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    1 settembre 2006 - Davide Guidi
    Fonte: Bollettino Res Marche N°3 Anno 1 - 05 maggio 2005

    Il volontariato nelle Marche

    (prima parte)

    L’impegno volontario e la partecipazione attiva gratuita di 15.000 cittadini marchigiani nelle circa 1.300 associazioni di volontariato, costituiscono sicuramente un buon patrimonio per l’economia solidale regionale. Gratuità e protagonismo civico, infatti, rappresentano un humus culturale in cui già da ora si possono innestare i processi economici solidali, specie in un modello di società - per ora ancora prevalente - in cui dominano individualismo, competitività, consumismo, passività da dipendenza televisiva.

    Dal passato….

    Il periodo storico di maggiore sviluppo del volontariato marchigiano si colloca negli anni 80, in seguito alla crescita economica che le Marche hanno conosciuto a partire dal ventennio precedente: il passaggio repentino da un’economia agricola ed artigianale ad una industriale e terziaria ha in quegli anni comportato, infatti, la nascita di nuove emarginazioni e la crisi di alcuni valori che avevano garantito coesione nel contesto tradizionale precedente.
    In uno scenario in cui le istituzioni ricercano affannosamente risposte sociali alle nuove emergenze, il volontariato si palesa in quel contesto come forza innovativa e propositiva, contribuendo a superare il concetto di assistenzialismo ed agendo spesso a supplenza dell’intervento pubblico.

    …Ai giorni nostri

    Negli ultimi anni, stiamo assistendo ancora una volta ad una rapida crescita di nuovo associazioni, tanto da poter affermare che il volontariato marchigiano è caratterizzato da un intenso dinamismo interno e da tassi di natalità e mortalità estremamente elevati.
    La nascita di un’organizzazione di volontariato è prevalentemente legata, e sempre in misura maggiore, all’intraprendenza dei cittadini che si mobilitano in modo organizzato sui problemi dei contesti locali o per l’autotutela. Per tale ragione, nei vari territori, perde peso specifico il volontariato che sorge da associazioni già esistenti, così come quello promosso da istituzioni ecclesiastiche.
    Attualmente, a fronte di un 25% di associazioni di ispirazione cristiana o di altra fede religiosa e di altrettante di tipo aconfessionale, ben la metà si definisce laica, ovvero non caratterizzata da alcuna matrice esplicita, ma nello stesso tempo inclusiva di una pluralità possibile di ideologie e fedi: tale caratteristica può ben spiegare l’eterogeneità delle motivazioni che spingono a fare volontariato.
    Sei organizzazioni marchigiane su dieci sono impegnate in settori legati ad attività socio-assistenziali (facendosi carico di svariate categorie di utenti con compiti di sostegno, ascolto, orientamento ed assistenza) e sanitarie (tutela di malati affetti da particolari patologie, servizi ausiliari di soccorso ed emergenza, raccolta del sangue e promozione della donazione degli organi). Seguono i volontari attivi nella protezione civile, nella tutela dell’ambiente e dei diritti, in azioni di educazione; chiudono il cerchio i settori di intervento culturale e quello legate alla solidarietà internazionale.
    Parlando di soldi (solidali, ovviamente…), la maggioranza delle associazioni della nostra Regione può contare su un budget che non supera i 5.000 euro. Gran parte di queste entrate derivano dalle quote associative, da attività di autofinanziamento come mostre, feste ed eventi, da donazioni e contributi da parte di privati ed imprese. Solo una minoranza delle organizzazioni (37% circa) può contare anche su contributi pubblici e rimborsi da convenzioni con le istituzioni, mentre appena un 7% gode di finanziamenti pubblici per la realizzazione di progetti specifici.

    I volontari: veri eroi?

    Se volete costituire un’associazione nelle Marche, vi bastano nove amici: il numero medio di volontari per ogni organizzazione, infatti, è nella nostra Regione di circa dieci persone, con la tendenza in atto ad una progressiva professionalizzazione: il 20% si avvale infatti di personale retribuito.
    Ma chi sono queste persone che alcuni giudicano eroi? Gente normale, ovviamente, con una leggera prevalenza di uomini (51%), che tende ad aumentare nelle posizioni di vertice (solo il 30% delle donne ricopre cariche presidenziali); l’età media prevalente supera i 45 anni, con poche organizzazioni connotate da una spiccata presenza giovanile e ancora meno di anziani, nonostante la tendenziale crescita nella società di tale parte di popolazione. Il volontario vanta poi una scolarizzazione medio-superiore ed è nella maggior parte dei casi occupato, motivo per cui si impegna mediamente non più di 4 ore settimanali.
    Se poi, leggendo queste considerazioni, qualcuno dovesse sentire l’irrefrenabile desiderio di ingrossare le fila dei volontari marchigiani, non deve far altro che collegarsi al sito del Centro Servizi Volontariato http://www.csv.marche.it e contattare lo sportello territoriale più vicino.

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