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    Beni comuni

    12 settembre 2006 - Vincenzo Vizioli (AIAB Umbria)
    Fonte: Bollettino Res Marche N°6 Anno 1 - 10 novembre 2005

     

    I GAS e l'economia locale:

    un'opportunità di sviluppo rurale

     

     

     

    AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) promuove, come servizio per i propri associati, gruppi di acquisto di prodotti biologici, all’interno di una campagna nazionale denominata: “GODO” (Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta) realizzata in collaborazione con Greenpeace e la rete dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidali).
    La campagna GODO nasce dalla consapevolezza dei produttori biologici e dei consumatori responsabili di avere obbiettivi comuni e per questo, di voler trovare insieme, nuove forme di incontro, scambio e collaborazione. Obbiettivo dell’iniziativa è, infatti, favorire la vendita diretta e lo sviluppo locale, mettendo in contatto, grazie all’associazione, produttori biologici e consumatori per limitare intermediazioni, prezzi eccessivi e anonimato delle produzioni.
    Con la creazione di un rapporto diretto i consumatori non sono più “clienti” ma persone titolari del diritto ad una sana alimentazione, alle quali comunicare la storia, la fatica e le scelte di applicazione del metodo biologico in funzione della qualità, che stanno alla base dei prodotti offerti, anche per raccogliere suggerimenti, critiche, esigenze e condividere scelte.

    La vendita diretta, quindi, non è intesa solo come mera occasione commerciale, che per altro si è rivelata estremamente interessante per entrambi le parti ma come strumento utile a garantire la qualità, a rispondere alla voglia del consumatore di sapere cosa mangia e da chi e come viene coltivato, allevato, trasformato il prodotto acquistato.
    Con questo tipo di cittadino l’AIAB vuole promuovere un nuovo modello di sviluppo, condiviso da chi produce e da chi consuma. L’agricoltura biologica infatti, oltre alle caratteristiche salutistiche dei suoi prodotti, deve proporre un modello di sviluppo che modifica comportamenti e consumi, mettendo al centro la sostenibilità ambientale, la difesa del territorio, la valorizzazione della biodiversità, la promozione della cultura locale, l’uomo ed il valore del suo lavoro.
    L’agricoltura biologica non va, quindi, considerata solo come metodo di produzione ma come modello di sviluppo sostenibile, che affonda le sue radici nel metodo di produzione biologico, a sua volta basato sui principi di salvaguardia e valorizzazione delle risorse, rispetto dell’ambiente, del benessere animale e della salute di chi consuma, perché capace di realizzare prodotti sani e buoni per chi li mangia e per l’ambiente in cui sono prodotti.

    In questo slogan è sintetizzato quanto l’agricoltura biologica sia strumento di sviluppo rurale, cioè capace di legare alimentazione a salute, produzione a territorio e lavoro a sviluppo sostenibile, che sono i principi enunciati sui documenti dell’UE ma sistematicamente dimenticati nell’applicazione e interpretazione delle misure dedicate.
    Gli esempi di questo cattivo uso dei fondi dell’UE potrebbero essere infiniti ma basti pensare che le misure agroambientali e i PSR non sono quasi mai risultate scelte di indirizzo ma sostegno al reddito e, nel caso dell’agricoltura convenzionale, anche senza giustificazione, perché con scarso se non addirittura, nullo, ritorno ambientale.
    Invece l’agricoltura biologica deve essere un punto di forza dello sviluppo rurale perché capace di coniugare: produzione e territorio, alimentazione e salute, lavoro e sviluppo sostenibile.
    Ed è proprio la territorialità il nuovo valore aggiunto che deve promuovere il biologico per ottenere il riconoscimento del ruolo che le aziende bio svolgono sul territorio cioè di presenza per il governo del territorio e la promozione dello stesso tramite la tipicità e qualità delle produzioni da consumare in loco.

    E’ questo uno degli obbiettivi principali dei G.O.D.O. che devono promuovere il consumo locale per motivi culturali, etici e di risparmio economico.

     

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