Relazione 5° Incontro
I distretti di economia solidale e la situazione marchigiana
L'ultimo incontro ha avuto il suo focus sul distretto di economia solidale come possibilità di nuove politiche territoriali che - con mezzi nuovi - facciano proposte nuove ai problemi causati da questo modello di sviluppo. Dopo la sintesi degli appuntamenti precedenti e la presentazione di relatore e tema dell'incontro in corso, il relatore Andrea Calori (Politecnico di Milano - Dipartimento di Architettura e Pianificazione - Laboratorio di Progettazione Ecologica) ha coinvolto la classe nella valutazione delle eventuali lacune che l'economia solidale a tutt'oggi presenta.
Susanna Piscitelli del servizio politiche sociali ha citato con forza la questione dell'inclusione sociale. Dovrebbero essere proprio gli esclusi, gli emarginati, a rappresentare i soggetti privilegiati di un'economia che si definisce solidale: ciò significa trovare gli strumenti per arrivare a loro, a culture e lingue così diverse.
Ilaria Mantovani del servizio agricoltura, forestazione e pesca, osservava come il pensiero comune sull'economia solidale la consideri marginale, un fenomeno che non influisce in maniera rilevante su quella che è "la vera economia", ossia quella di mercato.
Enrico Ercolessi del servizio istruzione, formazione e lavoro ha aggiunto come l'economia solidale sia distante dalle politiche del lavoro: si tratta ancora di una piccola isola rispetto alle possibilità del mercato. La questione fondamentale risiede nel cercare di arrivare non solo alle persone vicine per motivazione a questo mondo, ma alle persone normali, a chi è più lontano.
Susanna Piscitelli ha integrato il suo precedente intervento, asserendo come l'economia solidale rappresenti un approccio e non un settore particolare né una dimensione puramente economica.
Danilo Marchionni della cooperazione nei settori produttivi, ha puntato l'attenzione sulla comunicazione, sulla circolazione delle informazioni. Per esempio, molte iniziative organizzate dalla regione potrebbero venire messe in rete, quando invece accade normalmente che le une siano scollegate dalle altre dando vita a fenomeni di marginalizzazione e perdita di dati e contatti importanti.
Leonardo Valenti del servizio agricoltura, forestazione e pesca, ha portato alla ribalta la questione delle monete locali esprimendo una necessità forte di approfondimento di questo utile strumento alternativo ai meccanismi ed ai pericoli della finanza globale (come si è avuto modo di conoscere già nel quarto incontro).
Dopo questa rapida panoramica di opinioni, il relatore ha avviato il suo discorso chiarendo come il mondo dell'economia solidale - nuovi presupposti, approcci e strumenti - sia ancora in formazione: si tratta di pratiche economiche, sociali ed istituzionali in cui tutto è ancora da inventare. Attraverso un richiamo a quanto emerso dal precedente incontro - nel quale Alessandro Messina ha illustrato come si possano usare le cosiddette "zone grigie" della legge per costruire strumenti di promozione dell'economia solidale, come nel caso citato della legge Bersani ( legge 267/97 art. 14) dedicata al recupero delle aree di degrado urbano che ha contribuito al progetto "Città dell'altraeconomia" di Roma - Calori ha messo in evidenza le molte possibilità di fare politiche alternative pur con vecchie strumentazioni, nell'attesa di inventarne di nuove.
La relazione si è sviluppata a cavallo dei seguenti punti:
Il ruolo delle politiche pubbliche nella modernità: sviluppo, Stato e Mercato
La modernità ha rappresentato un'era particolare, con caratteristiche e problematiche proprie cui oggi il quadro attuale non corrisponde. La modernità è stata l'epoca della scissione tra stato e mercato, con tutti gli effetti che si sono già citati nel primo incontro con Deborah Lucchetti (Fair). La matrice delle politiche pubbliche era il bisogno: su di esso stato e mercato si giocavano il loro ruolo ed il loro potere. Per quanto riguarda le politiche pubbliche, il modello verteva sulla soddisfazione dei bisogni primari: casa e lavoro. Era il tempo della crescita, del potenziamento dell'industria, dell'integrazione sociale (che guarda caso passava proprio per le parole chiave di casa e lavoro, per esempio le case popolari), della speranza per un futuro sicuramente migliore. Tutte le risorse apparivano illimitate - risorse naturali, sociali, di consenso (i conflitti c'erano, ma non sul modello di sviluppo e sulle sue premesse) - così dall'ottocento fino agli anni '80. L'organizzazione specializzata per singoli settori che lo stato ha a tutt'oggi, corrisponde proprio a questo approccio: per ogni bisogno un settore, un servizio[1], infatti le competenze pubbliche nascono dal riconoscimento sociale dei bisogni in rapporto alle risorse.
fondamenti per uno sviluppo dopo la modernità
Oggi non siamo più in quell'epoca ed il contesto è molto cambiato, ciononostante viviamo ancora con categorie e mentalità di allora; testimone è la nostra attuale difficoltà di concettualizzare qualcosa di diverso pur dopo due secoli. Il nostro sistema economico è complesso e non risponde più al semplice dualismo pubblico-privato (vedi aziende di gestione dei servizi pubblici municipali o la politica estera dettata dalle esigenze delle grandi imprese multinazionali): la politica e l'economia vivono in un rapporto di commistione evidente in cui però la prima è a completo servizio della seconda. I bisogni primari di oggi non sono quelli moderni: non più casa e lavoro, ma un certo tipo di casa e di lavoro; ad esempio Milano - simbolo moderno per eccellenza - sta perdendo una fetta di popolazione pari al 30 %, perdita collegata alle condizioni di vita, ad esigenze di nuovo stampo. La modernità aveva come parola chiave lo standard, mentre oggi abbiamo l'esclusivo. La mobilità sociale ha altre dinamiche: non più aggregazione per classi, ma per altri elementi come ad esempio gli interessi (vedi internet: gruppi, blog, chat....ecc.) La questione del consenso appare molto difficile: come costruirlo senza che vi sia una visione generale? Questo fenomeno sta anche alla base della crisi dei partiti: la complessità che ci caratterizza non permette schieramenti precisi. L'attualità - per quanto riguarda il discorso delle risorse - non fa che ripeterci come queste siano vicine all'esaurimento con tutti gli effetti che ciò comporta. Nel mondo globalizzato, poi, il conflitto è latente e difficilmente coagulabile: l'antagonista è difficilmente individuabile ed i meccanismi terribilmente complessi. Un esempio di politica estera: la Cina non mette fuori gioco gli Usa - cui succederà come principale attore dello scacchiere globale - perché la maggior parte dei bond americani sono posseduti da banche cinesi: il crollo del dollaro avrebbe un effetto disatroso sulla Cina stessa.
gli "effetti di politiche pubbliche" generati dalle azioni solidali: alternative a che cosa
Dalla visione precedentemente presentata ci intuisce come manchi quella tipica unidirezionalità moderna che poi rappresenta l'anima dello sviluppo. Oggi a fare programmazione dello sviluppo sono rimasti gli enti pubblici. Nella modernità lo sviluppo è uno ed uguale per tutti, non esistono specificità né eccezioni: il territorio è una tabula rasa su cui costruire e che non deve presentare ostacoli. Lo sguardo sul territorio è sintomatico dei presupposti che lo fondano: "one best way". Oggi, invece, riusciamo a vedere come ci siano delle narrazioni diverse da quella che ha monopolizzato gli ultimi due secoli. Ad esempio, le Marche rappresentano la cosiddetta "terza Italia" con le sue piccole imprese e l'accento sul territorio che fungono da via alternativa al modello sviluppista del nord ed al suo negativo del sud.
Se nell'epoca moderna i conflitti erano di classe, oggi sono di luogo (per esempio Scanzano, i no Tav, ecc.)
le domande di politiche generate dalle relazioni solidali
"C'è un modo di lavorare su temi nuovi, con modalità nuove?"
Attivare meccanismi economici - dopo aver compreso la crisi dello sviluppo - che tengano conto dei bisogni cancellati e tralasciati dalla modernità - ad esempio inerenti proprio al luogo ed alle relazioni - , della scarsità delle risorse e della complessità in cui ci troviamo a vivere.
Il DES - distretto di economia solidale - rappresenta un approccio locale allo sviluppo. Ad esempio, il commercio equo si occupa di di fare rete con soggetti che producono secondo le specificità del territorio (dove territorio non è il luogo fisico, ma quell'interazione tra uomo e natura, cultura e attività che da vita al luogo con tutti i suoi abitanti). La rete è la forma privilegiata di un approccio solidale, che mette al centro proprio la relazione.
i DES: 'spazi pubblici non statali' e relativi modelli
Prima di tutto i DES mettono in discussione le dinamiche di creazione dei bisogni, ossia minano alla base il consumismo. Inoltre, nelle pratiche - come per esempio i Gas - sono incorporati i valori condivisi, come quello del luogo. La rete del DES mette in relazione chi produce, chi consuma e chi costruisce le garanzie amministrative e politiche. Un caso particolare è rappresentato dalla finanza islamica: le banche non fanno prestiti, ma diventano parte integrante dei progetti di soggetti legati alla rete relazionale che costituisce il contesto. Un altro caso è quello della Bank of England, in cui il credito diviene strumento di integrazione. In passato, ad esempio, c'erano le casse rurali che permettevano di investire sul territorio le risorse del territorio stesso. Oggi il fenomeno del microcredito - in continua crescita e modulazione - rappresenta uno strumento importantissimo per molti aspetti: mezzo di politiche territoriali, di promozione della vitalità della società civile e della partecipazione, ecc. Fino ad una vera e propria funzione anticiclica, cioè di limitazione e protezione dagli squilibri di un'economia sempre più instabile (vedi crisi finanziarie e speculazioni).
ruralità: un paradigma di cambiamento degli orientamenti dello sviluppo
Il governo del territorio in ambiti rurali e filiere corte. Produzione agricola e produzione del territorio sono sempre andati insieme, fino alla soglia della modernità. Proprio questo legame appare oggi da ricostruire, attraverso 3 condizioni di praticabilità:
- sociale: consenso > sui problemi, sull'agire, costruzione sociale
- economica: agricoltura, sussistenza> diversi modelli produttivi, diversa logistica come ad esempio le piccole reti distributive o i mercati di quartiere.
- istituzionale: ruolo PA> interdisciplinarietà, strumenti istituzionali, spazi da inventare.
gli enti pubblici sono componenti dei DES?
Il ruolo della PA è un ruolo di regia al quale non può accedere se non acquista un modo di programmare ed agire intesettoriale: l'ente pubblico deve effettuare un'opera di supporto all'auto-organizzazione degli attori sociali ed economici locali.
Per iniziare gli strumenti non mancano:
- politiche di sviluppo locale (accordi quadro, patti territoriali)
- politiche integrate
- Agenda 21
- Strumenti dalla programmazione negoziata
esperienze europee analoghe ai DES.
London Food Strategy: acquisti pubblici di filiera corta. Nel mondo anglosassone, l'esigenza parte da questioni sanitarie, legate alla salute, ma evolve verso appunto l'interdisciplinarietà.
Parish food plans: sistema di filiere corte alimentari in cui le province finanziano la gestione delle relazioni tra i diversi attori, promuovendone l'incontro e lo scambio.
Country agency: la versione anglosassone del DES (per maggiori informazioni consultare le slides fornite dal relatore).
L'ente pubblico finanzia le operazioni iniziali: un facilitatore, un paesaggista, un economista animano la nascente rete composta da soggetti locali e coordinano la creazione di un piano d'azione, rendendo loro possibile l'accesso alle misure ed ai trasferimenti pubblici e privati. Un terzo attore valuta poi l'attuazione in riferimento al piano d'azione
Sostenere l'autopromozione rappresenta un modo diverso di fare politica pubblica (dove pubblico non significa statale, ma della società civile).
Aubagne - Marseille: AMAP associazione di gestione agricola locale che mette in relazione produttori e consumatori. Al suo interno, vi è una cassa di autofinanziamento: produttori e consumatori decidono insieme il prezzo degli articoli. Le Amap si occupano poi di riproporre e riadattare tali esperienze, moltiplicandole su scala provinciale. L' Alliance Provence vede la partecipazione di rappresentanti, consumatori e comuni al processo, fino a raggiungere livelli di rete nazionale ed internazionale, fino a costituire forze capaci di influenzare (agglomerati metropolitani) il livello di governo (determinazione di criteri condivisi di governo del territorio)
Alla relazione ha fatto seguito un momento di confronto-esercitazione sui nodi più vivi della costituzione di un DES.
Dalla domanda-provocazione di Jacopo Cherchi dell'Equipe REES - "cosa manca a noi per poter dar vita ad una Country Agency? Scontiamo i limiti della scarsa attenzione istituzionale su queste tematiche, oppure è la nostra società civile che non osa perché non ci crede abbastanza?" - si sono poi dipartite varie direzioni di riflessione.
Leonardo Valenti del servizio agricoltura, forestazione e pesca ha risposto puntando l'attenzione sulla questione della mentalità.
Enrico Ercolessi del servizio istruzione, formazione e lavoro ha rimandato la domanda all'aula, aggiungendo il quesito circa la provenienza della volontà e della spinta iniziale necessarie per mettere in moto il processo.
Susanna Piscitelli del servizio politiche sociali ha parlato di coalizioni sociali: soggetti pubblici e privati che si occupano dei problemi di esclusione.
Da vari interventi è emerso come le figure chiave per politiche di attivazione di reti territoriali solidali tra pubblico e privato, siano quelle dei facilitatori di rete, un po' sul modello dei coordinatori degli ATS per quanto riguarda il sociale. Nella formazione di tali facilitatori potrebbe essere impegnata la Regione in prima battuta.
Michela Di Ciocco dell'Equipe REES ha poi fatto una rapida panoramica delle esperienze verso il DES marche (Cambieresti ad Urbino, Svolta a Macerata, ecc.), mentre Davide Guidi - uditore del corso nonché presidente della REES Marche - ha cercato di lanciare i primi elementi per la costituzione del tavolo dell'economia solidale di lavoro congiunto tra REES Marche e Regione Marche. La tempistica è stata rilanciata a dopo l'estate con l'invito di pensare - alla luce di quanto emerso dal percorso fin qui intrapreso - alle prime mosse del nascente tavolo
Equipe Rees
Michela Di Ciocco
Il tutor
Jacopo Cherchi
[1] A riguardo, vedi l'opera di Ivan Illich, ma più in particolare La convivialità, Red edizioni