L'orto dei bambini
Questo articolo è una sintesi, effettuata da Loris Asoli, dell’opuscolo “Ecoalfabeto:l’orto dei bambini”, edizioni Stampa Alternativa,.contente due conferenze di Fritjof Capra sull’argomento.
«L’uomo non ha tessuto la trama della vita. In essa è solamente un filo. Qualsiasi cosa egli faccia alla trama, la fa a se stesso.» (Capo Seattle, anno 1854)
La coltivazione di un orto ricongiunge i bambini sia alle basi del cibo e dell’alimentazione che alle basi stesse della vita.
Non è un caso che coltivare un orto e preparare il cibo con la verdura che vi cresce abbia fatto parte integrante della pratica religiosa in numerose tradizioni spirituali, ad esempio nelle tradizioni monastiche del cristianesimo e del buddismo. Coltivare un orto e cucinare sono esempi di un lavoro ciclico, che deve essere fatto ripetutamente e che non lascia nessuna traccia durevole. Si prepara un pasto che viene mangiato subito. Si lavano i piatti che ben presto saranno nuovamente sporchi.. Si semina, si coltiva l’orto, si raccoglie e poi si ricomincia il ciclo di nuovo piantando ancora. Questo lavoro ci aiuta a riconoscere l’ordine naturale di crescita e declino, nascita e morte e questo ci rende consapevoli di come siamo inglobati in questi cicli naturali.
In un tipico ciclo alimentare, le piante sono mangiate dagli animali, che a loro volta sono mangiati da altri animali e così le sostanze nutritive delle piante circolano nella rete alimentare. I rifiuti alimentari, compresi gli escrementi, così come gli animali e le piante morte, si decompongono grazie a insetti e batteri, di cui divengono cibo e che ne realizzano la decomposizione, riducendoli a sostanze nutritive di base, che possono essere assorbite nuovamente dalle piante viventi, completando il ciclo.
Nell’orto a questi cicli naturali si aggiungono i cicli effettuati dall’uomo, di semina, cura della crescita, raccolta, compostaggio e riciclaggio. Inoltre si sperimenta che l’orto è inserito in sistemi più grandi, come il ciclo dell’acqua e quello delle stagioni, i quali a loro, volta sono tutti collegati alla rete planetaria della vita. E infine, attraverso la coltivazione di un orto, si diventa consapevoli come noi stessi facciamo parte della rete della vita.
Un altro ciclo che incontriamo e impariamo nell’orto è il ciclo vitale di un singolo organismo, con nascita, crescita, maturazione, declino, morte e la nuova crescita della generazione successiva. Nell’orto si fa quotidianamente l’esperienza della crescita e dello sviluppo. Possiamo seguire lo sviluppo di una pianta dal seme al primo virgulto, alla crescita del gambo e delle foglie, i germogli, i fiori e i frutti. E quando guardiamo l’interno di un frutto vediamo che contiene in sé i nuovi semi con i quali il ciclo della vita può ricominciare.
L’obiettivo della pratica dell’orto per bambini è quello di promuovere l’esperienza diretta del mondo naturale e la sua comprensione durante la scuola elementare. Però secondo questa visione avere una formazione ecologica significa non solo comprendere i principi ecologici fondamentali ma anche riuscire a incorporarli nella vita quotidiana delle comunità umane. Il termine “ecologia” deriva dal termine greco “casa”. L’ecologia è lo studio di come funziona la dimora terrestre. Più precisamente è lo studio delle relazioni che collegano fra loro tutti i membri della famiglia terrestre. Oggi la grande sfida da affrontare è quella di costruire e nutrire comunità sostenibili: ambienti sociali, culturali e fisici in cui possiamo soddisfare i nostri bisogni e le nostre aspirazioni senza ridurre le prospettive delle generazioni future. Una comunità sostenibile è progettata in modo tale che le sue modalità di vita, commercio, economia, le sue strutture fisiche e le sue tecnologie non interferiscano con la capacità innata della natura di sostenere la vita. I principi dell’ecologia sono i principi organizzativi comuni a tutti i sistemi viventi, sono le configurazioni basilari della vita.
Questi principi organizzativi ecologici, applicati alle comunità umane, possono essere definiti anche come “principi comunitari”. Un ecosistema non è una raccolta di specie diverse ma una comunità sostenibile, formata da piante, animali e microrganismi, in cui tutti i suoi membri dipendono l’uno dall’altro. Sono tutti connessi tra loro in un’ampia rete di relazioni, la rete della vita. Capire gli ecosistemi ci porta a capire le relazioni, ci fa spostare l’attenzione dagli oggetti alle relazioni. Una comunità vitale è consapevole delle relazioni multiple tra i suoi membri. Nutrire la comunità significa nutrire queste relazioni.
Quando analizziamo le relazioni multiple che collegano tra loro i membri della famiglia terrestre, possiamo distinguere alcuni principi di base, che possono essere chiamati principi ecologici o principi di sostenibilità o principi comunitari o anche “fatti fondamentali della vita”.
Occorre un programma scolastico in cui sia previsto anche l’insegnamento ai bambini dei seguenti fatti fondamentali:
• un ecosistema è una comunità ecologica sostenibile in quanto non genera rifiuti, dato che gli scarti di una specie sono il cibo di un’altra
• la materia circola senza sosta attraverso la rete della vita
• l’energia che alimenta questi cicli ecologici proviene dal sole
• la diversità e il sodalizio fra i suoi membri garantisce la capacità di recupero dell’ecosistema
• la vita, fin dai suoi primordi, tre miliardi di anni fa, non ha conquistato il pianeta con la lotta, ma con la collaborazione, l’associazione e la formazione di reti.
Insegnare questa conoscenza ecologica sarà la funzione più importante dell’istruzione del prossimo secolo. E in questo insegnamento l’orto scolastico ha un posto di primo piano.
Una delle cose più entusiasmanti dell’orto è che creiamo un luogo magico per l’infanzia dei bambini, che altrimenti non avrebbero un posto del genere e non sarebbero in contatto con la Terra e con tutte le cose che vi crescono. Si può insegnare tutto quel che si vuole, ma esserci per davvero, coltivando e cucinando e mangiando, è una ecologia che tocca il loro cuore, e che gliela rende importante.
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