumatori "critici" o "etici" rappresentino un target interessante per il mercato, ed è proprio l'idea di fondo del consumo critico quella di arrivare ad influenzare il mercato attraverso le proprie scelte. Insieme a questo, anche le critiche alle regole del commercio mondiale e ai sistemi di produzione che non rispettano le condizioni di lavoro e l'ambiente hanno conquistato parte dell'opinione pubblica.

         I gas, ad esempio, si stanno proprio interrogando su questa crescita, chiedendosi come possa essere utilizzata a sostegno delle forme di economia alternativa. Stanno così cercando di coordinarsi tra più gas per sostenere produzioni e servizi che richiedono una filiera più complessa come nel caso della telefonia insieme alla Coop. Soc. Livecom, del tessile con diversi progetti (Be Cotton della Coop. Raggio Verde, felpa dei gas e Made in NO) e dell'energia.

    Grafico che descrive la - Crescita del numero di gas censiti negli anni -

     

    - Crescita del numero di gas censiti negli anni -

     

    L'Economia Solidale

    Caratteristiche

    Tra queste esperienze sta nascendo la consapevolezza di trattarsi di forme economiche che vogliono applicare la collaborazione alle diverse attività umane: produzione, commercio, servizi, finanza, consumo, etc. Si sta quindi affermando il termine "economia solidale" per rappresentarle, anche se non si può trattare di una definizione precisa in quanto come abbiamo visto si riferisce ad esperienze molto varie.

         Le caratteristiche dell'economia solidale possono essere sintetizzate nei punti che seguono, etratti dalla "Carta per la rete italiana di economia solidale":

    • nuove relazioni tra i soggetti economici basate sui principi di reciprocità e cooperazione;
    • giustizia e rispetto delle persone (condizioni di lavoro, salute, formazione, inclusione sociale, garanzia dei beni essenziali);
    • rispetto dell'ambiente (sostenibilità ecologica);
    • partecipazione democratica;
    • disponibilità a entrare in rapporto con il territorio (partecipazione al "progetto locale");
    • disponibilità a entrare in relazione con le altre realtà dell'economia solidale condividendo un percorso comune;
    • impiego degli utili per scopi di utilità sociale.

     

    Ruolo

    Per inquadrare il ruolo che possono giocare le esperienze di economia solidale, può essere utile considerare l'approccio proposto da Jean-Louis Laville nel primo capitolo del suo libro "L'economia solidale", in cui identifica tre tipi di economie, o poli economici (vedi figura):

    -         l'economia monetaria di mercato - il settore privato, guidato dal principio del mercato;

    -         l'economia monetaria non di mercato - l'economia pubblica (il welfare), guidata dal principio della ridistribuzione;

    -         l'economia non monetaria - di tipo tradizionale (reti informali, economia domestica, autoproduzione, volontariato) guidata dal principio della reciprocità.


    Immagine che illustra I tre poli economici secondo Laville

    - I tre poli economici secondo Laville -

     

    Questi tre poli economici sono in fondo gli stessi che analizza Francuccio Gesualdi nel suo libro "Sobrietà" parlando di economia di mercato, economia pubblica (del bene comune), autoproduzione. Ognuno di questi poli presenta dei vantaggi e degli svantaggi, ovvero dei compiti che può svolgere e altri compiti che non è in grado di realizzare. Nella analisi di Laville, l'economia è oggi in crisi perché l'economia di mercato predomina e sta reprimendo le altre forme economiche creando una situazione di grave squilibrio. E' quindi necessario trovare un equilibrio tra i diversi poli, nella prospettiva di un'economia che possa contenere al suo interno forme differenziate per poter soddisfare ad esigenze di diverso tipo.

         Sempre secondo Laville, l'economia solidale rappresenta un ibrido tra i tre poli economici, in quanto mette insieme aspetti di reciprocità e valoriali tipici dell'economia non monetaria, la vendita di servizi e di prodotti sul mercato che sono una caratteristica dell'economia di mercato, ed infine si occupa delle necessità di base e spesso ha rapporti stabili con il settore pubblico.

         In questo senso, per il suo carattere ibrido, il ruolo dell'economia solidale può essere fondamentale nella ricerca di un equilibrio tra i diversi poli economici. L'introduzione ed il rafforzamento di forme di economia solidale potrebbe cioè portare ad un ridimensionamento del ruolo invadente del mercato e costituire una barriera protettiva che favorisca lo sviluppo di una economia di tipo pluralistico.

     

    Reti e distretti

    Come abbiamo visto, i principi dell'economia solidale vengono applicati, con caratteristiche diverse, nei vari settori dell'economia. Si tratta quindi di esperienze che stanno mostrando nel concreto come un modo diverso di concepire l'economia sia non solo possibile ma già in atto.

         Se consideriamo queste esperienze, possiamo vedere il loro insieme come un progetto di trasformazione dell'economia che parte dai comportamenti personali. Infatti ognuna di queste pratiche mentre si sostiene sulle scelte dei soggetti che le attuano, lavoratori o consumatori, estende i suoi effetti su di una trasformazione dell'ambiente in cui opera e più in generale dell'economia. Queste esperienze infatti operano contemporaneamente su più livelli: il livello dei comportamenti personali, il livello delle organizzazioni di produzione o di consumo, il livello dei luoghi e quello delle reti economiche. Questi diversi livelli si sostengono e rafforzano l'uno con l'altro nell'indirizzare la trasformazione dell'economia verso il benessere di tutti.

         In questa trasformazione, la strategia che si sta sperimentando per intrecciare i vari livelli è la costruzione di reti, ovvero circuiti economici costruiti tra le diverse esperienze di economia solidale, integrando il consumo, la distribuzione, la produzione ed i servizi. In Italia questi esperimenti prendono avvio dalla costituzione dei distretti di economia solidale.

         L'idea di fondo del distretto è quella di collegare le realtà locali creando dei circuiti economici, in cui per quanto possibile le esigenze dei vari nodi della rete (consumatori, commercianti, produttori) vengono soddisfatte rivolgendosi gli uni agli altri. In questo modo si crea un circuito in cui le diverse realtà si sostengono l'una con l'altra attirando le preferenze dei consumatori "critici" o "consapevoli", ampliando la gamma dei prodotti offerti.

         La realizzazione di reti locali di questo tipo comporta numerosi vantaggi: da una parte porta ad attivare legami di fiducia sul territorio, dall'altra a chiudere localmente i cicli di produzione e consumo diminuendo l'impatto sull'ambiente; inoltre aumenta il livello di conoscenza tra le diverse realtà ponendo le basi per poter esprimere una progettualità locale per la trasformazione del territorio.

         In Italia, in diversi luoghi si sta ragionando sulla ipotesi dei distretti di economia solidale; in particolare, si stanno avviando delle sperimentazioni a Roma, in Brianza, a Como, nelle Marche, in Trentino e a Verona. Questi esperimenti, a partire dal locale, portano avanti dei progetti per far conoscere le realtà di economia solidale del territorio e procurare beni e servizi integrando gli attori locali lungo tutta la filiera di produzione, distribuzione e consumo. Mettendo insieme le diverse esperienze di economia solidale nei vari settori l'esperienza dei distretti prova a sperimentare come potrebbe funzionare un altro sistema economico, in cui l'economia è uno strumento per il benessere di tutti.

         La trasformazione sta avvenendo a diversi livelli, per ognuno di noi c'é la possibilità di prendere parte a questa trasformazione scegliendo il campo in cui vogliamo operare: come consumatori, imprenditori, educatori, amministratori, produttori, commercianti, etc. C'è posto per tutti.

     

     

    Per saperne di più

    Libri

    -         Davide Biolghini, "Il popolo dell'economia solidale", EMI 2007.

    -         Centro Nuovo Modello di Sviluppo, "Guida al consumo critico", EMI 2003.

    -         Francesco Gesualdi, "Sobrietà", Feltrinelli 2005.

    -         Lorenzo Guadagnucci, "Il nuovo mutualismo", Feltrinelli 2007.

    -         Lorenzo Guadagnucci e Fabio Gavelli, "La crisi di crescita", Feltrinelli 2004.

    -         Jean-Louis Laville, "L'economia solidale", Bollati Boringhieri 1998.

    -         Massimo Lori e Federica Volpi, "Scegliere il bene", FrancoAngeli 2007.

    -         Andrea Saroldi, "Costruire economie solidali", EMI 2003.

    -         Andrea Saroldi, "Gruppi di acquisto solidale", EMI 2001.

    -         Jan Douwe van der Ploeg, "Oltre la modernizzazione", Rubbettino 2206.

    Siti

    -         Rete di Economia Solidale: www.retecosol.org

    -         Bilanci di giustizia: www.bilancidigiustizia.it

    -         Gruppi di Acquisto Solidale: www.retegas.org

    -         AGICES: www.agices.org

    -         Finansol: www.finansol.it

    -         AITR: www.aitr.org

    -         Coop. Raggio Verde: www.raggioverde.com

    -         Coop. Soc. Livecom: www.livecom.it

    -         Made in NO: www.made-in-no.com

     

    Sito realizzato con PhPeace 2.6.32

    PhPeace è software libero, e ognuno è libero di ridistribuirlo secondo le condizioni dellaLicenza GNU GPL

    A meno di avvisi di particolari (articoli con diritti riservati) il materiale presente in questo sito può essere copiato e ridistribuito, purchè vengano citate le fonti e gli autori. Non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale pubblicato.

    validateXHTMLcclvalidateCSS

    Segnala eventuali errori al WebMaster | RSS logo