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    5 marzo 2007 - Katya Mastantuono
    Fonte: Bollettino Rees Marche Anno 3 N° 1 - 04 marzo 2007

     

    La spazzatura tecnologica


    Cresce l'E-waste, la spazzatura elettronica: è cresciuta tre volte più velocemente di altri tipi di rifiuti urbani.
    Le nostre relazioni e le nostre attività non possono ormai prescindere dall’utilizzo di apparecchiature elettriche ed elettroniche: personal computer, fax, stampanti, segreterie telefoniche, videoregistratori, televisori, telefonini cellulari, palmari sono strumenti che facilitano e arricchiscono le nostre esistenze.
    Il loro ciclo di vita si accorcia sempre di più e viene da chiedersi che cosa succede quando sono vecchi e non vogliamo più usarli, visto che tentare una manutenzione diventa sempre più costoso a fronte di una loro totale sostituzione. La risposta ovvia e semplice e anche disarmante: diventano spazzatura. O più propriamente E-waste, cioè “rifiuti elettronici” o “spazzatura tecnologica”. Dalle leggi europee e italiane questi rifiuti sono denominati anche con la sigla RAEE, Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Si tratta di una vera montagna di spazzatura.
    Secondo alcune stime del Consorzio Ecoqual'It (www.tecnoimprese.it/ecoqualit) e dell'Osservatorio Nazionale Rifiuti, in Italia nel 2002 sono stati prodotti circa 47 mila tonnellate di rifiuti elettronici: 13.800 tonnellate di fax e copiatrici, 12 mila tonnellate di monitor, 12.400 tonnellate di computer, 4.989 tonnellate di toner o ricariche per stampanti, 1.240 di server e work-station, 900 tonnellate di scanner.
    Si tratta, nella quasi totalità dei casi, di materiali composti da sostanze pericolose, con effetti tossici e addirittura potenzialmente letali. Basti pensare, ad esempio, alle batterie dei cellulari e dei pc portatili, che contengono significative quantità di cadmio, mercurio, piombo e bario. Un comune computer casalingo è fatto di oltre 1000 materiali diversi, molti dei quali altamente tossici: clorati, brominati, metalli, acidi, plastiche, additivi plastici, materiali biologicamente attivi. Tutte sostanze che, purtroppo, nella maggior parte dei casi finiscono nelle normali discariche, vanno dispersi nell’ambiente o, peggio ancora, vengono bruciati senza precauzioni negli inceneritori, con conseguenze ancora sconosciute, ma certamente non positive, per la salute di uomini, animali e piante.
    La Commissione europea, infatti, stima che la metà del piombo che fuoriesce dagli inceneritori e il 40% dello stesso metallo che rimane nelle discariche - e che rischia, alla lunga, di raggiungere la falda acquifera - proviene proprio dai rifiuti elettronici.
    Senza contare lo spreco di risorse preziose. Infatti, buona parte dei componenti elettronici sono costituiti da materiali nobili che, provenendo da risorse non rinnovabili, sarebbe bene recuperare riciclandoli. E’ il caso, ad esempio, di alcuni metalli rari o pregiati, come rame, stagno, piombo, oro e argento.
    Oggi, invece, solo il 5% delle apparecchiature elettroniche viene riciclato.
    Tra televisioni, lavatrici, lavastoviglie, cellulari e condizionatori i cittadini europei producono mediamente 20 kg l'anno a testa di rifiuti elettrici ed elettronici, in netta crescita in tutti i paesi dell'Unione Europea e che nei prossimi 5 anni arriverà ad aumentare dal 16% al 28%. Solo in Italia, ogni anno produciamo circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, con un tasso di crescita che è circa tre volte quello dei comuni rifiuti urbani.
    Ma quali sono le possibili soluzioni al problema e-waste?
    Il compito più importante spetta all’impegno di ognuno di noi. Innanzitutto, cercando di limitare la produzione individuale di e-waste, cambiando il nostro cellulare o il nostro PC solo quando è davvero indispensabile, cioè quando non funzionano più o non rispondono più alle nostre esigenze, e non solo perché non sono più “di moda”.
    Importante, poi, agire sul piano normativo. Un grosso passo avanti in questo senso è stato fatto con la Direttiva Europea WEEE (Waste Electrical and Electronic Equipment) che, a partire dal 2005, impone criteri molto severi per lo smaltimento dell’E-waste.
    In particolare, la Direttiva incoraggia l’EPR, cioè l’Extend Producer Responsibility (responsabilità estesa ai produttori).
    Le direttive comunitarie mirano a prevenire questi danni: impongono ai produttori di progettare e fabbricare le loro apparecchiature in modo da facilitarne la riutilizzazione e il riciclaggio, abbattendo - fino a ridurla totalmente - la presenza di metalli pesanti, come piombo e cadmio. Sono a carico delle aziende le spese di raccolta, recupero e riutilizzo dei materiali.
    Secondo la logica EPR, i produttori sono responsabili dell’impatto che i loro prodotti, a fine vita, hanno sull’ambiente e sulla salute, e devono quindi farsi carico finanziariamente della loro corretta raccolta e del loro recupero. Di conseguenza, le aziende di elettronica hanno tutta la convenienza a sviluppare tecniche costruttive e materiali che riducono i problemi e i costi legati al recupero e allo smaltimento corretto dei beni prodotti. Le amministrazioni, dal canto loro, dovrebbero incentivare la raccolta differenziata di e-waste, a tutti gli effetti una forma di rifiuto speciale. In questo modo, si potrebbe facilitare tutto il processo di recupero e smontaggio e, soprattutto, limitare fortemente le pericolosissime dispersioni ambientali.
    Tutti gli Stati membri devono ora recepire due direttive proprio per lo smaltimento di questo tipo di rifiuti.
    I termini per l'attuazione nelle legislazioni nazionali sono scaduti, e finora solo la Grecia le ha messe in pratica. I due provvedimenti sono importanti per la salvaguardia e la tutela del territorio poiché tutti i rifiuti di tipo elettrico, in assenza di una normativa di riferimento generale, vengono indirizzati alle discariche o agli inceneritori.
    Un trattamento che però contamina l'ambiente circostante attraverso il "rilascio" di sostanze che inquinano e danneggiano il suolo, l'aria o l'acqua. E che possono essere dannose per la salute. Inoltre accanto ai rifiuti elettrici ed elettronici vengono "rottamati" materiali pericolosi, metalli pesanti, veleni che finiscono tra i rifiuti urbani, costituendone la componente a più alto impatto ambientale.
    Il Parlamento italiano con la legge Comunitaria 2003 ha delegato il governo all'emanazione dei decreti legislativi di attuazione delle due direttive, che dovrebbero essere in via di predisposizione. La commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha voluto condurre una ricognizione sulle problematiche che si pongono per l'applicazione delle nuove normative. Maggiori difficoltà si incontrano per quello che riguarda l'organizzazione, le procedure e le modalità relative alla raccolta separata. Secondo la commissione i produttori e i distributori di materiale elettrico ed elettronico devono lavorare in collaborazione con le amministrazioni locali per elaborare sistemi di raccolta e realizzando grandi centri che garantiscano anche la gratuità, la disponibilità e la facilità d'accesso da parte di tutti i cittadini. La commissione ha inoltre sottolineato come sia importante l'attività di prevenzione, nella fase di costruzione, anche per la pericolosità delle sostanza contenute nei prodotti e propone di fissare perciò dei target quantitativi, qualitativi e temporali.
    I rifiuti hi-tech occidentali sommergono i Paesi in via di sviluppo.
    A Nairobi si discute su come bloccare il business dell’e-waste
    La spazzatura elettronica del mondo industrializzato, dai computer dismessi ai televisori e ai cellulari, sta letteralmente sommergendo i Paesi in via di sviluppo.
    Non si tratta di strumentazioni che possono essere riutilizzate, ma di veri e propri scarti tossici: una montagna che cresce di 50 milioni di tonnellate all’anno, secondo i dati dell’Unep, l’agenzia ONU per l’ambiente. Dal 2005 ogni nuovo computer immesso sul mercato USA corrisponderà ad un altro che sarà, invece, destinato a rottamazione.
    Tuttavia, allo stato attuale meno del 20% dei computer dismessi in USA è riciclato o riutilizzato.
    Un discorso a Nairobi: il direttore dell’Unep Achim Steiner
    In un discorso a Nairobi, in occasione dell’apertura della conferenza su “Transboundary Movement of Hazardous Wastes and their Disposal”, il direttore dell’Unep Achim Steiner ha sottolineato la pericolosità di questi rifiuti per l’ambiente e l’uomo. Vecchi elettrodomestici, computer, telefoni, fax apparecchi radio, tv, videoregistratori, tubi al neon, ma anche trenini elettrici e videogiochi - molto spesso infatti contengono sostanze pericolose che devono essere messe in sicurezza attraverso specifici trattamenti che garantiscono il recupero o il riciclaggio dei materiali in esse contenuti.
    Secondo il direttore dell’Unep, ogni mese arrivano via mare in Asia e in Africa milioni di tonnellate di rottami di apparecchi elettrici ed elettronici. Secondo le stime di alcuni gruppi ambientalisti, il porto della città africana di Lagos accoglie ogni mese 400 mila computer usati, provenienti anche da Paesi europei: non solo rottami ma anche computer e televisori in disuso che contengono componenti formalmente qualificabili come rifiuti speciali. Utilizzando dichiarazioni false, gli apparecchi fuori uso vengono fatti passare per merce usata, eludendo così le prescrizioni relative ai trasporti di rifiuti allo scopo di risparmiare costi di smaltimento elevati. Montagne di silicio e metallo costellano le maggiori città dei paesi in via di sviluppo, trasformate dalle opulente metropoli occidentali in vere e proprie discariche, nell’indifferenza pressoché totale delle istituzioni. “Se non risolveremo questo problema – ha spiegato Steiner – continueremo a fare come il proverbiale cane che si morde la coda”.
    L'Unep stima che vengano prodotte 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici l'anno, circa quattromila tonnellate l'ora. Greenpeace ha esaminato le polveri delle fabbriche cinesi dove vengono smantellati i rifiuti elettronici, trovando concentrazioni di piombo centinaia di volte superiori a quelle delle polveri domestiche. Solo negli Stati Uniti, vengono buttati da 14 a 20 milioni di computer all’anno, mentre i Paesi in via di sviluppo triplicheranno la produzione di rifiuti elettronici entro il 2010.
    Per arginare il problema, dice Steiner, c’è bisogno di aggiornare i programmi di riciclo e promuovere partnership pubblico-privato, come nel caso degli operatori telefonici che, insieme all’ONU, hanno varato un progetto globale sul riciclaggio dei rifiuti tecnologici. È essenziale, infatti, una collaborazione intensiva e globale per limitare i danni ambientali legati alle sostanze nocive contenute nei telefonini e negli altri apparecchi elettronici e per evitare che iniziative indipendenti portino a un aumento dei prezzi di produzione.
    Danneggiare il cervello
    I telefonini, in particolare, contengono materiali preziosi (platino, oro, rame, alluminio e magnesio) in larga parte riciclabili e altri molto dannosi (piombo, litio e nichel-cadmio) che possono causare l'asma e il cancro e danneggiare il cervello, il fegato, i reni, il sistema nervoso e quello cardio-vascolare. Il più importante parametro di riferimento internazionale in materia di sicurezza ambientale è la Convenzione di Basilea sul controllo dei trasporti transfrontalieri di rifiuti pericolosi, entrata in vigore nel 1992, e a cui hanno aderito più di 160 Paesi. Nel 2002, alla convenzione hanno aderito anche i maggiori produttori di cellulari: Siemens, LG, Matsushita (Panasonic), Mitsubishi, Motorola, NEC, Nokia, Philips, Samsung, e Sony Ericsson, con l'iniziativa Initiative for a Sustainable Partnership on Environmentally Sound Management of End-of-life Mobile Phones, volta a coinvolgere maggiormente l'industria in una serie di accordi per garantire un corretto smaltimento dei terminali obsoleti. “Queste partnership sono molto importanti – ha concluso Steiner – ma sappiamo che molto deve ancora essere fatto” per bloccare il business dello smaltimento illegale dell'E-waste. A Nairobi si discuterà proprio di come rafforzare le leggi per evitare di trasformare i Paesi in via di sviluppo nella discarica elettronica del mondo.
    E-waste in Cina
    La spazzatura elettronica e hi-tech che sta invadendo la Cina, creando un immenso inquinamento ambientale. Ogni anno 150 milioni di televisori, lavatrici e frigoriferi imboccano la strada delle discariche cinesi, dove converge anche il 70% dei rifiuti elettronici provenienti dai Paesi sviluppati. Solo il 10% degli scarti hi-tech prende la via del riciclaggio, mentre il restante va a compromettere l'ambiente di Guiyu, nella provincia meridionale del Guangdong. Il Governo di Pechino ha tuttavia promesso l'introduzione di sussidi per il riciclaggio dell'e-waste.
    Il nostro Paese
    Ogni anno in Italia sono prodotte 6 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici e elettronici, il 4% di quelli UE. Senza un adeguato trattamento preliminare le apparecchiature elettriche ed elettroniche che entrano nel flusso dei rifiuti provocano gravi danni ambientali e sanitari. La quasi totalità del rifiuto elettrico ed elettronico italiano e’ destinata alla discarica dei rifiuti urbani.
    Per quanto riguarda il nostro Paese, con il Decreto Legislativo n. 151 del 25 luglio 2005 sono state recepite tre direttive comunitarie in materia: la Direttiva 2002/95/CE del 27 gennaio 2003, sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche; la Direttiva 2002/96/CE del 27 gennaio 2003, sui Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE); la Direttiva 2003/108/CE, che modifica la prima delle due precedenti direttive. Entro la fine di questo anno, i produttori dovranno provvedere al ritiro ed all’invio ai centri di trattamento (organizzati dai Comuni o da loro stessi) dei RAEE oggetto di raccolta separata ed istituire su base individuale o collettiva, sistemi di trattamento di questi rifiuti, avvalendosi di impianti di trattamento conformi alle disposizioni vigenti in materia. Entro la stessa data, i produttori dovranno organizzare e gestire sistemi di raccolta separata dei RAEE professionali, sostenendone i relativi costi e chi non adempirà a tale obbligo sarà punito. Il Decreto che doveva entrare in vigore nel dicembre 2006 è stato prorogato al 30giugno 2007.
    Le sanzioni
    Il provvedimento stabilisce anche le sanzioni per gli inadempienti e prevede la costituzione di due comitati: uno per la vigilanza e il controllo e uno d'indirizzo presso il ministero dell'Ambiente. Nel dettaglio, le sanzioni previste per chi violi gli obblighi di legge sono piuttosto salate:dai 150 fino ai 400 euro per il rivenditore che si rifiuta di ritirare l'usato gratuitamente;
    dai 30000 ai 100000 euro per il produttore che non partecipa all'organizzazione dei sistemi di raccolta differenziata;dai 2000 ai 5000 sempre per i produttori che non provvedano ad informare il pubblico dei rischi dei RAEE; dai 200 ai 1000 euro ad apparecchio per i produttori che immettano sul mercato, dopo il 13 agosto 2005, apparecchiature elettriche o elettroniche senza il simbolo di raccolta separata o con informazioni non sufficienti.con la sanzione amministrativa da 30.000 a 100.000 euro.
    Comportamenti da consumatori responsabili
    L’informazione e la consapevolezza: sapere cosa sono i RAEE
    I RAEE sono i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, considerate rifiuti ai sensi dell’articolo 6, comma 1 del decreto legislativo 5 Febbraio 1997, inclusi tutti i componenti, i sottoinsiemi ed i materiali di consumo che sono parte integrante del prodotto nel momento in cui si assume la decisione di disfarsene.
    Le apparecchiature elettriche ed elettroniche a cui fa riferimento il decreto legislativo sui RAEE (il 151/05) sono quelle apparecchiature che dipendono per un corretto funzionamento da correnti elettriche o da campi elettromagnetici e le apparecchiature di generazione, di trasferimento e di misura di questi campi magnetici, appartenenti ad un apposito allegato al decreto (Allegato 1A) e progettate per essere usate con una tensione non superiore a 1000 volt per la corrente alternata e a 1500 volt per la corrente continua.

     

    Le categorie di apparecchiature riportate nell’allegato 1° del decreto sono:
    • Grandi Elettrodomestici
    • Piccoli Elettrodomestici
    • Apparecchiature Informatiche e per le telecomunicazioni
    • Apparecchiature di Consumo
    • Apparecchiature di illuminazione
    • Strumenti elettrici ed elettronici
    • Giocattoli ed apparecchiature per lo sport e per il tempo libero
    • Dispositivi medici
    • Strumenti di monitoraggio e controllo
    • Distributori Automatici
    Sapere che esistono gli Ecocontributi: come e da chi vengono gestiti
    Il Decreto Legislativo 151/05 chiede ai produttori di farsi carico, attraverso sistemi collettivi, del recupero dei RAEE definiti “storici” ovvero già presenti nelle case dei consumatori prima dell’entrata in vigore della nuova normativa. I costi sostenuti per il corretto trattamento dei RAEE potranno essere inseriti dai produttori nei costi complessivi dei nuovi prodotti commercializzati (occorre dunque ricordare che i nuovi prodotti consentono di pagare lo smaltimento dei vecchi) oppure evidenziati separatamente al consumatore.

    Il Dlgs. 151/05 dà infatti la facoltà ai produttori di indicare esplicitamente all’acquirente, al momento dell’acquisto di nuovi prodotti, i costi sostenuti per la raccolta, il trattamento, il recupero e lo smaltimento dei RAEE storici. In tale caso il negoziante presso il quale il consumatore si reca ad acquistare il prodotto, indicherà separatamente il prezzo del prodotto e l’ecocontributo ambientale per la gestione dei rifiuti storici. L’ecocontributo non potrà mai superare le spese effettivamente sostenute per il trattamento, il recupero e lo smaltimento dello stesso tipo di apparecchiatura acquistata.
    In termini pratici con l’ecocontributo il consumatore trasferisce dei fondi al produttore che, si impegna ad utilizzarli esclusivamente per la gestione dei RAEE storici.
    Il senso di Responsabilità
    Ciascun cittadino/consumatore deve contribuire a proteggere l’ambiente, riducendo il rischio di inquinamento e adottando comportamenti responsabili. Per quanto riguarda le apparecchiature elettriche ed elettroniche sappiamo che queste sono sempre più diffuse presso le nostre case in quanto hanno un ruolo importante nel migliorare la qualità della vita degli individui e delle famiglie.
    Quando però tali prodotti giungono a fine vita e vogliamo disfarcene si pone il problema di cosa dobbiamo farne. In passato e purtroppo frequentemente anche oggi, molti vecchi televisori ed elettrodomestici venivano smaltiti in discariche o, peggio ancora abusivamente in luoghi quali boschi, fiumi, aree aperte.
    Alcuni materiali che costituiscono questi prodotti possono rappresentare un serio pericolo per l’ambiente ed è nostro compito assicurarci che tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche vengano, da ora in avanti, raccolte con modalità differenziata presso le isole ecologiche del nostri Comuni, sia consegnandole direttamente sia portandole presso un negoziante nel caso in cui si intenda sostituirle con l’acquisto di un nuovo prodotto simile (questo secondo caso sarà praticabile dal momento in cui entrerà effettivamente in vigore la nuova normativa).
    Pericoli per l'ambiente

    L’importanza del recupero dei RAEE è dovuta anche al fatto che essi possono contenere sostanze quali metalli pesanti, ritardanti di fiamma bromurati, sostanze alogenate, sostanze lesive per l’ozono. Molte di queste sostanze rappresentano un potenziale pericolo per l’ambiente se non vengono trattate o smaltite in modo adeguato.

    Non possiamo permetterci di buttare i prodotti che non ci servono più in una discarica perché questi verrebbero smaltiti insieme a tutti gli altri rifiuti, sprigionando nell’aria o nel terreno le sostanze nocive in essi contenute. Se invece ci impegniamo a raccogliere in modo differenziato i RAEE, potremo essere certi che questi verranno inviati a centri di trattamento specializzati che, prima di procedere con lo smontaggio, la frantumazione, il taglio, la compressione delle apparecchiature, e quindi prima del riciclaggio delle parti metalliche, plastiche e vetrose delle unità, rimuoveranno tutte le componenti e le sostanze nocive per l’ambiente o per la salute.

    Le azioni concrete: Cosa fare
    Anche se oggi la nuova normativa non è ancora entrata in vigore è bene cominciare a comportarci in modo corretto rispetto alla problematica della gestione dei rifiuti tecnologici.

    Riconoscere se il prodotto che volete buttare deve essere raccolto in modo differenziato è molto semplice: basta guardare se su di esso è applicato il simbolo del bidoncino sbarrato.

    Se avete delle apparecchiature elettriche ed elettroniche da eliminare di piccole o medie dimensioni quali:
    • Televisori
    • videoregistratori, lettori DVD, impianti hi-fi
    • piccoli elettrodomestici (aspirapolvere, ferro da stiro, tostapane, macchine per cucire…)
    • computer, fax, stampanti, scanner, monitor, videocamere
    • telefoni e telefonini
    • utensili elettrici
    • giocattoli funzionanti con energia elettrica
    • strumenti musicali
    • orologi
    informatevi presso il vostro Comune e chiedete dove è situata l’isola ecologica più vicina in cui potete consegnarli per la raccolta differenziata. I vecchi prodotti saranno così raccolti separatamente e consegnati a centri di trattamento specializzati che effettueranno le operazioni di recupero nel totale rispetto dell’ambiente.
    Se volete invece disfarvi di grandi elettrodomestici quali frigoriferi, forni, lavatrici e lavastoviglie segnaliamo che molti Comuni hanno attivato servizi di ritiro a domicilio a prezzi contenuti. Anche in questo caso avrete la certezza di contribuire in modo responsabile alla tutela dell’ambiente.
    Cosa non fare
    La quantità di prodotti tecnologici acquistata dai consumatori è in forte crescita ed il loro corretto smaltimento a fine vita è ormai un problema serio e sentito in tutta Europa.
    Dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche si possono ricavare materie prime secondarie che consentono di ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali ma se continueremo a smaltire i rifiuti tecnologici in modo scorretto (discariche, zone di campagna, raccolta indifferenziata di rifiuti) ciò non sarà possibile oltre al fatto che le sostanze inquinanti presenti in alcuni prodotti danneggeranno irreparabilmente l’ambiente.
    Con l’entrata in vigore della nuova normativa tutti i prodotti da raccogliere in modo differenziato conterranno il simbolo di un bidoncino sbarrato.
    Non gettare i tuoi RAEE nella spazzatura o in altri luoghi che non siano le isole ecologiche dotate di contenitori per la raccolta differenziata.E’ bene sapere che in caso di smaltimento abusivo dei rifiuti ci sono sanzioni pesantissime, conviene quindi seguire le regole e comportarsi in modo responsabile.
    Convegno sulle novità normative in materia di gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici
    IL DECRETO 151/05 E IL SISTEMA DI RACCOLTA RAEE:
    PROSPETTIVE DI APPLICAZIONE
    DOPO LA PROROGA AL 30 GIUGNO 2007
    GIOVEDI 19 APRILE, PADOVAFIERE
    Sala 8 A – ore 14.40

    Un nuovo appuntamento per conoscere lo stato dell'arte sui decreti attuativi e le modalità operative del sistema di raccolta dei rifiuti elettronici (RAEE), la cui data di partenza è stata rimandata al 30 giugno 2007, si svolgerà in occasione di SEP, la manifestazione internazionale dedicata alle eco-tecnologie, che si terrà dal 18 al 21 aprile 2007 a PadovaFiere.
    Organizzarà il Convegno Ecoqual'It, in collaborazione con il Consorzio Eurotech.
    Per maggiori informazioni sul programma dell'evento, contattare la segreteria:
    segreteria@ecoq.it

     

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