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    Per un'Europa dei popoli:

    Azione politica, istituzionale e sociale devono marciare insieme.
    Come colmare il deficit democratico dell'Ue e rilanciare la costruzione di un'Europa fondata sui diritti civili e sociali e sulla democrazia partecipativa, è uno dei temi al centro della riflessione di associazioni, sindacati e movimenti.
    4 giugno 2009 - Redazione Rees Marche
    Fonte: Estratti dalla newsletter arcireport giugno 2009

    Azione politica, istituzionale e sociale devono marciare insieme

    Come colmare il deficit democratico dell'Ue e rilanciare la costruzione di un'Europa fondata sui diritti civili e sociali e sulla democrazia partecipativa, è uno dei temi al centro della riflessione di associazioni, sindacati e movimenti.
    Al Forum sociale europeo che si è tenuto a Malmö lo scorso settembre c'è stata un'unanime valutazione negativa sul Trattato di Lisbona, che di fatto ripropone il modello politico e istituzionale già bocciato dai referendum francese e olandese: un'Europa costruita dall'alto senza il minimo coinvolgimento dei cittadini, il libero mercato come principale valore di riferimento e un modello di governance prevalentemente intergovernativo.
    Dopo Lisbona, il motore delle politiche europee è sempre più in mano agli Stati, grazie a un assetto istituzionale che concentra nel Consiglio e nella Commissione sia il potere legislativo che quello esecutivo.
    Il Parlamento, unica istituzione elettiva, è relegato al ruolo di organismo co-decisore.
    Neppure le aperture al dialogo con la società civile, contenute nel Trattato, consentiranno ai cittadini di incidere realmente sulle politiche europee, poiché il coinvolgimento delle organizzazioni sociali nella discussione su direttive e proposte di legge dovrebbe riguardare solo le realtà più forti e già inserite a Bruxelles, lobbies di interessi economici privati e network sociali rappresentativi di un'elite, mentre la gran parte dei cittadini europei, specie i più poveri e isolati, continuerà a essere esclusa.
    Non deve quindi meravigliare l'indifferenza diffusa verso le prossime elezioni europee: pochi conoscono il ruolo dell'Ue, molti ne ignorano addirittura l'esistenza, lo stesso Parlamento è stato finora eletto da meno del 50% della popolazione: un bel problema se si considera il peso crescente delle decisioni europee sulle politiche nazionali e sulla vita dei cittadini.
    Nel senso comune, l'Europa viene identificata anzitutto con l'Euro, poi col mercato comune, e solo in ultimo con le sue istituzioni e i suoi valori. Il sentimento europeista non decolla, come dimostrano i sondaggi che rilevano un'intenzione di partecipazione al voto che non supera il 30%. La campagna elettorale non è evidentemente riuscita a motivare i cittadini segnati dalla crisi economica e sociale, isolati e sfiduciati sulla possibilità di cambiare le cose a livello europeo.
    L'approccio ultraliberista lesivo dei diritti sociali e il deficit democratico del suo modello istituzionale sono i due grandi problemi dell'Unione, e si alimentano a vicenda. Per questo, per costruire l'Europa della pace e della democrazia, dei diritti sociali e dello sviluppo sostenibile, l'azione politica istituzionale e l'iniziativa sociale devono andare di pari passo.
    Sul piano istituzionale, l'obiettivo è conferire al Parlamento un pieno potere legislativo, ma anche introdurre l'iniziativa legislativa popolare o su proposta dei parlamenti nazionali. Sul piano dell'iniziativa sociale, bisogna costruire la consapevolezza che lo spazio comune europeo è una necessità e un'opportunità, terreno decisivo del confronto fra  idee diverse di sviluppo, di modello sociale, di democrazia.

    Il Parlamento europeo e i suoi poteri

    Potere legislativo, di bilancio e controllo democratico sulle istituzioni della Ue: queste le funzioni del Parlamento europeo. Esso condivide con il Consiglio il potere decisionale su due terzi delle proposte legislative dell'Ue; può accettare, emendare o respingere le proposte di direttiva o regolamenti avanzati dalla Commissione nei settori dell'ambiente, dei trasporti, della protezione dei consumatori, dell'immigrazione illegale e del mercato interno.
    Invece su politica fiscale, industriale e agricola, sui nuovi membri della zona euro, il Parlamento può esprimere solo pareri. L'ampliamento dell'Unione europea è possibile solo con l'accordo del Parlamento che può esprimere parere conforme: non potendo apportare emendamenti agli accordi, può tuttavia respingerli nella loro totalità.
    Infine, può sollecitare la Commissione a presentare proposte legislative.
    Il Parlamento è poi responsabile, insieme al Consiglio, della definizione annuale del bilancio dell'Unione e stabilisce se approvare il modo in cui la Commissione ha gestito il bilancio nel precedente esercizio finanziario.

    Per quanto riguarda il controllo democratico, il Parlamento procede al voto per approvare o meno la Commissione nel suo insieme. Essa è politicamente responsabile di fronte al Parlamento, tanto da dover dare le dimissioni in caso di mozione di censura da parte del Parlamento stesso. Quest'ultimo controlla poi costantemente le relazioni della Commissione e pone ad essa, come al Consiglio, interrogazioni. Il Parlamento esamina infine le petizioni dei privati cittadini e istituisce commissioni di inchiesta.

     

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