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    La devastazione dell'ambiente agricolo

    Ricordo ancora, con una sensazione di gioia, l'ambiente agricolo che circondava la mia casa quando ero un bambino. C'erano ancora poche case e, pur abitando a due passi dal mare, ero circondato da contadini dediti al loro mestiere antico[...]
    17 giugno 2009 - Loris Asoli

    Ricordo ancora, con una sensazione di gioia, l'ambiente agricolo che circondava la mia casa quando ero un bambino. C'erano ancora poche case e, pur abitando a due passi dal mare, ero circondato da contadini dediti al loro mestiere antico, con tanto di mucche da latte, buoi da lavoro, maiali, oche, anatre, tacchini, galline, conigli e piccioni. Mi piaceva veder svolazzare tantissime farfalle variopinte in alcuni periodi dell'anno. In altri vedere saltellare sui campi una miriade di grilletti e cavallette; a fine maggio uscire di notte a godere la magia delle mille lucine che si accendevano e spegnevano nell'aria, generate dalle mirabili lucciole, che a volte cercavamo di prendere nelle mani, facendo attenzione a non danneggiarle. In altri periodi si poteva ascoltare il concerto delle rane o delle cicale. E che meraviglia osservare le api posarsi sui fiori e affaccendarsi su di loro, per poi riprendere il volo con il loro prezioso bottino! C'era un pozzo a due passi dalla mia casa e fuori dal pozzo un "trocco" dove si teneva l'acqua a scaldarsi per gli animali. Ricordo che d'estate il trocco si riempiva di api che dal bordo cercavano di dissetarsi; ma alcune cadevano nell'acqua e si trovavano in difficoltà e a rischio di affogarsi e allora mettevo la mia manina destra nell'acqua e da sotto mi avvicinavo delicatamente all'ape e la sollevavo fuori dal pericolo. E l'apetta dopo una "sgrullata" alle ali riprendeva il volo, felice! E insieme alle api quanti altri insetti piccoli e grandi, grigi o colorati, svolazzavano sui fiori e sulla vegetazione? Tutto questo mi faceva sentir bene e mi dava un senso di pienezza e di libertà.

    E la meraviglia non era solo il mondo animale, ma ancor più quello vegetale. Ovunque c'erano alberi: pioppi, gelsi, querce, olmi, salici, fichi, susini, ciliegi, meli e alberi da frutto di tutte le specie e viti e olivi e tanto altro ancora e siepi, arbusti, erbe, fiori di tutti i colori. Anche i campi coltivati con i cereali erano allietati dall'una o dall'altra fioritura: tulipani, papaveri, camomille, senapi, gladioli rosso-lilla-rosati. E poi c'era il tempo della sulla, quando si andava a succhiare il delizioso cuore del gambo fresco e più tardi quando la si ammirava fiorire del suo rosso intenso.

    Tutto questo, e tanto altro, l'agricoltura industriale e chimica se l'è portato via per sempre! L'ho visto scomparire giorno dopo giorno, anno dopo anno.

    Come dicevo abitavo anche vicino al mare e lui era la seconda grande attrazione dei bimbi. Anche qui sono stato fortunato: ho potuto godere un po' del tempo -non più godibile per i bimbi di oggi- in cui l'acqua vicina alla riva era piena di piccoli pesciolini, di svariate forme: piccole agore, cavallucci marini, pesciolini bianchi e tanti altri di cui non so dire il nome. E si potevano catturare facilmente: bastava un retino da bambini e si poteva quasi carezzare il pesciolino momentaneamente intrappolato. Che incomparabile magia era il mondo dei pesciolini per i bambini! E quando il mare si ritirava e faceva "la secca" si poteva penetrare a piedi nudi là dove i giorni prima c'era sempre stata l'acqua e il suolo era così ricco e colorato di vita multiforme seminascosta nella sabbia, che di notte mi capitava di sognare ancora il fondale scoperto, come uno scrigno pieno di incomparabili tesori, che si erano rivelati al ritrarsi del mare. Anche tutto questo se ne è andato per sempre, rapito dall'inquinamento del mare, per molteplici motivi, e dalla pesca industriale.

    Ma su quello che abbiamo fatto in campagna vale la pena di ritornarci col pensiero e col cuore e rifletterci sopra. Un tempo, quando si comprava un prodotto dell'agricoltura dietro esso c'era tanto, c'era tutto un mondo di cure e attenzioni. Se compravi un chilo di grano, o due uova o un litro d'olio o di vino, nel prodotto non c'era solo quello che ti veniva nelle mani; soprattutto stavi comprando e sostenendo la cura dell'ambiente, la cura dei fossi di confine e di transito delle acque delle vallate, la cura degli alberi e dell'ossigeno che donavano per tutti, la cura mirabile del paesaggio, la garanzia del non inquinamento del tuo cibo, la tutela della biodiversità vegetale e animale e anche il ruolo sociale dell'agricoltura, in cui spesso erano normalmente inserite senza essere e sentirsi un peso, anche persone che ora non sono considerate competitive sul mercato concorrenziale-capitalista del lavoro e quindi vengono "scartate" verso i servizi sociali. Oggi forse lo stesso chilo di grano ti costa qualcosa di meno, ma stai comprando infinitamente di meno di quello che compravi un tempo! E quel chicco si è svuotato non solo di tutti questi tesori che generava fuori di sé, ma anche di molta parte del tesoro nutrizionale che aveva dentro di sé, riempendosi invece di tanti inganni!

    Oggi sono stato a visitare una grande fattoria condotta "industrialmente" da un cosiddetto "terzista", uomo specializzato nelle operazioni meccaniche con grandi trattori. Che pena! In sfacelo le antiche case in mattoni del fondo, che un tempo sono state ricche di vita. Gli alberi su una ottantina di ettari sono totalmente scomparsi, tranne tre gelsi del tutto isolati in tre punti distinti e quattro olivi spelacchiati, ormai in agonia. Incredibile, ma sembra che i grandi trattori siano molto scontrosi e non sopportino gli alberi vicini al loro passaggio, così i trattoristi li fanno fuori, per razionalità economica e del lavoro! E certamente si può immaginare che un tempo, neanche troppo lontano, anche qui ci siano stati una miriade di alberi di ogni genere. Ma oggi non servono più: tanto le persone in campagna non ci sono più e così bisogna non solo togliere gli ostacoli di mezzo, ma anche recuperare terra utile, perché già rende così poco!!

    In compenso in una zona troppo scoscesa per i trattori si è formata una macchia di vegetazione. Speravo in quella, ma la sorpresa è stata che è diventata del tutto inaccessibile alle persone e ai mezzi, per primo perché i trattori con le arature successive negli anni, hanno gettato sempre nuova terra sul confine fra la zona arata e quella non arata, creando un dislivello fra le due zone che non rende accessibile ai mezzi di lavoro la seconda. E anche perché la totale incuria ha reso possibile il crearsi di una barriera impenetrabile di rovi. In basso poi, sui confini del podere, ci sono i fossi delle acque di scolo delle vallate. Un tempo i fossi di confine erano curati, accessibili, alberati con cura, fonte di riparo, di legna per l'inverno, di acqua pulita per irrigare. Ma ora si ritrovano anche qui gli stessi problemi del pezzo di boscaglia: dislivello sempre più accentuato fra il coltivo e il fosso, rovi e inaccessibilità. Se per fortuna trovi un accesso creato dai cacciatori e arrivi all'acqua la trovi scura e maleodorante! Mi viene così da ricordare il "fosso grande" a un chilometro dalla mia casa di ragazzino. Che festa quando si andava a fare un'escursione da quelle parti. Il "fosso" era pieno di vita, di violette e altri fiori, secondo la stagione, di rane, di anguille, che si andavano a pescare nelle fossette che rimanevano con un pò di acqua durante i periodi di secca, e poi, con l'aiuto delle mamme, si cucinavano e si mangiavano insieme, con senso di complicità, come aver fatto una grande impresa. Oggi tutto scomparso! I veleni dell'agricoltura, ripetuti per decenni, e gli scarichi abusivi di case e industrie hanno prodotto acqua più o meno putrida o comunque inquinata e devitalizzata.

    Ci vorranno generazioni di volenterosi a schiere, per recuperare tutto il male che abbiamo fatto all'agricoltura e all'ambiente, sperando che presto rinsaviremo da questa follia. I giovani di oggi però, poverini, non hanno neanche un metro di paragone: hanno sperimentato solo la devastazione e per loro è normale che sia così, perché non hanno visto altro. Speriamo che nonostante questo la nostra società ritrovi la strada, magari con qualche necessario scossone, per tornare a prendersi più cura dell'ambiente agricolo, come tesoro di tutti e per tutti.

     

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