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    Relazione IV° Incontro

    14 maggio 2008 - Equipe REES (Michela Di Ciocco e Toni Montevidoni)
    Fonte: Redazione Rees Marche

    Le politiche pubbliche a sostegno dell'economia solidale: le buone pratiche delle amministrazioni locali

     

    Con l'aiuto del docente Alessandro Messina - da anni impegnato nell'ambito del comune di Roma e del ministero della Solidarietà sociale - si è tracciata una panoramica sulle buone pratiche cui le amministrazioni locali possono dare vita, a partire da esempi concreti esistenti e funzionanti a tutt'oggi.

    Ad introduzione dei diversi casi,  si è affermato quanto il mondo dell'economia solidale - e ancora di più l'azione degli enti pubblici in essa - costituiscano temi nuovi che presentano metodologie nuove e quindi in continua sperimentazione. In questa situazione, ancora più problematico diviene il dislivello tra i tempi della politica e quelli di programmazione. Tuttavia, "Come  può la PA avere ruolo attivo per promuovere l'economia solidale?" Rispondere a questa domanda significa per prima cosa capire come trasferire i principi generali (solidarietà, equità, integrazione, relazioni e non profitto, ecc.) dentro gli strumenti di cui la PA si serve  (procedure, atti amministrativi):  "dalla critica del commercio a come si fa un bando di gara".

    • ECONOMIA LOCALE

    Tanti piccoli operatori che fanno rete - vista la loro dimensione ma anche le specificità di ognuno - costituiscono un'economia di cooperazione. Esempio: la costituzione di una filiera. Un'azienda di agricoltura biologica che utilizza il software libero, coi suoi acquisti non finanzia una impresa americana - come farebbe utilizzando ad esempio la classica microsoft - ma l'economia locale (pagando ad esempio un informatico che adatti il software in questione alle proprie necessità).

    • PARTECIPAZIONE

    Uno dei presupposti dell'economia solidale è il ruolo attivo dei cittadini come consumatori e come soggetti attivi: è difficile che la PA riesca a fare molto, senza un massiccio coinvolgimento dal basso. A tal proposito si vedranno in seguito degli esempi: sostegno alla domanda, campagne di sensibilizzazione, progetti di cambiamento degli stili di vita.

    "Come si costruisce l'economia di rete, partecipata e locale?"

    Il punto da cui iniziare rappresenta il fulcro anche dell'economia tradizionale: il meccanismo domanda/offerta. "Come io operatore pubblico posso incidere su questo meccanismo?" Iniziamo dall'offerta

    º  LE AZIONI DI SOSTEGNO DELL'OFFERTA

    Si tratta principalmente di far nascere e consolidare operatori economici. Come? Coinvolgendo e facendo rete, spingendo all'utilizzazione di risorse locali e all'apertura alla partecipazione tutti i soggetti coinvolti nell'impresa, i cosiddetti Stakeholders (banca, lavoratori, ente pubblico, cittadino, ecc.) ossia tutti gli anelli della catena produttiva. Inoltre, bisogna  considerare anche le implicazioni indirette delle attività d'impresa (ad esempio l'impatto ambientale, l'utilizzazione delle risorse, ecc.); ciò perché - e questo rappresenta un punto fondamentale - l'economia solidale non è un'economia di prodotto, ma di processo: si tratta di modalità applicabile alle diverse attività e settori. Inoltre, esistono già degli strumenti; esiste un livello amministrativo agibile già da subito.

    Ad esempio, gli incentivi alle imprese: il comune di Roma - grazie alla legge 267/97 art. 14 (Bersani) che ha messo a disposizione 220 miliardi di euro come incentivi alle piccole imprese in aree urbane di degrado sociale - è riuscito a sostenere la nascita e crescita di nuove imprese indirizzandole verso le buone pratiche. Quindi, non sostenendo soggetti già esistenti, ma spingendo i soggetti economici tradizionali verso comportamenti solidali. Come? Premiando le buone pratiche con punteggi aggiuntivi nell'ambito della valutazione di rispondenza al bando emesso. In questo modo, si sono create filiere biologiche ed equosolidali, dove questi termini non si riferiscono al settore ma alle filiere, alle attività nelle filiere. Per favorire la cura verso la partecipazione e la trasparenza, uno strumento ottimale è  il bilancio sociale che permette di appurare il grado di attenzione quotidiana agli effetti extra-economici dell'attività dell'impresa: si tratta di compiere una valutazione - con tutti gli stakeholders - dell'intero processo sulla base dei criteri e dei principi dell'economia solidale inclusi. Ma attenzione: spesso il bilancio sociale costituisce una trovata di marketing, altre volte - soprattutto per piccole imprese - diviene un fardello. Allora la soluzione sta nel sostenere - non solo economicamente ma fattivamente - la sua realizzazione. Come? Con la messa a disposizione di strutture che forniscano gratuitamente assistenza e sostegno.

    Si tratta degli incubatori di impresa: una delle prime esperienze romane si chiama "Respet". Grazie a questo tipo di esperimenti si è giunti alla conclusione che i servizi, molto più dei semplici trasferimenti di denaro, sono efficaci nell'azione di sostegno, soprattutto dopo lo start-up iniziale. Dare vita ad un luogo fisico non basta, l'incubazione deve calarsi nell'ambiente culturale: far percepire alla rete ed ai suoi soggetti, di non essere soli. Il fattore vincente, infatti, è proprio il legame solidale, il lavorare insieme: non sono necessari sporadici incontri con esperti, ma quotidiano affiancamento con figure quali il tutor. L'incubatore svolge sia il ruolo fisico e strutturale di presidio sul territorio - in una data zona, un dato quartiere - sia il ruolo diffuso di attivatore di reti nell'ambito dell'incubatore stesso e tra questo e l'esterno. Diviene così luogo di grande progettualità e sincronicità. A Roma ci sono 5 incubatori: dal settore audiovisivo alle librerie in periferia. In quest'ultimo caso, è stata proprio la rete la risposta alle difficoltà che questi soggetti presentano rispetto ai rapporti con i distributori: le piccole dimensioni hanno spinto le singole librerie a costituirsi in rete per meglio rappresentare, gestire e difendere le proprie istanze. In questa situazione, il comune di Roma ha svolto il ruolo di mediatore, portando i soggetti a fare sintesi di problemi e soluzioni comuni. Riguardo ai costi, i servizi offerti dall'incubatore d'impresa rappresentano solo una piccola parte rispetto ai trasferimenti monetari e nello stesso tempo ne promuovono e sorreggono l'efficacia.

    Danilo Marchionni dell'area cooperative, nota - attraverso l'esempio dell'incubatore d'impresa di Madrid 1999 - come tutto questa azione si scontri con i continui tagli alla spesa pubblica degli ultimi anni.

    Messina risponde illustrando come si dovrebbero considerare i servizi alla stregua di investimenti (è la comunità che investe su se stessa). Inoltre, ad attenta analisi, risultano una non piccola disponibilità di mezzi:  i fondi ci sono, ma sono mal gestiti (per esempio "programma equal").

    Susanna Piscitelli - delle politiche sociali -  rafforza la precedente affermazione, presentando la situazione all'interno della sua area di lavoro: 400.000 euro destinati all'immigrazione in una regione che presenta 90.000 soggetti regolari, rappresentano una grande risorsa se solo fosse attiva una dinamica di rete (per esempio rete di comuni, di associazioni, ecc.)

    Messina mette in risalto come l'incubatore debba strutturarsi in funzione alle esigenze del territorio in cui è calato: nel caso delle Marche - territorio fatto di piccole comunità, di diverse identità territoriali - l'incubatore sarà molto probabilmente diffuso.

     

    º  LE AZIONI DI SOSTEGNO DELLA DOMANDA

    Prima di tutto, continua il relatore, non si deve fare l'errore di considerare già presente e sufficiente la domanda di economia solidale. Ciò che c'è oggi è ancora a livello di nicchia. Il progetto "Cambieresti"  - attraverso un bando emesso dal comune di Venezia - ha coinvolto all'incirca mille famiglie nella riflessione e nella sperimentazione di nuovi stili di vita: per esempio, attorno al tema del risparmio energetico, facendo animazione sociale e cercando di mettere in rete le famiglie, ecc. Il progetto è risultato poco costoso - le voci principali sono costituite da sportello informativo, corsi di formazione e campagna di comunicazione - mentre l'effetto è rilevante, visto che la metà degli aderenti è arrivata fino alla fine del percorso. Le criticità si coagulano intorno alla questione stessa del cambiamento di stile di vita: se c'è un percorso parallelo tra domanda ed offerta, allora il cambiamento può risultare efficace anche a lungo temine. Altrimenti, si perde la motivazione che non può essere basata solo su istanze morali. Importante è considerare che le reti economiche per poter funzionare bene, devono basarsi su reti sociali:  il lavoro di creazione delle reti economiche inizia con la creazione delle reti sociali.

    Susanna Piscitelli delle politiche sociali rimarca proprio l'importanza del cambiamento culturale, affermando come questo sia difficile, vista la diversità delle proposte alternative al modo tradizionale di vedere: lo sforzo per sostenere queste diversità non regge se l'aspetto culturale e personale non è coinvolto.

    L'altro esempio di sostegno della domanda - e parallelamente dell'offerta - è La Città dell'Altraeconomia di Roma. Il progetto parte nel 2003, mentre l'inaugurazione dell'ex mattatoio di Testaccio - il luogo che ospita la Città - avviene nel 2007. Come precisa Messina, la punta di diamante dell'intero progetto è rappresentato dal processo: partecipazione dal basso, col forte sostegno degli enti locali: più di 50 organizzazioni lavorano insieme cercando la via dell'autopromozione sociale.  Si tratta di un grande spazio permanente in cui i soggetti (cittadini, operatori, ecc.) e le pratiche dell'economia solidale si incontrano e collaborano: dal commercio equo alla finanza etica, dall'agricoltura biologica al turismo responsabile, ecc. Ed è proprio da questo luogo fisico e ideale che vuole partire il progetto di DES romano.

     

    º  LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE COME OPERATORE "SOLIDALE"

    Quale altro ruolo può avere la PA?

    La PA è uno dei soggetti del mercato e come tale compra beni e servizi, arrivando a rappresentare una fetta pari al 20% del PIL. Per questa ragione, uno degli elementi utili a spostare l'asse verso la dimensione solidale dell'economia, sono proprio gli acquisti. Inoltre, riguardo gli acquisti verdi, le pratiche di riciclo, ecc., la normativa italiana non è priva di riferimenti; il problema risiede nell'attuazione delle norme e delle direttive comunitarie a riguardo.

     

    º  IMPRESE SOCIALI, SOLIDALI, MICROIMPRESE: IL PROBLEMA FINANZIARIO

    La finanza costituisce uno degli aspetti centrali dell'economia tradizionale. Per un'economia solidale ci vuole una finanza solidale! Che vuol dire, prima di tutto una finanza locale: banche e amministrazioni locali drenano sul territorio risorse locali, reti di imprese riescono a finanziarsi. Alcuni esempi sono dati dal movimento cooperativo (gestione prestito sociale, forme mutualistiche, ecc.). In questo ambito, il ruolo della PA non è importante nella fase di operatività, quanto nell'attuazione di interventi regolamentativi. "Prendere capitali qua per investirli qua": la finanza si trasforma in uno strumento di inclusione finanziaria (si veda l'esempio inglese riportato nei materiali di approfondimento forniti dal relatore stesso precedentemente l'incontro). A tutt'oggi la situazione finanziaria non è facile; in questo quadro si inseriscono anche gli enti pubblici il cui debito (Boc, Bor) è detenuto dalle banche d'affari globali con tutti gli effetti e le conseguenze che ciò comporta (soggetti economici portatori di forti interessi detengono il debito di enti pubblici, dello stato). E' difficile in questa situazione, individuare le rotte di spostamento e di utilizzo delle risorse. Perché allora non raccogliere i risparmi dei cittadini, utilizzandoli per attività del territorio stesso in cui essi vivono? Ciò rappresenterebbe una rottura con uno dei problemi principali della globalizzazione e permetterebbe di trasformare - attraverso processi a dimensione orizzontale - l'accumulazione di capitale in patrimonio sociale, favorendo la partecipazione dei cittadini ed un loro controllo diretto sull'uso delle proprie risorse. Nel caso della regione Lazio, le difficoltà sono state di natura relazionale e ciò rappresenta uno scoglio grosso, visto che la chiave del programma è proprio nelle relazioni.  Perché questo programma sia efficace, bisogna dare valore al flusso delle informazioni: si finanziano quelle situazioni segnalate all'ente pubblico dalla rete di soggetti privati operanti sul territorio. La rilevazione dei bisogni del territorio non è un'attività a parte, ma rappresenta uno delle componenti della propria specifica attività. Così, la garanzia sull'affidabilità degli investimenti nasce da un'autovalutazione della società civile. Il passo importante è quindi quello di costituire reti informative.

    Vista la mole di informazioni e la relazione con la tempistica dell'incontro, si è passati al lavoro di gruppo demandando alla lettura degli approfondimenti la conoscenza dei punti ulteriori della relazione (l'importanza del quadro normativo, in riferimento al settore non-profit ed alle imprese sociali). Il lavoro di gruppo ha visto la classe dividersi in due gruppi con temi e compiti differenti:

    -        un gruppo è stato incaricato di progettare l'emissione di un bond regionale solidale

    Si stabilisce cosa finanziare attraverso un processo partecipato. Il singolo risparmiatore decide - dopo una valutazione partecipata - su quale progetto investire. Si attua una politica di riduzione delle tasse in armonia con una politica di riduzione degli sprechi. Inoltre - riguardo l'addizionale regionale - si danno agevolazioni a chi sottoscrive il bond etico.

    -        l'altro gruppo ha dovuto individuare le prime dieci azioni per lanciare un DES

    1 individuazione territorio

    2 mappatura dei soggetti  e delle relazioni tra di loro (sia rilevamento dei rapporti esistenti che creazione di nuovi: matrice input output. Si inseriscono in una tabella tutti gli operatori economici e si cerca di capire come si incrocino. Analizzare i flussi - chi compra e vende nell'ambito della mappatura e chi si serve fuori da essa, dove? - perchè da tale indagine possa scaturire una filiera interna)

    3 valutazione della condizione del nodo domanda/offerta

    4 individuazione di un progetto pilota - anche fuori regione - che serva da spunto e da lancio per l'inizio delle attività

    5 creazione della rete tra i soggetti

    6 creazione della rete informativa

    7 vasta campagna di sensibilizzazione

    8 servizi di supporto stabili (in rapporto alle esigenze dei soggetti, in rapporto alla domanda: sostegno della domanda tramite acquisti diretti da parte della PA; in rapporto all'offerta: incubatori di impresa, affiancamento start-up, ecc.)

    9  collegare la rete territoriale ad altre reti nazionali

    10 Organizzazione della rete distributiva (ricorrente, conosciuta, organizzata, accessibile)

     

    I risultati del lavoro sono stati poi presentati in plenaria con successiva chiusura dei lavori.

     

    Equipe Rees

    Michela Di Ciocco

    Il tutor

    Toni Montevidoni

     

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