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    Intellettuali per un PD nucleare o a menzogna nucleare?

    Un paio di settimane fa “Il riformista”, rivista vicina al PD, ha pubblicato una lettera aperta al segretario del PD Bersani, da parte di un nutrito gruppo di intellettuali, affinché apra il partito alla condivisione del progetto della produzione di energia nucleare. L'articolo argomenta come si tratti di pura insulsaggine.
    25 maggio 2010 - Loris Asoli

    Un paio di settimane fa "Il riformista", rivista vicina al PD, ha pubblicato una lettera aperta al segretario del PD Bersani, da parte di un nutrito gruppo di intellettuali, affinché apra il partito alla condivisione del progetto della produzione di energia nucleare. In testa al gruppo degli intellettuali c'è il famigerato Veronesi, notoriamente favorevole anche alla manipolazione genetica. In fondo trovate il testo della lettera. Già la partenza del documento mostra il livello di intelligenza di questi intellettuali: "importiamo più dell'80% dell'energia primaria". Come se l'uranio e le tecnologie per utilizzarlo li avessimo in casa!!
    E che coraggio ci vuole a dire che la produzione di energia nucleare è compatibile con un "modello di sviluppo ecosotenibile", solo perché la "combustione" nucleare non produce CO2!
    Dire poi che la "sicurezza degli impianti nucleari non ha paragoni con quello di ogni altra filiera energetica " è un' altra di quelle affermazioni da zero quoziente intellettivo, quando la filiera nucleare è quella che presenta i maggiori rischi, rispetto a tutte le altre, a partire dalla estrazione dell'uranio, fino alla messa in sicurezza delle scorie, problema ancora irrisolto, e alla dismissione delle centrali, passando poi per il pericolo degli attentati, in teoria estremamente facili, in quanto basta sabotare gli impianti di raffreddamento per far saltare una centrale. Tanto è vero che nessuna compagnia assicurativa vuole mettere in conto il nucleare nei suoi affari. Questi intellettuali dovrebbero poi spiegare dove stanno i pericoli dell'eolico e del fotovoltaico, visto che il nucleare sarebbe il più sicuro!
    Altra sonora idiozia è il sostenere il nucleare perché produce "sviluppo di occupazione qualificata", quanto è palese che è la tecnica produttiva di energia, basata su grossi investimenti centralizzati, che ha il minimo di occupazione totale per unità di investimento, certamente enormemente inferiore alle energie rinnovabili.
    Si noti anche che quanto propongono questi intellettuali al segretario del PD è basato sulle stesse ed identiche idee propagandistiche portate avanti da Berlusconi e dal suo governo per sostenere il nucleare: il poter continuare a consumare alla grande, il preservare l'ambiente tramite il risparmio di CO2.

    Ma a parte queste brevi annotazioni ironiche vorrei portare considerazioni più sistematiche contro il nucleare a partire da una libera sintesi del libro "La menzogna nucleare" scritto da un giornalista, Giulietto Chiesa, e da due fisici, Guido Cosenza, dell'Università Federico II di Napoli e Luigi Sartorio dell'Università di Torino. Mi sono avvalso inoltre delle informazioni presenti nel portale "energia" di Wikipedia e su altre fonti.

    Qui di seguito un elenco di punti problematici del nucleare, seguito da una breve illustrazione di ciascun punto e da una brevissima elencazione di alternative. Seguono anche un documento di un Comitato per una alternativa energetica e una presentazione da internet del solare termodinamico promosso da Carlo Rubbia. Completa il quadro un link a una nuova tecnica non pericolosa per produrre energia nucleare tramite ultrasuoni e senza sostanze radioattive.

     

    ⧫ Il nucleare civile è strettamente legato con il militare nucleare

    ⧫ Il nucleare è inadeguato a risolvere i problemi energetici

    ⧫ Totale dipendenza dall'estero

    ⧫ Problematica gestione delle scorie

    ⧫ Irrisolti problemi di sicurezza e sanità

    ⧫ Problemi nella dismissione degli impianti

    ⧫ Assenza di convenienza economica

    ⧫ Inefficienza massima del sistema produttivo di energia

    ⧫ La CO2 risparmiata è minima e inferiore a quella che si risparmia con le energie rinnovabili.

    ⧫ Sostiene un modello consumistico invece di uno etico

    ⧫ Sostiene un modello centralizzato e autoritario

     

     

    ⧫ Il nucleare civile è strettamente legato con il militare nucleare

     

    Lo sviluppo dell'energia nucleare a fini pacifici segue di pari passo lo sviluppo dell'energia nucleare a fini militari. La storia lo dimostra con chiarezza. Dopo la guerra del 1945 le due superpotenze che si fronteggiavano costruirono molte armi nucleari e parallelamente le centrali energetiche in tutti i territori di loro influenza. La Francia, che con De Gaulle aveva pretese di indipendenza dai due blocchi, si dotò ugualmente di testate nucleari e parallelamente dovette costruire molte centrali nucleari per ammortizzare i costi. Il fatto è che la struttura e la tecnologia di arricchimento dell'uranio è la stessa sia per il nucleare civile che per quello militare. La differenza è che l'arricchimento in uranio attivo deve essere molto superiore per l'uso militare. Dal 1954 al 1989, gli anni della guerra fredda, furono costruite 423 centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. Dal 1989 al 2007 le centrali totali sono passate solo a 439. Il crollo di uno dei due contendenti, nel biennio 1989-1991, e il suo disarmo di fatto, fece arrestare la corsa alle armi nucleari e di conseguenza anche la corsa alla costruzione di centrali nucleari, tanto più che nel frattempo si erano anche avuti i due incidenti nucleari più importanti (Three Mile Island e Chernobil). Perché allora si ritorna ora a parlare di nucleare civile? Un motivo principale, anche se non l'unico, è certamente dovuto al fatto che si ritorna a costruire il nucleare bellico! La fase unipolare a dominio USA è terminata e sulla scena mondiale si affacciano altre super potenze, come Cina e India, entrambe impegnate a dotarsi di un proprio arsenale atomico, tanto è vero che il maggior numero di nuove centrali progettate viene da questi paesi. Ci sono poi la Russia, che nel frattempo ha ritrovato le mire da superpotenza, il Pakistan, il Brasile, l'Iran e Israele, che è la quinta potenza atomica, dopo Stati Uniti, Russia, Cina e Francia. Si può dire che dietro ogni discorso sul nucleare civile si nasconde sempre un discorso più importante che riguarda le armi nucleari. Ben sapendolo gli Usa si oppongono con tutte le forze al nucleare civile dell'Iran. Tuttavia il programma militare viene coperto dalla propaganda per l'energia nucleare, con le argomentazioni di voler mantener lo sviluppo e il consumo attuale e di risparmiare l'emissione di CO2. Come si colloca in questo contesto il nucleare italiano? Anche da questo punto di vista la scelta è estremamente irrazionale. O Berlusconi vuole essere un nuovo De Gaulle oppure dovrà essere subalterno alla costruzioni di armi atomiche da parte Usa o Urss, presumibilmente USA, a seconda di dove verrà fatto l'arricchimento dell'uranio.

     

    ⧫ Il nucleare è inadeguato a risolvere i problemi energetici

     

    Tutte le centrali nucleari esistenti al mondo producono solo il 4.8% dell'energia prodotta dall'uomo (il 15% dell'energia elettrica). I dati sono forniti dalla AIEA International Atomic Energy Agency e sono, probabilmente sovrastimati. C'è da dire che il numero di nuove centrali progettate in costruzione non riesce neppure a superare quello delle centrali che dovranno essere dismesse. Entro il 2015 verranno chiusi 93 impianti mentre ne sono previsti soltanto 23 di nuovi, attivabili entro quella data. Entro il 2015 saranno dismessi ben 192 impianti, che saranno difficilmente rimpiazzabili. Se permanessero le attuali 439 centrali funzionanti, o anche di meno ma più grandi e con pari consumo di uranio, potrebbe esserci combustibile per un massimo di 80 anni. Quindi un progetto che punti sul nucleare per sostituire i combustibili fossili e contrastare l'emissione di CO2 sarebbe semplicemente irrealistico per mancanza di materia prima e per la marginalità della produzione ottenibile, oltre che per i costi giganteschi.

    Io credo che alla fine la cocciutaggine e l'insulsaggine umane prevarranno e che si consumeranno tutte le scorte di combustibili fossili e di quelli nucleari (petrolio, carbone, idrocarburi, uranio), con il risultato di aggravare il problema dei cambiamenti climatici e di aggiungere all'inquinamento chimico e termico, per le generazioni attuali e future, anche quello radioattivo, senza che siano veramente prevedibili le conseguenze a lungo termine di queste scelte. O meglio sono prevedibili in senso nettamente negativo. C'è chi dice che le scorte di uranio potranno aumentare di molto, c'è chi dice che potranno essere trovate le tecnologie per valorizzare e riutilizzare le scorie attuali e chi dice che potrà essere estratto uranio dall'acqua del mare, ma per ora sono solo pure chimere per cercare di distrarre l'attenzione dalla natura di materia prima non rinnovabile dell'uranio. La cosa più probabile è invece che l'uranio finisca ancora prima del petrolio, se il numero delle centrali nucleari attivi andrà ad aumentare. Il nucleare si presenta solo come un palliativo temporaneo per frenare il tracollo energetico, ma non risolve niente mentre aggrava i problemi per i tempi lunghi di costruzione, per la totale dipendenza dall'estero, per i tempi lunghissimi di dismissione, per l'irrisolto e gravissimo problema delle scorie, per l'insalubrità di tutte le fasi produttive e non produttive e soprattutto perché verrebbero dirottate importanti risorse finanziarie dagli interventi più necessari e lungimiranti, dagli obiettivi che sarebbero da perseguire.

     

    ⧫ Totale dipendenza dall'estero

     

    Per l'Italia la scelta nucleare è estremamente irrazionale, non solo perché, per fortuna, non va ad ammortizzare la produzioni di armi atomiche, ma anche perché il nostro paese non possiede nessuna delle tecnologie più importanti per il funzionamento di una centrale nucleare. A partire dal nocciolo centrale, che viene prodotto in Giappone, fino agli impianti di raffreddamento ad alta pressione, passando per gli impianti e le tecnologie di arricchimento dell'uranio, indispensabili per avere il carburante adeguato.

     

    ⧫ Problematica gestione delle scorie

     

    C'è chi sostiene che il problema delle scorie sia marginale. Di fatto però, checché se ne dica, è ancora irrisolta. A dimostrazione di questo basta esaminare la situazione attuale. Intanto non esiste ancora alcun deposito geologico definitivo ed in esercizio. Il paese che è più avanti nei progetti di gestione delle scorie è la Finlandia, che ha scelto la località per depositarle e ha iniziato gli scavi. Il programma prevede che si possa iniziare a immetervi le scorie a partire dal 2020. E tuttavia la Posiva, la ditta che sta eseguendo i lavori, ha già evidenziato che le scorie dei nuovi reattori EPR pongono seri problemi per lo stoccaggio in questo deposito. Molti altri paesi sono ancora in fase di studio. Gli USA avevano individuato un sito, ma sono sorti problemi di compatibilità legale e attualmente tutto è ancora bloccato e irrisolto. Anche altri stati hanno fatto studi su alcuni siti, che però si sono rivelati inadeguati ai criteri posti. I siti devono venir individuati e progettati dopo rigorosi studi di natura geologica, che sappiano prevedere la natura tettonica, le eventuali infiltrazioni di acqua e quant'altro di importante. Il problema maggiore legato alle scorie nucleari riguarda infatti l'elevatissimo numero di anni necessari affinché si raggiunga un livello di radioattività non pericoloso. Il plutonio, ad esempio, richiede un periodo di isolamento che è nell'ordine di 240 mila anni e, nel suo complesso, il combustibile scaricato da un reattore di 2° o 3° generazione ad uranio mantiene una pericolosità elevata per un tempo dell'ordine del milione di anni!!

    Per ora la maggior parte dei 34 paesi con impianti nucleari ha adottato la soluzione del deposito delle scorie presso gli impianti stessi, in attesa di soluzioni più durature e meno pericolose!

    C'è da dire che al problema della gestione delle scorie deve aggiungersi anche quello della gestione delle centrali nucleari dismesse, che è anche un ulteriore problema di gestione di scorie e di decontaminazione di siti.

     

    ⧫ Irrisolti problemi di sicurezza

     

    Anche su questo aspetto si cerca di far passare nell'opinione pubblica la convinzione che gli impianti di nuova generazione sarebbero sicuri al 100%, lo stesso che si diceva degli impianti esistenti finché non sono successi fatti gravissimi. Attualmente ci sono di continuo più o meno piccoli incidenti a qualcuna delle varie centrali e questo non è certamente dei buon auspicio. Un grande timore, in questi tempi fortemente conflittuali, è quello relativo alla possibilità di attentati. Fare un attentato ad una centrale nucleare può risultare abbastanza facile, con risultati terrificanti ed esaltanti per le menti malate degli attentatori.

     

    ⧫ Irrisolti problemi di sanità

     

    La pericolosità del nucleare civile rispetto alla salute, parte già dalla fase di estrazione dell'Uranio, quando i lavoratori e le popolazioni interessati possono diventare soggetti a morte precoce, tumori e malformazioni alla nascita.

    Per quanto riguarda il funzionamento, tutti gli impianti nucleari, anche quando funzionano « normalmente », rigettano una certa quantità di radioattività nell'acqua e nell'aria. I poteri pubblici ritengono questi rigetti innocui, eppure le norme ufficiali si basano sul principio che « ogni dose di radiazioni comporta un rischio cancerogeno e genetico ». I limiti che vengono stabiliti, fra l'altro, non corrispondono ad un'assenza di pericolo, ma ad un numero di vittime considerato accettabile rispetto agli interessi economici. Infatti, la stessa CIPR (Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica) confessa che "la scelta dei limiti di dose implica dei giudizi sociali".

    Di fatto l'effetto sulla popolazione è rilevante e si è potuto constatare che in tutte le località abitate situate nei pressi di centrali nucleari l'incidenza di malattie tumorali è decisamente al di sopra della norma.

    Inoltre, i rischi sono generalmente sottovalutati, anche perché i calcoli trascurano un fatto molto importante e cioè che gli elementi radioattivi rigettati, anche in quantità minima, possono facilmente entrare nella catena alimentare, per esempio nei pesci o in tutti i cibi. Dopo di che, quando si ingerisce un cibo contaminato, le particelle radioattive agiscono diversamente dato che si trovano all'interno del corpo. In questo caso, l'irradiazione è continua, diretta, e definitiva.

    Tanto per fare un esempio, un aumento di incidenza, pari al doppio, per quanto riguarda casi di leucemia fu riscontrata in uno studio del 2007 condotto dall'università di Magonza (Germania) in bambini con meno di cinque anni cresciuti a meno di cinque chilometri da una centrale nucleare. L'insalubrità continua anche fino alle fasi terminali (smantellamento della centrale e trattamento delle scorie). Un altro dato riportato su Wikipedia come esempio è che a Orflam de Pargny-sur-Saulx (Marne), dove una fabbrica estraeva cesio e torio dalle sabbie radioattive importate dall'Australia e i residui venivano sistemati nei terrapieni dei dintorni contaminando il paese, si è avuto come risultato un numero di cancri anormalmente elevato.

    Da 50 anni, l'attività umana ha portato una contaminazione radioattiva sull'insieme del pianeta. È principalmente dovuta alle ricadute degli esperimenti atomici e dei disastri nucleari. Secondo il CERI (Comitato Europeo sul Rischio radioattivo), 61 milioni di morti possono essere imputati a questa contaminazione. Sarebbe responsabile di gran parte dei cancri « inspiegati », il cui numero non ha smesso di aumentare fin dagli anni '60 Le valutazioni di questo comitato si basano su un modello che tiene conto anche degli effetti di un'irradiazione interna (elementi radioattivi ingeriti con il cibo), contrariamente a quello del CIPR.

     

    ⧫ Assenza di convenienza economica

     

    Uno dei temi sbandierati pro nucleare è quello dei costi inferiori per unità di energia prodotta. Ma è vero questo? In realtà la maggior parte degli esperti sono concordi nel dire che i costi sarebbero proibitivi, se venissero veramente considerati tutti. Intanto è significativo che nessun consorzio industriale privato al mondo è disposto ad avventurarsi nel nucleare senza una copertura statale che assuma parte dei costi e si accolli le perdite. Il mercato ha cioè ha già bocciato il nucleare. C'è da dire che ai costi di esercizio si devono aggiungere i costi di impianto, i costi di gestione delle scorie e i costi di dismissione delle centrali. Oltre a questo ci sono i costi sociali in termini di malattie, i costi di inquinamento e i costi dovuti all'erosione delle riserve idriche pulite, nel caso di centrali non allocate nei pressi del mare. I costi di costruzione degli impianti sono notoriamente molto superiori a quelli relativi alle altre tecniche produttive di energia, anche a causa dei maggiori rischi e delle maggiori misure di sicurezza necessarie. Volendo prendere uno studio recente del MIT Massachusetts Institute of Technology si evidenzia che, per gli impianti di nuova costruzione, il costo del kWh nucleare è superiore a quello prodotto con gas e carbone, di oltre il 50% e non sono stati considerati i costi di smaltimento dei rifiuti perché non ancora chiari.

    "Il costo principale, e cioè il confinamento per secoli o millenni di migliaia di tonnellate di rifiuti radioattivi in siti sicuri (insieme allo smantellamento delle centrali vecchie), presenta incognite insuperabili. Per i sostenitori dell'energia atomica, invece, essa è la sola fonte di energia che nei costi totali include esplicitamente i costi stimati per il contenimento delle scorie e per lo smantellamento dell'impianto. Ma questi costi sono difficilmente stimabili e le passate stime al ribasso costringeranno i governi a spendere denaro pubblico per pagare lo smaltimento dei rifiuti pericolosi". Se si confrontano il costo dell'energia nucleare con il costo delle energie rinnovabili è probabile che il costo di queste ultime sia ancora superiore, ma c'è da dire che la situazione tende a ribaltarsi rapidamente, in quanto i costi del nucleare andranno ad accrescersi rapidamente, essendo basato su una materia prima non rinnovabile, mentre i costi delle energie rinnovabili andranno rapidamente calando, soprattutto quelli del fotovoltaico. E mentre il nucleare come prospettiva di futuro ha solo quella di lasciarci un mondo peggiore e più pericoloso, le energie rinnovabili ci danno un immagine di tecnologie leggere tranquillamente gestibili ed integrabili nella vita quotidiana delle comunità locali.

    Per quanto riguarda l'Italia ecco le considerazioni di Luigi Sartorio: "Dal punto di vista puramente economico, il programma nucleare italiano implica un asservimento crescente alla dinamica di paesi stranieri; dipendenza economica che ovviamente implica dipendenza politica. Appare assai poco probabile che il programma nucleare italiano, meditato sui prossimi cinquant'anni, possa produrre ricchezza. Appare piuttosto assai probabile che tale programma generi povertà, anche se produrrà interessanti guadagni alle corporazioni industriali che ci venderanno i loro prodotti brevettati."

     

    ⧫ Inefficienza massima del sistema produttivo di energia elettrica da nucleare

     

    Ecco una frase di Guido Cosenza: "Il processo di produzione di energia per via nucleare è uno dei più inefficienti dal punto di vista termodinamico, nel senso che buona parte dell'energia prodotta viene dispersa nell'ambiente, sotto forma di calore rilasciato. Si calcola una efficienza del 37%. Cioè ben il 63% dell'energia prodotta viene dissipata già alla fonte." Ed ecco la riconferma di Sartorio: "Il nucleare è il sistema più inefficiente che esista. La sua efficienza miserabile è dovuta al fatto che le centrali elettronucleari sono essenzialmente delle stufe a uranio"

    Ed ecco un passo da wikipedia: "Non è esatto dire che il bilancio energetico del nucleare sia sempre totalmente positivo nella produzione di energia, perché il processo completo, dall'estrazione del combustibile sino alla fissione, può consumare più energia di quella prodotta. La centrale elettronucleare in questo caso produce complessivamente meno energia rispetto all'energia consumata per permettere le attività di estrazione mineraria, la purificazione chimica e l'arricchimento isotopico. Un paese che compra il combustibile fissile da un altro paese, in pratica, comprerebbe indirettamente l'energia che il primo paese ha utilizzato nell'estrazione e nel raffinamento di combustibile, usando probabilmente anche combustibili non rinnovabili come fonte di energia, fra cui anche il petrolio, dalla cui economicità dipenderebbe quindi quella del nucleare (il che è un paradosso, visto che l'aumento dei costi del petrolio è uno degli argomenti favoriti dai sostenitori del nucleare).

    Questo bilancio viene chiamato EROEI e per una centrale nucleare può variare da meno di 1 (resa negativa) fino ad arrivare a 100 o oltre (rapporto molto conveniente). I fattori che portano a ciò sono molteplici: la concentrazione del minerale nella roccia, l'arricchimento del combustibile, la modalità di arricchimento (la diffusione gassosa consuma sui 2500kWh per SWU, contro i circa 60kWh della centrifugazione), la vita dell'impianto (essendo il costo energetico della costruzione e del decommissioning fissi si spalmano su una produzione elettrica più o meno ampia), il rapporto di conversione del reattore (più è alto, più uranio non fissile riesci a bruciare), l'efficienza energetica del reattore. Un EROEI negativo può essere conveniente solo in alcuni ambiti, quali la propulsione navale militare, visto che consente di concentrare tantissima energia in pochissimo volume." Tanto più il bilancio energetico può diventare negativo se si considerano anche le fasi di smaltimento delle scorie e di smantellamento della centrale.

     

    ⧫ La CO2 risparmiata è inferiore a quella che si risparmia con le energie rinnovabili.

     

    Così come può essere anche negativo il bilancio energetico, lo stesso è per il bilancio di CO2. E' vero che nel funzionamento non c'è una combustione classica e quindi non si emette CO2 per questa via, ma occorre considerare la CO2 emessa nelle fasi di estrazione e lavorazione del combustibile, costruzione della mastodontica centrale in tutte le sue parti, rilascio di sostanze radioattive durante il funzionamento, incidenti dovuti all'impianto e dovuti ad errori, contaminazioni presso le centrali per il parcheggio del combustibile esaurito, protezione delle strutture, stoccaggio definitivo delle scorie, smantellamento della centrale. "Da notare che l'emissione di anidride carbonica può arrivare a eguagliare o addirittura a superare quella di una centrale tradizionale, nel caso in cui le rocce di provenienza siano particolarmente povere di minerale uranifero. In tal caso l'ammontare di energia necessario per produrre il combustibile può risultare prossimo a quello che la centrale nucleare genera con quel combustibile" E il bilancio energetico globale sarà certamente negativo, aggiungendo tutti gli altri componenti.

    Certamente il bilancio relativo alla emissione di CO2 è più negativo per il nucleare che non per le rinnovabili, le quali anche non sono basate su una combustione che rilascia gas serra.

     

    ⧫ Sostiene un modello consumistico invece di uno etico

     

    Il nucleare viene proposto facendo leva sull'illusione di poter mantenere attraverso di esso un regime di vita consumistico come l'attuale, quando è evidente che esso non può far fronte a questa aspettativa e che la via del risparmio energetico e delle energie rinnovabili è necessaria per diminuire gli influssi negativi sul clima, per frenare l'inquinamento generalizzato da iperproduzioni, per non aggiungere altri tipi di inquinamenti ancora più nocivi a quelli già in corso, per poter dare il necessario a tutti, senza distruggere l'ambiente. Il mito dello sviluppo indefinito della produzione è una vera idiozia. Ciò che necessita è un profondo cambiamento nella cultura, nel modello di produzione, nel modello economico-finanziario e nel modello politico, un cambiamento orientato a far raggiungere per tutti un benessere equilibrato e non consumistico. Ci sono risorse per le necessità e la felicità di tutti, ma di contro c'è il vampiraggio di risorse e di potere da parte di pochi sull'intero sistema mondiale, così che vengono mantenuti povertà, sofferenza e schiavitù.

     

    ⧫ Sostiene un modello centralizzato e autoritario

     

    Mentre le energie rinnovabili sono di per sé decentrate, attuabili localmente anche in piccoli impianti, accessibili a tutti, democraticamente gestibili, l'energia nucleare è quella che richiede il maggiore accentramento di risorse e di potere e il governo italiano sta pensando di imporre con la forza dell'esercito la costruzione delle centrali nucleari, anche contro l'opposizione delle popolazioni locali, nonostante l'aspetto energetico dovrebbe essere di competenza delle regioni.

     

    ⧫ Alternative

     

    Le alternative al nucleare sono il risparmio energetico, l'abbandono di consumismo, sprechi e produzioni inutili e dannose, le energie rinnovabili e la ricerca scientifica e tecnica che affini le energie rinnovabili e metta in campo altre possibilità. Il solare termodinamico, promosso da Rubbia, consente di utilizzare l'energia solare anche di notte. E' un fatto sperimentabile che con una piccola superficie coperta del proprio tetto si possono coprire tutte le esigenze di consumo elettrico della casa. Fra le energie rinnovabili particolari potenzialità di sviluppo hanno l'eolico, il mini-eolico, il solare termico e fotovoltaico, il geotermico. Interessanti prospettive e campi di ricerca si hanno anche con l'idrogeno prodotto dalle energie rinnovabili, le batterie da trazione alimentate dalle energie rinnovabili, il nucleare non tossico, da ultrasuoni e ferro invece che da uranio del prof. Fabio Cardone (vedi allegato in fondo) o i generatori a magneti permanenti, ispirati dalle ricerche di Nikola Tesla e realizzati dal turco Muammer Yildiz.

    Sicuramente le possibilità sono tante nelle due direzioni energetiche possibili: captare le energie che arrivano dal cosmo, sole in testa, ma anche dalle galassie, e riuscire a utilizzare le energie condensate nella materia della terra senza fare più danni che guadagni. La direzione da prendere è quella delle energie sottili, come appunto gli ultrasuoni o il magnetismo, ma anche altre energie sottili, e non tanto quella delle energie grossolane che richiedono apparati mastodontici.

     

    ⧫ Molte di queste considerazioni sono riassunte abbastanza bene anche in un documento del 2008, rintracciabile sul sito www.oltreilnucleare.it

     

    "Diamo vita ad un Comitato attraverso il quale organizzare, insieme a tutti gli altri soggetti associativi che si mobiliteranno sul territorio, il rifiuto popolare di questa tecnologia nucleare intrinsecamente insicura e incapace di smaltire i rifiuti radioattivi che produce.

    L'obiettivo che ci poniamo è di fare avanzare un'altra proposta di politica energetica basata sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico, la sola scelta che permette di dare energia pulita al paese e contemporaneamente di ridurre le emissioni climalteranti. In linea quindi con gli obiettivi  che l'Unione Europea renderà vincolanti nei prossimi mesi: ridurre, entro il 2020,  del 20%, forse del 30% i gas serra attraverso un aumento del 20%, sia dell'efficienza energetica che delle fonti rinnovabili.

    Sono questi parametri i punti di riferimento di un nostro Piano Energetico Nazionale,  la cornice entro la quale iscrivere le singole azioni, le scelte tecnologiche,  la riconversione ecologica delle industrie più energivore, la riduzione dei rifiuti, il cambiamento del peso del trasporto individuale e su gomma.

    Ci proponiamo di elaborarlo con il concorso più ampio delle popolazioni, sottoponendolo al giudizio dei cittadini, anche attraverso la presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare.

    La nostra non sarà la sola iniziativa contro questa scelta sciagurata del Governo  e quindi è nostra volontà coordinarci con tutte le altre strutture di mobilitazione, con le associazioni ambientaliste, con le persone del mondo della cultura e della scienza, con i sindacati, con le Regioni, con i Comuni disponibili.

    Gli argomenti possono essere diversi ma ciò che conta è unire le forze sull'obiettivo comune di una nuova politica energetica e del NO al nucleare.

    Il governo cerca di convincerci che compiono questa scelta in nome della lotta ai cambiamenti climatici e per garantire energia abbondante e poco costosa al paese rafforzando anche la sua autonomia energetica.

    Queste affermazioni sono entrambe false: il nucleare non serve né a combattere i cambiamenti climatici né a ridurre la bolletta energetica del paese e per di più è un enorme consumatore di acqua, bene sempre più scarso.

    Va quindi rifiutato per le seguenti ragioni:

    1. l'uranio non è una risorsa né rinnovabile né sostenibile, limitata nelle quantità e nel    tempo, che per di più ha visto i suoi costi aumentare in modo vertiginoso.

    2. non è affatto senza emissione di CO2 perché ne produce per l'estrazione del  combustibile, durante la costruzione della centrale e nella fase del suo smantellamento.

    3. nessuno dei problemi segnalati dalla tragedia di Cernobyl è stato risolto e quindi il nucleare civile continua ad avere problemi di sicurezza per le popolazioni non risolti anche durante il funzionamento ed un enorme impatto ambientale legato alla produzione di scorie radioattive che inevitabilmente si accumulano nell'ecosistema e graveranno sulle future generazioni per migliaia di anni. Va ricordato che in presenza di impianti nucleari è obbligatorio un piano di evacuazione delle popolazioni in caso di incidente grave, con l'abbandono di ogni attività, con pesanti restrizioni per le persone come vivere sigillati in casa.

    4. espone il mondo a rischi di proliferazione delle armi nucleari e al terrorismo, del resto questo è l'argomento che viene portato contro l'Iran poiché la tecnologia in uso è stata pensata per produrre plutonio e la generazione di energia elettrica ne è un sottoprodotto.

    5. non è in grado di risolvere né il problema energetico né quello del cambiamento climatico, infatti le risorse di uranio, già oggi scarse, non sarebbero sufficienti di fronte ad un aumento ulteriore della domanda ed è quindi inutile sperare di aumentare la capacità installata in maniera tale da coprire una quota significativa della nuova domanda di energia, né di sostituire la quota fossile.

    6. ha dei costi economici e finanziari diretti ed indiretti troppo elevati che in realtà  gravano sulla società e sulle finanze pubbliche e inoltre è una tecnologia che usa e spreca enormi quantità d'acqua.

    7. comporta un modello di generazione di energia centralizzato, basato su centrali di elevata potenza, che non garantiscono sicurezza e tanto meno assicurano il diritto all'energia diffusa nel territorio. Infatti il nucleare è un modello che richiede sistemi di gestione autoritari, centralizzati ed antidemocratici . Non a caso le centrali nucleari civili vengono considerate come gli altri siti energetici alla stregua di siti militari.

    E quindi irrealistico pensare di uscire dai fossili rilanciando il nucleare, anzi in Francia una massiccia presenza del nucleare (78%) si accompagna ad un consumo pro capite di petrolio maggiore che in Italia.

    Uscire dal petrolio e dalle energie fossili e non rinnovabili senza il nucleare si può.

    E' matura, tecnologicamente ed economicamente, una scelta energetica a favore del risparmio energetico  e  delle energie rinnovabili che un programma  di incentivi pubblici e l'utilizzo della leva fiscale possono e devono promuovere.

    Il paese può e deve essere più efficiente e non sprecare energia.

    Questo è il primo obiettivo che ci proponiamo. Si calcola che metà dei consumi energetici italiani sono in realtà sprechi derivanti da usi poco razionali ed inefficienti dell'energia. Si può puntare molto in alto con il risparmio energetico, fino a risparmiare il 50% dell'energia oggi usata per garantire i servizi di illuminazione, riscaldamento, rinfrescamento, mobilità, usi industriali. Sono necessari interventi per aumentare l'efficienza dell'uso dell'energia e per correggere gli sprechi, sviluppando politiche di sufficienza diffusa nel territorio può portare a ridurre i consumi di energia, pur mantenendo standard elevati di vita, e per questo occorre puntare a risparmi significativi sia per il sistema economico che per il rispetto degli impegni di Kyoto, peraltro già oggi insufficienti di fronte ai cambiamenti climatici.

    E' possibile e realistico puntare all'obiettivo di procurare al paese gran parte dell'energia che gli è veramente necessaria attraverso le fonti rinnovabili.

    Lo si può fare, come dimostrano le esperienze di molti paesi, Germania e Spagna in particolare incentivandone l'installazione diffusa con  lo strumento del "conto energia"  che ha dimostrato nei paesi che l'hanno adottato di funzionare e aumentare notevolmente la capacitaà rinnovabile installata.

    La politica energetica da noi indicata riduce la nostra dipendenza energetica, sviluppa la ricerca e l'innovazione nelle attività produttive, fornisce i servizi energetici usando fonti rinnovabili (un barile di petrolio corrisponde ad un metro quadrato di pannello solare) che non alterano il clima e che sono diffuse sul territorio e quindi facilmente controllabili dalle popolazioni, oltre a promuovere un diverso sviluppo, creando nuova occupazione di qualità.

    Questa è l'alternativa che proponiamo.

     

    ⧫ Il solare termodinamico di Carlo Rubbia

     

    Il Premio Nobel pone poche domande semplici: «Si sa dove costruire gli impianti nucleari? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi?»


    Come da consolidata tradizione italiana le risposte possiamo aspettarci che soffino nel vento. Ma esiste una seria alternativa al nucleare? Sì, si chiama Solare Termodinamico ed è stata ideata dallo stesso Rubbia, quando era Presidente dell'Enea. In parole semplici l'energia solare non viene usata per produrre direttamente energia elettrica, come nei sistemi fotovoltaici, ma viene concentrata per riscaldare una soluzione di sali fusi a temperature di oltre 600 gradi centigradi. In questo modo l'energia viene accumulata e può essere rilasciata gradualmente anche quando è notte oppure ci sono nuvole. Semplice ed efficace, due aggettivi a cui il nostro Paese sembra allergico.

     

    «Un Pd nucleare» da "Il Riformista" - 11-05-2010

    Pubblichiamo qui di seguito la lettera che un nutrito gruppo di intellettuali, scienziati, imprenditori, parlamentari, hanno spedito a Bersani, chiedendogli che il Pd non chiuda la porta all'energia nucleare, che non ceda a una tentazione demagogica e antiscientifica, e lo invita a rendersi conto che il problema energetico prescinde dalle maggioranze di oggi e inciderà sulla vita del nostro paese per un lungo futuro.
    Le firme in calce alla lettera, che sarà pubblicata oggi anche sul "Corriere della Sera", sono state raccolte su iniziativa di due nostri collaboratori, Chicco Testa e Umberto Monopoli.

    Caro Segretario, chi ti scrive segue con attenzione l'esperienza del Partito democratico. Alcuni sono impegnati anche nella vita del Pd. E apprezzano il lavoro che stai facendo per dare al Pd concretezza e radicamento, ponendo al centro della sua iniziativa i temi del lavoro e della insufficiente struttura produttiva italiana. Oltre naturalmente alla questione più generale e importante delle regole della democrazia italiana. Vorremmo dare un contributo serio a questa discussione. Tornando ai fondamentali come si dice e cercando di approfondire le questioni con rigore intellettuale e scientifico. E con spirito concreto.

    Fra le grandi questioni irrisolte del nostro Paese vi è il problema energetico. I dati ti sono chiari: importiamo più dell'80 per cento dell'energia primaria di cui abbiamo bisogno, principalmente, da Paesi geopoliticamente problematici. Produciamo l'energia elettrica per il 70 per cento con combustibili fossili. Circa il 15 la importiamo dall'estero e prevalentemente di origine nucleare. Se non la importassimo la nostra dipendenza dai combustibili fossili (gas e carbone in primo luogo) salirebbe oltre l'80 per cento. Con le rinnovabili, se escludiamo l'idroelettrico, patrimonio storico del nostro Paese, ma praticamente non aumentabile, produciamo circa il 6 per cento. L'energia solare per la quale sono stati investiti fino a ora circa 4 miliardi, ben ripagati dai generosi incentivi concessi fino a oggi dal sistema elettrico italiano, contribuisce al nostro fabbisogno elettrico per lo 0,2 per cento.

    Risultato: emissioni di CO2 e di inquinanti atmosferici molto alte, costo delle importazioni molto elevate e continuamente esposto al rischio "prezzo del petrolio", sicurezza energetica in discussione, come si è visto qualche anno fa con la crisi fra Russia e Ucraina, prezzi dell'energia elettrica mediamente più elevati del 30 per cento rispetto agli altri Paesi, in particolar modo europei.

    Una situazione che richiederebbe scelte ragionate, risposte strutturali "sostenibili" oltre che efficaci sia in termini di riduzione dello sbilanciamento strategico del mix energetico nazionale, sia in termini di miglioramento del suo impatto ambientale complessivo.
    Per definire tali scelte a nostro avviso tutte le opzioni dovrebbero essere considerate, nessuna esclusa, inclusa quella nucleare, non come "la" soluzione ma come "parte della" soluzione.

    L'energia nucleare, quasi ovunque, nel mondo industrializzato è vista come un'insostituibile opportunità che contribuisce alla riduzione del peso delle fonti fossili sulla generazione di energia elettrica, compatibile con un modello di sviluppo eco-sostenibile.

    Dal punto di vista ambientale non vi è programma internazionale accreditato per la riduzione della CO2 che non preveda anche il ricorso all'energia nucleare e non vi è un solo studio internazionale che affidi alle sole rinnovabili il compito di ridurre il peso dei combustibili fossili.

    Ed invece tutti gli accenti che sentiamo oggi nel Pd prescindono dall'analisi di questi dati e fatti.
    Come ha autorevolmente affermato il presidente americano Barack Obama: «Io credo che la creazione di lavori verdi sarà il traino della nostra economia per un lungo periodo. Per questo abbiamo destinato un grande ammontare di denaro per l'energia solare, quella eolica, il biodisel e tutte le altre fonti di energia pulita. Nello stesso tempo, sfortunatamente, per quanto velocemente crescano queste fonti avremo un enorme fabbisogno di energia, che non potrà essere soddisfatto da queste fonti. E la domanda è: "Da dove verrà quest'energia?" L'energia nucleare ha il vantaggio di non emettere gas serra e dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che Paesi come la Francia e il Giappone e altri Paesi sono stati molto più aggressivi nel ricorrere all'energia nucleare e con molto più successo, senza alcun incidente. Siamo consapevoli dei problemi legati al combustibile esausto e alla sicurezza, ma siamo fermamente convinti che questa via sia da percorrere se siamo preoccupati per il cambiamento climatico».

    Ed è proprio, a nostro parere, dalla cooperazione fra le diverse opzioni, innovazione tecnologica ed efficienza energetica nella produzione e nel consumo, rinnovabili, fossili sempre più puliti e nucleare, che si può individuare la soluzione al duplice problema che abbiamo di fronte: disporre di energia elettrica e ridurre l'impatto ambientale. Senza preclusioni.

    Siamo l'unico Paese del G8 che non produce energia dal nucleare. L'Europa produce circa il 30 per ento della sua energia elettrica con il nucleare. Nell'Europa dei 27 ben 15 Paesi possiedono impianti nucleari, 12 (Gran Bretagna, Francia, Svezia, Polonia, Lituania, Romania, Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia) hanno annunciato nuovi piani di espansione nucleare. Paesi, un tempo considerati in via di sviluppo, come la Cina, l'India, il Brasile sono fra i primi investitori mondiali in nuovi impianti nucleari. Grandi Paesi produttori di petrolio stanno oggi lanciandosi convintamente nella costruzione di nuove centrali.

    Sebbene la legge che reintroduce la possibilità di utilizzo del nucleare contenga forzature e punti sbagliati e ci siano limiti nell'azione di governo per la realizzazione dell'annunciato programma nucleare, riteniamo che non sia in alcun modo giustificata l'avversione al reingresso dell'Italia nelle tecnologie nucleari .
    Gli errori del Governo meritano una puntuale sottolineatura da parte dell'opposizione e le prese di posizione dei gruppi parlamentari del Pd nelle sedi competenti si sono ispirate a una logica di contestazione di merito.

    È incomprensibile, invece, la sbrigatività e il pressapochismo con cui, spesso, da parte di esponenti del Pd, vengono affrontati temi che meriterebbero una discussione informata e con dati di fatto.
    Abbiamo nel Paese sentito parlare di "masserie fosforescenti" e altre falsità di questo genere, che cozzano contro il buon senso e ogni spirito di razionale e serio approccio al problema.

    Basterebbe attraversare il confine e visitare centrali nucleari francesi vicine ai castelli della Loira o quelle nelle vallate svizzere per capire l'enormità di tali affermazioni.

    O ancora per quel che riguarda i costi del programma nucleare: incomprensibile senza una discussione completa su tutti i dati di riferimento (costi di generazione del KWh, costo del combustibile, durata di vita delle centrali eccetera) e senza confronti con i costi delle alternative in caso di rinuncia al programma nucleare.

    Per non dire del tema della sicurezza che punta a sottacere il track record di sicurezza degli impianti nucleari che non ha paragoni con quello di ogni altra filiera energetica .
    Le tecnologie nucleari sono, ormai, essenziali e diffuse nel campo sanitario, industriale e della ricerca.
    Il tema dello smaltimento, del deposito e della sicurezza di tutti i rifiuti nucleari, ad esempio, ci riguarda indipendentemente dalla scelta di costruire nuove centrali. E costituisce un grande tema di ricerca e innovazione tecnologica.

    Infine. Crediamo che a te non faccia difetto la sensibilità di capire l'importanza per l'industria italiana di partecipare di nuovo a un processo internazionale di sviluppo del nucleare che significherà investimenti significativi in tecnologia, infrastrutture e servizi. E nello sviluppo di occupazione qualificata.
    Caro Segretario, occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l'Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere dell'innovazione. Ampi settori di intellettualità tecnica e scientifica, che un tempo guardavano al centrosinistra come alla parte più aperta e moderna dell'Italia, non ci capiscono più e guardano altrove. Noi ti chiediamo di prendere atto che il nucleare non è né di sinistra, né di destra e che, anzi, al mondo molti leader di governi di sinistra e progressisti puntano su di esso per sviluppare un sistema economico e modelli di vita e di società eco-compatibili: Brasile con Lula, Usa con Obama, Giappone con Hatoyama, Gran Bretagna con Brown.
    Noi ti chiediamo di garantire che le sedi nazionali e locali del Pd, gli organi di stampa, le sedi di riflessione esterna consentano un confronto aperto e pragmatico.
    Riterremmo innaturale e incomprensibile ogni chiusura preventiva su un tema che riguarda scelte strategiche di politica energetica, innovazione tecnologica e sviluppo industriale così critiche e con impatto di così lungo termine per il nostro Paese.

    Sen. Umberto Veronesi direttore scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Giorgio Salvini presidente onorario Accademia Lincei  Margherita Hack astrofisica, Carlo Bernardini professore emerito di Fisica Università di Roma - Direttore di "Sapere", Enrico Bellone ordinario di Storia della Scienza, Edoardo Boncinelli professore di Biologia e Genetica, Gilberto Corbellini docente di Storia della medicina - Università di Roma, Marco Ricotti professore Politecnico di Milano, Ernesto Pedrocchi professore Politecnico di Milano, Roberto Vacca scienziato e scrittore, Franco Debenedetti economista, Emilio Sassoni Corsi presidente Unione Astrofili Italiani, Marco Carrai ad Firenze Parcheggi, Luigi de Paolis professore Università Bocconi, Chicco Testa imprenditore, Umberto Minopoli manager, On. Erminio Quartiani, On. Francesco Tempestini, Sen. Enrico Morando, Sen. Tiziano Treu, Sen. Pietro Ichino, Sen. Andrea Margheri, Amedeo Lepore professore Università di Napoli, Carlo Pedata professore, Mario Bianchi professore, Riccardo Casale professore, Marino Mazzini professore Università di Pisa, Bruno Neri, professore Università di Pisa, Giovanni Forasassi Professore Università di Pisa, Giorgio Turchetti docente Università Bologna, presidente Centro A. Volta,Carlo Artioli ingegnere nucleare Enea, docente Master Nucleare Bologna, Sandro Paci Università di Pisa - docente di Impianti Nucleari - presidente Corso di Laurea, Davide Giusti ingegnere nucleare Enea - docente Master Nucleare Bologna, Ettore Lomaglio Silvestri professore, Domiziano Mostacci ingegnere nucleare - docente Università di Bologna, Roberta Musolesi insegnante, Guido Fano fisico - docente Università di Bologna, Giorgio Giacomelli fisico - docente Università di Bologna, Vincenzo Molinari professore emerito di Fisica Università di Bologna, Marco Valenzi ricercatore, Paolo Mautino,  Francesco Romano ingegnere, Aldo Amoretti sindacalista e consigliere Cnel, Fabrizio Rondolino giornalista, Maria Giovanna Poli giornalista, Myrta Merlino giornalista, Gianfranco Bangone direttore di "Darwin", Anna Meldolesi giornalista scientifica, Vincenzo Rosselli imprenditore, Angelo Tromboni imprenditore, Antonio Napoli imprenditore, Maria Luisa Mello imprenditore e fisico, Giuseppe Gherardi ingegnere nucleare Enea, Francesco Pizzio ingegnere nucleare, Silvia De Grandis ingegnere nucleare e imprenditrice, Giuseppe Bolla ingegnere, Giulio Bettanini ingegnere elettrotecnico, Andrea Gemignani presidente Confindustria Livorno, Herman Zampariolo presidente Vona Energy, Giulio Valli dirigente Enea - Galileo 2001, Adolfo Spaziani direttore generale Federutility, Giovanni Bignami astrofisico, Massimo Locicero economista, Paolo Saracco fisico, Mauro Giannini direttore Dipartimento di Fisica Università di Genova, Fabrizio Candoni manager, Anna Ascani manager, Francesco Semino manager, Raffaella Di Sipio manager, Pietro Costantino manager, Silvio Simi manager

     

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