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    Beni comuni

    5 settembre 2006 - Davide Guidi
    Fonte: Bollettino Res Marche N°4 Anno 1 - 04 luglio 2005

    Il volontariato che sarà

    Seconda Parte

    Anziani e Coca Cola

    Chi si fa carico gratuitamente di un anziano in difficoltà non può bere Coca Cola, simbolo del potere arrogante delle multinazionali, oppure giocare con il proprio bambino calciando un pallone prodotto in Pakistan probabilmente da un altro bambino. O meglio, può farlo solo dopo aver preso coscienza dei meccanismi che stanno dietro azioni così quotidiane, ed aver quindi deciso consapevolmente di agire in questo modo. La globalizzazione, infatti, impone anche al volontariato marchigiano, e non solo, l’avvio di una riflessione capace di analizzare il passato e capire il presente per progettare il proprio futuro, con la consapevolezza e la lucidità che dovrebbero far parte del proprio patrimonio genetico.

    La talpa e la giraffa

    Il volontario da sempre agisce concretamente nella propria comunità, fatta di città, paesi, volti e persone; ascolta chi è in difficoltà, coglie dagli sguardi messaggi non sempre espressi con le parole, accompagna ciascuno nel proprio percorso; a volte si batte per difendere i diritti dei più deboli, altre volte prova a tessere relazioni, favorire legami sociali, attivare reti vicinali. Le sue azioni non privilegiano interessi egoistici, ma vanno a vantaggio del bene comune in campo sociale, ambientale o culturale. La strada è il suo luogo privilegiato, il rispetto delle diverse culture e l’empatia fra le sue caratteristiche fondamentali. Ma è allo stesso modo vero che per comprendere ed affrontare al meglio le situazioni locali, è sempre più indispensabile conoscere i fenomeni che avvengono su scala planetaria: e non basta. Il volontariato non può più ritenere sufficiente, infatti, la sfera del “farsi carico”, ma è altrettanto imprescindibile che si mobiliti per prevenire e rimuovere le situazioni che provocano disagio, esclusione sociale, devastazione ambientale, e le cause che le generano: che sono spesso globali, appunto. La talpa e la giraffa simboleggiano bene questo dualismo: la prima tanto radicata nel proprio territorio, quanto impossibilitata a vedere un po’ più oltre; la seconda così affaccendata nelle sue altezze, da rischiare di non percepire i movimenti che avvengono a terra. Fuori dalla similitudine, solo la saggia interazione fra impegno locale e globale, fra valorizzazione della dimensione empatico-relazionale ed attuazione di politiche strategiche di ampio respiro potrà permettere al volontariato di continuare a svolgere quel ruolo profetico, innovativo e dirompente che gli è stato proprio in tutte le società ed i contesti temporali in cui ha agito.

    Le sfide del futuro

    Per essere all’altezza anche del nostro tempo, ci sembra dunque che nei prossimi anni l’impegno di un volontariato che voglia partecipare con consapevolezza alla costruzione di un mondo di giustizia dovrà attivarsi su diversi fronti. A partire dalla capacità, nell’attuale contesto di ridimensionamento del welfare, di sviluppare la sua dimensione politica di tutela dei deboli, per contribuire alla progettazione di un nuovo stato sociale in cui le risposte ai bisogni siano garantite da una solidarietà diffusa, integrata con un sistema di servizi efficienti e professionali. Di più, le forze andrebbero indirizzate nella direzione di promuovere una nuova cittadinanza attiva, che veda protagonista l’uomo solidale, caratterizzato da un’etica che non si limiti a celebrare il rito della buona azione come rifugio ideale di qualche minuto residuale di tempo prezioso, oppure a rispondere con una generosità caritatevole alle sollecitazioni televisive di fronte a qualche catastrofe naturale, ma che favorisca il processo di diffusione della solidarietà come stila di vita di ognuno. Il volontariato dovrà poi affrontare, non tanto e non solo i problemi della povertà, quanto i meccanismi di esclusione sociale che la generano, per realizzare concretamente obiettivi di cambiamento sociale. Non potrà non superare la frammentarietà, ancora troppo presente al suo interno, in un contesto in cui la complessità dei problemi globali rende ormai impossibile la loro soluzione senza l’aiuto di altri soggetti attivi, sia pubblici sia privati. E’ tempo di sostituire la presunzione di considerarsi unico protagonista delle soluzioni con la capacità di elaborare progetti chiari e strutturati, con iniziative in grado di aggregare numerosi soggetti. Sarà sempre più indispensabile, inoltre, per evitare il rischio mortale di snaturare il proprio messaggio rivoluzionario di libertà dai condizionamenti monetari, non lasciarsi ammaliare dalla gestione di servizi “pesanti” (che richiedono la presenza di professionalità specifiche), e concentrarsi nell’ambito di servizi “leggeri”, caratterizzati dalla dimensione del dono, della gratuità, della libera scelta personale. Limitandosi dunque ad affiancare i professionisti impegnati, a titolo di esempio, nella gestione di interventi per giovani a rischio piuttosto che immigrati, tossicodipendenti, senza fissa dimora o malati mentali, il volontario dovrà attivarsi in attività di lettura dei bisogni sociali ed ambientali,programmazione delle politiche, educazione alla solidarietà, tutela dei diritti, controllo dell’applicazione delle leggi, assistenza alle persone in difficoltà, accoglienza quotidiana, denuncia. Ogni volontario e ogni uomo solidale, infine, dovrebbe essere capace di mettere in discussione consapevolmente e coerentemente i propri stili di vita e abitudini quotidiane ed adottare comportamenti caratterizzati dalla relazione e non dal consumo, dall’accoglienza e non dal rifiuto, dalla cultura dell’essenzialità e dell’uso intelligente delle risorse, dalla partecipazione attiva alla gestione ed alla diffusione allargata dei beni comuni come l’acqua, l’aria, la salute, l’educazione, i trasporti, dalla pretesa di una equa ripartizione della ricchezza fra tutti i cittadini del mondo

    Conclusioni

    La risoluzione di tanti problemi sociali ed ambientali su scala locale e globale passa senza dubbio attraverso la capacità di leggere i fenomeni che causano diseguaglianze, povertà e sfruttamento, l’attuazione di conseguenti politiche di intervento, la diffusione di una cultura allargata della solidarietà, l’adozione di nuovi stili di vita alternativi a quelli usuali a noi occidentali di questo terzo millennio appena iniziato. In tutto questo il volontario può giocare un ruolo decisivo, senza mai dimenticare che dietro un bicchiere di Coca Cola si nasconde, per chi sa vederlo, un mondo intero - vicino e lontano - che ha sete di giustizia e che non è più possibile ignorare.

    Bibliografia

    • Il volontariato nelle Marche, ed. Centro Servizi Volontariato, Ancona 2002

    • Volontariato Liquido in una Terra di Mezzo, ricerca Centro Servizi Volontariato, Ancona 2004

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