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    L'Italia verso il nucleare

    Ci soffermiamo quasi sempre sul food, su che cosa mangiamo. Oggi e per i prossimi sei mesi almeno, la partita più grossa è tuttavia altrove: è nell'energia.
    12 ottobre 2010 - Antonio Felice
    Fonte: greenplanet.net

    Ci soffermiamo quasi sempre sul food, su che cosa mangiamo. Oggi e per i prossimi sei mesi almeno, la partita più grossa è tuttavia altrove: è nell'energia. 

    L'Enel ha presentato nei giorni scorsi a Milano i suoi programmi. Ed è stata l'occasione per capire meglio i piani energetici italiani. C'è la scelta del nucleare, c'è la scelta dell'energia green. L'Enel, per non sbagliarsi (ovvero per fare business dovunque sia possibile) le abbraccia tutte due. Ma sono scelte che possono convivere? Da questo autunno alla primavera 2011 il governo Berlusconi, attraverso il neo-ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani, completerà gli assetti normativi dentro i quali dare il via al piano di installazione delle nuove centrali nucleari. I tempi sono lunghi. I cantieri è previsto partiranno nel 2013 e solo nel 2020 l'Italia dovrebbe avviare la produzione di energia nucleare. L'Enel si è fatta avanti: all'Italia servono almeno otto centrali nucleari da  1600 megawatt e l'Enel si è detta pronta a costruirne quattro, per un  investimento complessivo di circa 35 miliardi di euro. L'Enel rassicura il governo anche sul fronte di quelle che vengono definite le perplessità dell'opinione pubblica dichiarandosi pronta a lanciare una grande campagna di comunicazione a favore del nucleare.

    In Germania, intanto, il premier della prima potenza economica europea, la signora Angela Merkel, fa scelte diverse: investirà 50 miliardi di euro nel fotovoltaico per ottenere 9mila megawatt di potenza, l'1,5% del fabbisogno tedesco. E qualcosa sta pensando, in Italia, il ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan: un piano basato sulla produzione di energie rinnovabili da parte delle aziende agricole per garantire ad esse un'integrazione di reddito. Il piano è allo studio e potrebbe vedere la luce entro l'anno. Ad ogni azienda agricola verrebbe concessa la possibilità di produrre energia per un certo quantitativo di watt l'anno. In Italia sono censite circa due milioni e mezzo di aziende agricole, se una su cento si mettesse a produrre energia sarebbe verosimilmente un contributo di potenza pari a quello di alcune centrali nucleari.

    Vero è che l'85 per cento dell'energia consumata in Italia viene dall'estero. Ma c'è molto, molto altro da fare oggi che nuove tecnologie avanzano e si perfezionano, prima di coinvolgere un intero Paese e il suo prezioso ambiente naturale e storico in una scelta tanto impegnativa e che piace solo a chi ci vede un immediato e copioso ritorno di denaro. Si dovrebbe aprire un dibattito serio sulla volontà degli italiani di lasciare in eredità ai propri figli un certo numero di centrali nucleari che tra l'altro da sole non risolvono assolutamente i problemi energetici del Paese.

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